Pitti Uomo. Ecco tutto il meglio dell’edizione 87
Si è conclusa oggi, a Firenze, l'87° edizione di Pitti Immagine Uomo. Record di brand, italiani e stranieri, per uno dei tre poli nazionali della moda, su cui anche il Governo ha scommesso. Mettendoci soldi e progetti. Ecco un po' di appunti e segnalazioni...
“Questo sarà l’anno più forte da sempre per la moda italiana. Il governo ha varato un piano complessivo per il Made in Italy di 260 milioni di euro, che vuol dire sei volte in più rispetto alla media degli ultimi cinque anni“. Con questo annuncio ufficiale del viceministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda si è aperta lo scorso 12 gennaio l’87° edizione di Pitti Uomo: un’ouverture piena di buoni auspici e buone novelle, di cui avevamo parlato si recente, raccontandovi tutte le misure del Piano Straordinario per il Made in Italy (moda, ma non solo) finanziato dall’ultima legge di stabilità.
E proprio Firenze, insieme a Milano e Roma, resta uno dei fulcri di questo progetto di foraggiamento ed espansione voluto dal governo, con Pitti Immagine a fare da “modello” per una strategia “interventista” nei confronti della produzione tessile, creativa, manifatturiera italiana. Insomma, il nostro core business, da far decollare nel mondo.
Tra i 59 mila metri quadrati di superficie espositiva, nella storica location della Fortezza dal Bassi, a cui si sono aggiunte sedi straordinarie per le sfilate, dal Museo Marino Marini a Palazzo Corsini, Pitti ha presentato quest’anno una selva di brand, sfiorando il record di tutte le edizioni. 1115 etichette specializzate in abbigliamento maschile, il 43,59% delle quali provenienti dall’estero. Una paesaggio immenso, in cui scovare spunti, suggestioni, anticipazioni, talenti, riaffermando il primato di un’Italia che può ancora vantare – nonostante tutto – grandi qualità imprenditoriali, produttive e organizzative. Il tema? Walkabout, ovvero passeggiare all’aria aperta, celebrando wellness, viaggi, sport, natura, città pulite e il gusto delle vecchie, sane camminate a piedi.
Qualche segnalazione random, in chiusura.
Marni
La maison guidata da Consuelo Castiglioni festeggia vent’anni di attività nel ruolo di Menswear Guest Designer di Pitti Immagine Uomo 87. Il tema della collezione Autunno-Inverno 2015/16 è “Rigenerazione”: l’eredità di un passato intitolata alla sapienza sartoriale si reinventa, con estro e misura, in un presente intuitivo, innovativo, sperimentale. L’uomo Marni sceglie, come sempre, l’eleganza di uno stile compiuto, senza rischiare d’essere scontato né ingessato. Trionfa la pelliccia, che torna in molteplici forme, dai gilet oversize di montone o alpaca, fino a quelli – bellissimi – pensati come patchwork di batuffoli arcobaleno; e poi cappotti scivolati senza collo, confortevoli come cardigan, altri in lana con classici doppiopetto, pantaloni dritti e stretti o leggermente a svasare, golf basici in flanella o angora, cravatte colorate in maglia, camice floreali con raffinati dipinti naïf. La palette è neutra e intensa – dai marroni ai blu, dai grigi ai neri – con improvvise esplosioni pittoriche. Grande personalità, classe da vendere.
Hood by air
Riflettori puntati sul marchio underground newyorkese capitanato dal ventiseienne Shayne Oliver, special guest di questa edizione. Forse il punto massimo di sperimentazione e audacia dell’intera kermesse. Lana, pelle e cotone, per una collezione intermente prodotta a Milano, in cui la cura per il tailoring si sposa con uno stile sempre anticonvenzionale e con la passione per la scomposizione dei volumi. Trentasette capi che il designer americano definisce “sexy”. E la seduzione sta tutta nella capacità di osare. I capotti e i piumini, ad esempio, rinunciano alle spalle e si indossano come reperti incompiuti appesi al collo.
Apoteosi della destrutturazione, unendo urban style, casual, attitudine ludica e concettuale, oltre a una grande esperienza nei tagli, spinti fino a soluzioni ardite. Dal rosa confetto alle varie declinazioni del marrone e del cammello, i capi esplodono come creazioni cubiste e si articolano come invenzioni “genderless”, tra gonnelline plissè, mini giubbotti con inserti in pellicce, scarponcini con maxi plateaux, griglie geometriche e intersezioni tra piani, linee, pieni e vuoti. L’anticlassico, quasi futuristico, ma con la maestria della vera scuola sartoriale.
Stefano Ughetti & Matteo Gioli
Uno è il designer del brand Camo, l’altro è tra i vincitori del concorso Who’s on next? 2013, oltre che designer – con le sorelle Ilaria e Veronica Cornacchini – dei cappelli Super Hats. Insieme hanno sfornato “Arrivo”, collezione che celebra storia e mitologia dello sport per eccellenza su due ruote. Nel giorno dello show, la scenografia ruotava intorno a due modelli in bicicletta, fulcro di una sfilata dal grande sapore artigianale. “Il nostro progetto non è un omaggio al ciclismo come sport”, hanno spiegato gli stilisti, “ma a quegli uomini dalle gambe d’acciaio che hanno fatto la storia e che, pedalando, scalavano montagne e attraversavano le strade distrutte dalla guerra, con la voglia di arrivare e riscattarsi da una realtà incerta e piena di sacrifici”. Il tema, dunque, non è che una metafora. Così come quel concetto di “arrivo” che racconta un uomo pragmatico e insieme sognatore, solido e volitivo, proiettato verso sfide difficili ma possibili.
Ventisette look che mescolano tinta unita – la palette è neutra, solo sulle note del bianco, grigio e nero – pied de poule, Principe di Galles, per una collezione iper sofisticata, attentissima ai micro dettagli, nel segno della praticità e della raffinatezza. Il progettato è stato presentato nell’ambito di “Pitti Italics”, programma dedicato ai nuovi talenti del made in Italy.
Andrea Incontri
Anni fa si era meritato la vittoria al concorso Who’s on Next. Oggi, Andrea Incontri sfila sulle passerelle di Pitti Uomo, con un progetto maturo e curato in ogni minimo particolare. Tradizione e portabilità sono i due poli della collezione, che sceglie una linea metropolitana, sobria, dominata dai capospalla.
Protagonista assoluto è il K-Way, in una versione ampia e scivolata, guarnita da arricciature sugli orli, maniche a tre quarti e appeal da must-have fashion, in pendant con gli stivali in gomma. Stessa linea dei cappotti in panno, che si alternano a giubbini con inserti in pelle, ai parka o ai carpet jacket in jacquard multicolor. Palette molto maschile, con colori sobri e autunnali, per un “rain man” che punta sul classico e si circonda di irresistibili accessori: ampie borse a valigia, buste piatte, clutch, zaini tecnici, stivaletti in cuoio e lucidi mocassini bordeaux.
Cor Sine Labe Doli
Per i patiti di accessori, e per chi ci tiene a essere impeccabile in certe occasioni, i papillon di questo giovane brand italiano sono una tentazione che fa gola. Roba da collezionare compulsivamente, anche solo per il gusto di possederli tutti. Sono i farfallini creativi realizzati in ceramica, ma con una infinità di varianti, dagli inserti in tessuto alle pietre dure o le piume, passando per modelli alternativi che diventano gioielli: vedi i bouquet floreali, i nodi marinari o le girandole. Un dettaglio che impreziosisce la camicia del nuovo dandy. Elegante, eccentrico, innamorato delle regole per la gioia di sovvertirle.
Alessandro Enriquez & Azzurra Gronchi
Fashion e food è il binomio vincente per il giovane designer Alessandro Enriquez, che nel 2012 diede alle stampe il suo “10×10. An Italian Theory”, raccolta di interviste a illustri connazionali, tutta giocata sull’intramontabile innesto. Ne sono nate collezioni di abiti e accessori, tutte sul tema moda, cibo e italianità, divertenti e giocose, coloratissime, pensate come celebrazioni di piatti e alimenti chiave del menu mediterraneo. A cominciare dalla pasta.
Tra i vari progetti delle capsule collection di borse disegnate con Azzurra Gronchi: l’ultimissima era in bella mostra in questa edizione del salone fiorentino. Pochette, borse a spalla e tracolle, serigrafate e lavorate con tecniche d’avanguardia, interpretano il momento sacro della colazione all’italiana: caffè, cornetti caldi, cioccolato, toast imburrati. Acquolina per palati à la page.
SR Luxury
Se il tema di quest’anno ridestava l’idea di vita sana, tra pedalate e camminate boschive, la variante cittadina e aristocratica non si è fatta desiderare. Perché anche il dandy che non rinuncia al lusso – ostentandolo, magari – si godrà le sue passeggiate regali, confortato da capi e calzature eccellenti. A questa categoria ha pensato SR Luxury, con unacollezione autunno inverno 2015-2016 dominata da visoni lavorati a laser, pitoni cangianti, tessuti matelassé bordati di passamanerie, arrivando a una scarpa da 70mila euro, in oro 24 carati, disegnata insieme al gioielliere Davide Piana. Voluttà, ossessione estetica, materiali preziosi e il piacere di scegliere il lusso, sempre e comunque, tra mocassini e slipper in cavallino, nappe pregiate, stemmi, sneaker con inserti in pelliccia e Swarovsky.
D’effetto la campagna di comunicazione, firmata da Mustafa Sabbagh, che confeziona dei tableaux vivant con statuari modelli neri: la belle d’ebano sui fondali scuri è lucida come petrolio, per una sfilata di Cristi coronati di spine, fumatori con gorgere vittoriane, semidei rinascimentali velati da panneggi. E in tutto quel nero, spiccano le auliche calzature, come reliquie. Immagini super estetizzanti, tra esotismo, vezzi dannunziani, tentazioni profane ed evocazioni sacre.
Helga Marsala
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