È una pioniera che non pone davanti a sé alcun confine, una conquistatrice nell’interregno dell’Alta Moda europea. Couturier d’elezione, a tratti ricercatrice scientifica, disegnatrice e immancabile compositrice, Iris Van Herpen (Wamel, 1984) crea collezioni in grado di fondere senza tentennamenti sapienza sartoriale e avanguardia tecnologica.
Allieva di Alexander McQueen, fonda il proprio marchio nel 2007 grazie al supporto dello Swarovski Collective, un programma che in quindici anni di attività ha sostenuto oltre centocinquanta fashion designer nella realizzazione di collezioni ultrasperimentali. In scena una sola volta l’anno durante la settimana della moda di Parigi, le sue sfilate sono eventi memorabili, un’alchimia di alta sartoria scultorea e performance futuristica dal vivo. Come la mummificazione tematica proposta nel 2009, quasi interamente realizzata in 3d, e la cristallizzazione dell’anno successivo, con la quale la stilista ha esplorato il processo che trasforma l’acqua in cristallo, ispirando successivamente anche un lungometraggio di Nick Knight.
Nel 2013 la sua collezione dal titolo Voltage termina con una performance elettrificata che scaglia saette artificiali contro una figura statuaria, una sorta di sagoma-parafulmine, mentre attorno le modelle sfilano in vestiti/involucri sottovuoto. A marzo del 2015 la stilista presenta Hacking Infinity, sfilata di guerriere traslucide, leggiadre e ugualmente galattiche.
A fine sfilata, Iris Van Herpen dichiara: “Ritengo che il processo tecnico più innovativo ed entusiasmante, al momento, sia la stampa 4D. Mi affascina perché è in grado di dar vita a una forma o a una struttura imprimendole una capacità mnemonica, e inoltre si dimostra abile a reagire a ogni cambiamento. Qualora questa tecnica, questa ricerca realizzasse realmente le proprie potenzialità, vorrà dire che potrò interamente disegnare un abito che cambi aspetto, volume e proporzioni nel tempo”.
Ginevra Bria
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #27
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