A.I. Artigiani contemporanei a Milano
A.I. Artisanal Intelligence, il progetto curato da Clara Tosi Pamphili e Alessio de' Navasques, è approdato al White di Milano durante la fashion week. E se la moda ha ormai cambiato le sue regole, stravolgendo le passerelle alla ricerca di una continua identità, l'artigianato contemporaneo sopravvive ed esiste. Come esempio di autenticità in un fashion system che fatica a trovare punti di riferimento solidi.
INTELLIGENZA ARTIGIANA
Roma-Milano. Un viaggio di andata che non esclude il ritorno nella Capitale, ma che punta anche ad altre mete internazionali, per A.I. Artisanal Intelligence, il progetto che promuove e valorizza giovani artigiani, creativi e designer della contemporaneità, curato da Clara Tosi Pamphili e Alessio de’ Navasques. E che sopravvive nel vortice della moda, grazie all’autenticità delle proposte, innovative e sperimentali, rispettose della tradizione del made in Italy, da cui traggono linfa vitale senza fermarsi a contemplare il passato. Puntando piuttosto sulle nuove generazioni e su quello che hanno da dire (e da fare). Così A.I. approda al White Studio durante la fashion week milanese che, anche se concentrata sul presenzialismo estetico di questo o quel brand continuamente alla ricerca di un’idea glamour per fare notizia, trova spazio per l’artigianalità con White Studio. It’s Time to Contemporary Artisan, un’iniziativa che è anche il primo progetto MIAC – Moda Italiana Aziende Contemporary, branch nata dall’accordo tra Confartigianato Moda e White al fine di rappresentare e seguire nei loro progetti le piccole e medie imprese artigiane. “Una rappresentazione che va oltre l’esposizione culturale e commerciale”, spiega Clara Tosi Pamphili, “un gioco che però dimostra come le storie raccontate sono vere e pronte per essere vendute”.
DAL SOGNO ALLA REALTÀ
A Base Milano, nell’area ex Ansaldo di Via Tortona, dieci stanze ospitano gli artigiani della contemporaneità con l’obiettivo di farne conoscere le realtà creative e produttive, giocando tra razionale e irrazionale, onirico e realistico. Come in un racconto attuale ispirato da Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, ma anche dagli interni cinematografici di Jaco Van Dormael. Ed è alla connessione tra il mondo artigiano e quello dei buyer che mira il progetto, seguendo attentamente i maker nella cura dei dettagli ma anche, e soprattutto, nella produzione dei campionari fino alla possibilità di vendere negli store multibrand internazionali. Per Alessio de’ Navasques, “il progetto nasce dall’idea di raccontare la figura dell’artigiano contemporaneo da un altro punto di vista, intimo, personale, introspettivo. Come spettatori della sua vita e del suo lavoro manuale”.
LA FORZA DEL MADE IN ITALY
Celebrare le realtà artigiane, la loro identità ma in particolare l’autenticità che è alla basa del lavoro creativo, lontano dalle produzioni seriali. Per accrescere la consapevolezza collettiva del valore intrinseco di un oggetto artigianale. E quell’idea di haute-artisanal diventa in questo modo un concetto essenziale per la qualità dei prodotti e dei manufatti italiani. Presenti in questa edizione milanese eccellenze nostrane, alcune delle quali hanno già partecipato all’edizione capitolina di Artisanal Intelligence durante Altaroma: Melampo, Cesare Gatti, Manfredi Manara, Haetts, Bistrusso, Asciari Milano, LA13, G.A.N., Pomme de Claire e Ninali. In un fashion system che fatica a trovare punti di riferimento solidi, puntare sull’artigianato è l’idea vincente che ci ricorda da dove veniamo, ma allo stesso tempo è un incentivo a scoprire gli orizzonti innovativi del made in Italy contemporaneo.
Gustavo Marco P. Cipolla
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati