Haute couture. Quanto contano gli stilisti?

Tra illustri abbandoni e cambi di guardia, il mondo del fashion sta vivendo un periodo davvero concitato. Ma dove risiedono le vere ragioni di un simile trend? Aldo Premoli approfondisce l’argomento, analizzandone i tanti aspetti.

UNA RAFFICA DI ABBANDONI IERI…
L’accelerazione, violenta, dura da almeno dodici mesi. Ha iniziato Raf Simons abbandonando, nell’ottobre scorso, Dior. Al momento dell’abbandono lo stilista belga, che era arrivato a Parigi nel 2012 dopo essere stato per sette anni alla guida di Jil Sander, ha espresso con chiarezza le sue motivazioni: ritmi troppo veloci che richiedono di disegnare troppe collezioni in poco tempo, impossibile reggere. Raf Simons aveva sostituito John Galliano e ora è stato sostituito da Maria Grazia Chiuri, che a sua volta ha lasciato Valentino. Alexander Wang ha lasciato Balenciaga e ora al suo posto c’è Demna Gvasalia. Sempre nel 2015, Peter Dundas ha lasciato Emilio Pucci per Roberto Cavalli, ma pochi giorni fa il suo contratto si è interrotto a causa della selvaggia ristrutturazione in corso di un marchio acquistato e rivenduto in soli 18 mesi. Nello stesso anno, il giovane Alexis Martial è passato da Iceberg a Carven. Mentre Bouchra Jarrar è arrivata alla guida creativa di Lanvin dopo la drammatica rottura di Alber Elbaz.

… E OGGI
La mutazione ha proseguito, serrata, anche nel 2016. Il 19 aprile scorso è stato annunciato che gli stilisti Francisco Costa e Italo Zucchelli hanno lasciato la direzione creativa di Calvin Klein, dove Costa si occupava della linea femminile e Zucchelli di quella maschile. Al loro posto arriva, a partire dalla collezione successiva, Raf Simons, che evidentemente si è ripreso dalle fatiche di Dior. Stefano Pilati ha lasciato Zegna sostituito da Alessandro Sartori, che da poche stagioni stava disegnando Berluti dove era arrivato da Zegna. Hedi Slimane ha lasciato Saint Laurent, di cui è stato direttore creativo per quattro anni: la casa di moda e lo stilista non hanno trovato un accordo per il rinnovo del contratto e Slimane ora è passato alle vie legali. Non si sa ancora quale sarà il suo prossimo incarico: si è parlato di Chanel. Si dice che Karl Lagerfeld sia prossimo alla pensione e che sarà probabilmente Slimane a prendere il suo posto. Intanto a raggiungere Saint Laurent è stato il belga Anthony Vaccarello, che disegnava la linea Versus dal 2013, ma che molti ritengono sia stato di grande aiuto a Donatella Versace anche per disegnare le collezioni della prima linea. Consuelo Castiglioni, sostituita da Francesco Risso, (proviene da Prada) è l’ultima vittima della ristrutturazione che segue l’acquisto dell’azienda di famiglia Marni da parte della OTB di Renzo Rosso (Margela ora disegnato da John Galliano, Diesel, Viktor&Rolf).

Olivier Rousteing

Olivier Rousteing

UN CAMBIO DI SCENARIO
Cambi di sedia come questi hanno poco a che vedere con il talento. Perché di talento tra questi signori ce ne è in abbondanza, ma la frenesia che serpeggia nel tessile-abbigliamento in questi mesi si giustifica solo con i risultati poco positivi che tutti i marchi del lusso stanno affrontando in questo periodo.
Un mutamento di paradigma. Mi è già capitato di raccontare per Artribune Magazine [sul numero 33, N.d.R.] del caso Oliver Rousteing, lo stilista di Balmain, che vanta 4 milioni di seguaci su Instagram e cinque milioni e mezzo sulla piattaforma della maison parigina. Rousteing magari non è il più bravo, ma certamente è il designer più seguito al mondo. Essere moderno per lui significa vendere un abito da 20mila dollari in negozio e contemporaneamente essere riconosciuto come un potente comunicatore su Internet: “’I think that’s what is modern”, ha dichiarato di recente.

DA INFLUENCER A MODELLO
Ce ne fosse bisogno, arriva in questa direzione un’altra conferma. L’ultima campagna fotografica di Dolce & Gabbana, dedicata alla primavera-estate 2017, sostituisce modelli e modelle con super star dei social. Per l’uomo si tratta di Cameron Dallas, Presley Gerber, Gabriel Kane Day Lewis, Luka Sabbat, Brandon Thomas Lee e Rafferty Law. Le protagoniste femminili saranno, invece, Zendaya Coleman, Sonia Ben Ammar e Thylane Blondeau. Una selezione di giovani influencer che ha già animato la prima fila delle sfilate del brand italiano da 1193 milioni di ricavi.
La modella super star e lo stilista a cui si concedeva qualsiasi capriccio appartengono a un mondo che non esiste più. Solo qualche sventurato giornalista si affanna ancora a costruirci intorno un racconto di alto profilo che non regge però alla prova dei fatti. Che non interessa soprattutto i Millennial, quella fascia generazionale per sua natura destinata a essere il target privilegiato di un capo di moda. Di talento tra i direttori artistici delle varie maison – vale la pena ripeterlo – ce ne è parecchio, ma non necessariamente lo si trova guardando ai marchi più conosciuti. E i media non aiutano certo a fare chiarezza.

Alexander Wang

Alexander Wang

LEGAMI COMPLESSI
La spirale è perversa. Se in questa difficile congiuntura sono in difficoltà i marchi, si può immaginare quanto lo siano strumenti cartacei o elettronici che sopravvivono esclusivamente grazie agli investimenti di questi ultimi. Come non sperticarsi in lodi per la collezione di un marchio che appartiene per esempio al conglomerato LVMH (Dior, Louis Vuitton, Bulgari, DKNY, Fendi, Givenchy, Kenzo, Loro Piana, TAG Heuer, Moët&Chandon, Sephora, Les Échos e Le Parisien)? Un esempio per tutti: possibile che l’ultima sfilata di Dior messa in piedi come si poteva da una designer arrivata all’ultimo momento sia piaciuta a tutti, nessuno escluso? Possibile che sia piaciuta in tutti i suoi aspetti, al 100%? Difficile crederlo.
Forse l’unanimità va ricercata nel fatto che nonostante un – 36% nei profitti (2015), la holding di Bernard Arnault continua a incassare 35,7 miliardi in un anno.

Aldo Premoli

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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