Franca Sozzani, il mio direttore. Il ricordo di Caroline Corbetta
È venuta a mancare ieri 22 dicembre 2016 a soli 66 anni, Franca Sozzani. L’abbiamo ricordata ieri, citando il suo impegno e il suo ruolo nell’ambito della moda, dell’arte e dell’impegno sociale. Qui trovate il pensiero che le dedica Caroline Corbetta, che ha avuto proprio la Sozzani come Direttore.
È una mattina del 1998. Mariuccia Casadio, arts editor di Vogue Italia, entra nella galleria milanese dove sto lavorando, ci presentiamo e ci mettiamo a parlare come se ci conoscessimo da tempo e, prima di congedarsi, lei mi chiede: “Vorresti scrivere per Vogue?”. Così, nel giro di un attimo, io che all’epoca avevo scritto una manciata di brevi recensioni di mostre su riviste specializzate, mi sono trovata a scrivere articoli di quattro cartelle per Vogue su argomenti che io stessa proponevo. E ho continuato a farlo per oltre quindici anni.
Fin dal primo pezzo, un’inconscia volontà di raccontare l’arte accostandola ad altri linguaggi contemporanei, cercando di raggiungere un pubblico trasversale, è diventata una consapevolezza, la mia felice ossessione. Andavo spesso in redazione e altrettanto spesso incrociavo il Direttore – Franca Sozzani era sempre in redazione e, se non c’era, comunque tornava. Ma mi tenevo a debita distanza come faccio spesso – e tuttora – con le persone che rispetto immensamente.
Franca Sozzani, prima di Vogue, era stata direttrice del mensile Lei che, negli Anni Ottanta, mia sorella, adolescente, comprava e collezionava religiosamente e io, bambina, altrettanto devotamente sfogliavo e leggevo, leggevo e sfogliavo, facendo attenzione a non sgualcire quelle pagine bellissime con le prime immagini di fotografi allora sconosciuti come Lindbergh, Roversi, Ritts, Meisel…
Un pomeriggio Carlo Ducci, caporedattore di Vogue, mi dice che la proposta per il mio prossimo pezzo su Vogue devo farla direttamente a Franca. Com’ero emozionata. È stato un incontro bellissimo: era sera, la redazione praticamente vuota, il buio fuori e noi due sedute a terra nel suo ufficio a sfogliare i libri e i cataloghi che avevo portato. Lei attentissima ad ogni mia parola, ad ogni immagine e concetto. E gentile come non avrei mai immaginato, con una dolcezza materna addirittura; anche se a tratti sembrava una bambina e ti veniva una gran voglia di abbracciarla. Come quando ha scartato una merendina e mi ha chiesto se ne volevo un po’.
Tanti che l’hanno conosciuta, o che l’avevano semplicemente incrociata, ricordano il contrasto tra la fisicità minuta e la personalità immensa. Io ricordo il suo sguardo. Oh, la luce di quegli occhi. Carisma ed empatia che ti si ficcano dentro. Per sempre. Grazie Direttore.
Caroline Corbetta
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