L’opinione pubblica si è indignata per due immagini dell’ultima campagna fotografica del brand Saint Laurent che rappresenta modelle magrissime in pose scomposte. Gli hater si sono messi subito al lavoro sulla rete. Ma davvero poco importa se le pose in cui Inez Van Lamsweerde e Vinoohd Matadin ritraggono le loro muse siano effettivamente indice di sottomissione o semplice porno chic. A ognuno la scelta di genere – o perversione – che più si addice. Le campagne moralizzatrici non sono nuove, non sono mai state efficaci, non servono davvero a nulla.
Il ”nuovo corso” che Anthony Vaccarello, approdato quattordici mesi fa come direttore artistico sta imprimendo al brand parigino si presenta ora così. La campagna fotografica è in cerca di scandalo? Forse nemmeno questo, in fondo le ragazze che sfilano durante gli show di Vaccarello non sono così distanti da questa rappresentazione.
SUL TEMA DELLA SOTTOMISSIONE
Piuttosto da rimarcare è che la coppia di image maker di fama internazionale che ha realizzato gli scatti sta invecchiando. Non stiamo parlando di due giovani promesse ma di image maker di fama internazionale. Nina Ricci, Jean-Paul Gaultier, , Lanvin Homme, Miu Miu, Christian Dior Gucci, Chloé, Givenchy, Calvin Klein, Balenciaga, Yohji Yamamoto, Chanel, Stella McCartney, Louis Vuitton sono solo alcuni dei brand che li hanno assoldati.
Si capisce che essere cool e off sempre e comunque diventa però faticosissimo. Nel 2017 poi l’off a tutti costi è una forzatura passé. E’ la realtà comunque la si guardi è diventata straordinariamente off. Stare barricati in studi fotografici di Manhattan o in ambienti artificiali a Parigi, Londra e Milano diventa pericoloso. Forse Inez e Vinnoodh potrebbero guardarsi più intorno. A Milano c’è Corvetto. A Parigi Bobigny, Aulnay, Clichy, Sevran. A Londra bisogna andare più a Sud di Brixton. E poi c’è sempre Catania: l’indirizzo più hot del momento è il quello del suo Porto dove arrivano qualche centinaio di donne e minori non accompagnati alla settimana. Di sottomissione e situazioni scomposte qui ce ne è a bizzeffe.
–Aldo Premoli
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