Scrittura selvatica, di segni corporei e di memoria viva. Tra semiotica e antropologia, tra sottoculture e nuovi trend, l’arte del tatuaggio unisce piani e sistemi simbolici diversi, in mutazione. Raccontando qualcosa che riguarda, comunque, la forma plastica dell’identità.
E anche la moda attinge, rielabora. Magari in una chiave colta, sapiente, in cui il recupero del fatto a mano è questione centrale, segno distintivo e antico: l’essenza di un brand. Classico sì, ma con la voglia di sperimentare. Tod’s, ad esempio. Che sulle passerelle di Parigi, dopo il debutto a Londra, presenta il suo progetto Tod’s Tattoo: artigianalità ricercatissima e una fuga tra le malie della decorazione tribale, dove il tratto inciso sulla pelle chiara di borse, scarpe, jacket, è un’altra maniera di interpretare l’avventura dell’inchiostro sul corpo.
LA LIMITED EDITION DI TOD’S
Collezione limited edition, realizzata in collaborazione con l’indiana Saira Hunjan, artista e tatuatrice di grido, scelta da molte star internazionali: i suoi draghi flessuosi, i suoi intrecci di fiori e di rovi, marchiano a fuoco l’eleganza tradizionale degli evergreen Tod’s – mocassini, mini bag, sneaker, slip-on, tra il color ghiaccio e il beige – declinandoli in una chiave esotica. Minimalismo orientale, mitologie arcaiche e inediti cortocircuiti calibrati nel segno del rigore. Il risultato ha già un sapore iconico: il capo e l’accessorio unico, che accostano il lusso all’intelligenza creativa, manuale, compositiva. E alla forza dell’evocazione.
Un videoclip, interpretato dalla modella Suki Waterhouse, lascia scivolare lo sguardo tra le linee della silhouette e il timbro neutro delle pelli lavorate: inquadrature strette e pochi secondi di seduzione, mentre l’ago scrive il suo racconto perenne da indossare. Dal corpo all’oggetto, e ritorno.
– Helga Marsala
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