Morta a Roma Laura Biagiotti. La regina della maglieria italiana si è spenta a 73 anni
Se ne va un'altra signora dell'haute couture. Dichiarata la morte di Laura Biagiotti, stilista romana conosciuta per le sue preziose creazioni in cachemire. Era stata ricoverata per un malore all'Ospedale Sant'Andrea di Roma
Il New York Times l’aveva definita la regina del cachemire, perché quel filato prezioso era diventato – collezione dopo collezione – la cifra riconoscibile di questa stilista colta e brillante, che al clamore delle passerelle e dei parterre esclusivi aveva preferito la quiete della campagna romana – dove viveva in un castello medievale acqustato e restaurato negli anni Settanta – la compagnia di libri, cani ed opere d’arte. Laura Biagiotti si è spenta nella notte a Roma, nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Sant’Andrea dove era ricoverata da ieri dopo un attacco cardiaco che l’aveva colpita la sera di mercoledì 24 maggio 2017. Dopo i tentativi di rianimazione, era già stato avviato l’iter per dichiarare la morte cerebrale.
DA ROMA ALLA CINA
Romana di nascita, appassionata collezionista di opere futuriste (è un suo prestito, ad esempio, il quadro Genio Futurista di Giacomo Balla, esposto a Milano per l’Expo 2015), archeologa per formazione, Laura Biagiotti aveva esordito a metà degli anni Sessanta, collaborando con una firma storica della moda capitolina, come Schuberth e, in seguito, con Roberto Capucci e Rocco Barocco. Nel 1972 aveva fondato il suo brand, in collaborazione con la madre Delia, che nel 1960 aveva già firmato le nuove divise indossate dalle hostess dell’Alitalia. Prima stilista a sfilare in Cina e nella Russia ancora sovietica, Laura Biagiotti ha sempre proposto l’immagine di una donna sognate, avvolta in ampie forme danzanti: alla delicatezza della lana affidava il compito di proteggere e valorizzare il complicato universo femminile contemporaneo. Schiva, ma generosa – ad esempio quando si trattava di prestare opere dalla sua imponente collezione – era stata celebrata con l’emissione di un francobollo nel 2002, in occasione del trentennale della sua carriera e cinque anni dopo, con un Leone d’Oro al Festival del Cinema di Venezia.
IL RAPPORTO CON L’ARTE
Proprio all’idea di un dualismo persistente, di una tensione tra forma e strutture, aveva affidato la sua ultima collezione alla Settimana della Moda milanese, lasciandosi ispirare tanto dalla materia sofferta di Alberto Burri, quanto dall’apollinea perfezione della scultura di Antonio Canova. Collezionisti di lungo corso, Laura Biagiotti e Gianni Cigna hanno imbastito negli anni un’importante raccolta d’arte moderna e contemporanea, il cui nucleo centrale è costituito da 300 opere di Giacomo Balla. A omaggiare questo fondo, con tutto l’amore della coppia per il Futurismo italiano e per la stagione gloriosa delle avanguardie storiche, è stata la Estorick Collection lo scorso aprile, la prima esposizione del nuovo millennio che Londra dedica al genio futurista. Nel 2014 Biagiotti porta in passerella un progetto coerente, gestito tra sobrietà e ricerca, come nella cifra della maison. Tanto spazio alle stampe, ispirate a due opere di Balla della collezione Biagiotti – “Motivo per stoffa” del 1922 e “Motivi prismatici compenetrati” del 1930 – ma anche ai decori floreali di Raoul Dufy: quest’ultima una breve deviazione rispetto al tema, essendo Dufy non un futurista, ma certamente un esponente delle avanguardie storiche, nonché un artista che dalla pittura – celebre per i cromatismi saturi e accesi – giunse a sperimentare con la grafica, l’illustrazione e soprattutto il tessuto.
–Maria Cristina Bastante
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