AltaRoma senza big. Le grandi maison disertano
È giunta al termine anche l’edizione estiva di AltaRoma, che si conferma “roccaforte” dei giovani di talento e consolida la propria mission nell’attività di scouting e di formazione delle nuove promesse. Eppure nella disattenzione generale, è andata in scena anche la haute couture…
Se i big dell’alta moda italiana come Raffaela Curiel, Lorenzo Riva e Gattinoni hanno disertato, le passarelle romane di AltaRoma sono state animate da altrettanti stilisti, del calibro di Balestra, che per l’occasione si è autoproclamato il “don Chisciotte” dell’alta moda romana, da Rani Zakhem a Sabrina Persechino e Gianni Molaro; e ancora, da nomi nuovi con cognomi celebri, come Efisio Marras, al suo debutto e Sylvio Giardina, per la prima volta a Roma. Senza dimenticare l’apertura del nuovo atelier di Antonio Grimaldi presso Palazzo Besso.
FASCINO E OPULENZA RETRÒ
Desiderio di glamour e ricercatezza, di “bello” nel senso pieno della parola, quasi una speranza, forse questo l’ipotetico fil-rouge che corre tra le collezioni di Balestra e Rani Zakhem. Il primo, alla soglia dei novantatré anni, porta in passarella la collezione Autunno/Inverno 2017-18, ispirata al fascino senza tempo delle “principesse”; il secondo, guarda al lusso della belle époque e alle stravaganze dei party della New York dello Studio 54. L’imperativo è: eleganza. Tra i modelli presentati nel villino della maison Balestra, nel quartiere Prati, si sono alternati abiti-tunica su cui cadono, ora morbide mantelle, quasi ali di seta, ora mantille più strutturate, impreziosite da ricami e cristalli. È il grande ritorno del nero, assoluto protagonista, salvo alcuni lunghi in morbido satin dalle nuances melograno, messo in risalto per contrasto con spicchi geometrici giallo sole e ricercate trasparenze. Lo stile fiabesco è però interrotto anche da abiti corti, dove la “princess” di turno si fa più rock, grazie a studiate trasparenze e a stivaletti stringati. Ancora più esclusiva la collezione dell’architetto Zakhem, dove non c’è spazio per i capi da mattina, tra abiti dal fascino orientale, rivestiti da brillanti, mossi da gonne fruscianti sormontate da corpetti gioiello. Ricami che richiamano la via lattea e, al contempo, i fuochi d’artificio dei party del Grande Gatsby. Se da Balestra predomina il nero, dallo stilista libanese trionfano i colori, dal giallo al fuksia: un abito di paillettes degrada nelle declinazioni dell’argento, accompagnato da un altro color oro che ondeggia trasmettendo impalpabile leggerezza. Entrambi i couturier hanno chiuso il défilé con un abito da sposa: Balestra ha puntato sulla volatilità del tulle, etereo e impreziosito da ricami color acqua, a stento contenuto da una cappa. Zakhem, invece, su un abito più sontuoso, rigorosamente ricamato e attraversato anch’esso da uno sciame di stelle, in perfetta sintonia con lo stile della collezione.
GEOMETRIE E ISPIRAZIONI NATURALISTICHE
Sulle altre passarelle, invece, ha predominato uno stile meno sfarzoso, ispirato alle forme del mondo naturale. Fenicotteri rosa e agavi hanno popolato il giardino incantato, quasi edenico, dello stilista partenopeo Gianni Molaro, dove tra orchidee ed ortensie, si sono alternati abiti sagomati come foglie di agave, avvinti attorno alle mannequin, con esiti, invero, improbabili. Anche il progetto “HC #01” di Sylvio Giardina, che ha riscosso grande successo, ha tratto ispirazione dalla natura e, in particolare, dalle forme e dai colori degli insetti. I tessuti della collezione, infatti, sono stati realizzati con preziosi ricami d’ispirazione Art Déco, ad effetti chiné su raso di seta ad emulare le sfumature delle ali delle farfalle. I tessuti del couturier parigino, allievo di Gattinoni, dal velluto dipinto a mano, al duchesse, passando per l’organza e il pizzo hanno dato vita, dunque, ad abiti di un’eleganza raffinata ed eterea, dove si sono alternati bustini in tulle e trame preziose. Con Rewind, tenutasi nella Casa delle Armi del Foro Italico, invece, Sabrina Persechino si è spinta ancora oltre, all’origine della vita, traendo ispirazione dall’acqua, con l’obiettivo di evocare il riavvolgimento di un nastro e la propagazione delle onde in un movimento perpetuo; strizzando anche l’occhio alle geometrie delle architetture contemporanee di Zaha Hadid, tra cui il MAXXI, uno dei luoghi simbolo della kermesse romana. Si sono alternati così abiti con intarsi a onde circolari, rettilinee e parallele, sui toni dell’ocra scura e del verde acqua, con fili di pelle e grafite a marcare le schiene nude, con ampie maniche per i capi spalla. Onde sferiche anche negli abiti neri in velluto e seta.
Sebbene appaiano lontani i fasti della haute couture parigina appena conclusasi e, forse, azzardato ogni confronto, è innegabile che anche le passarelle romane abbiano respirato il fascino dell’alta moda, insieme ad un rinnovato desiderio di eleganza e di creatività.
UN FUTURO INCERTO
A gettare ulteriori ombre su questa edizione controversa, le dichiarazioni del Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, rilasciate a margine della presentazione della terza edizione del Mia, il Mercato internazionale dell’audiovisivo. Queste le sue parole: “Stiamo lavorando con grande difficoltà su AltaRoma per vedere se si può fare un nuovo progetto. Non so se la moda è nel futuro di Roma, abbiamo deciso di riposizionarla sui giovani. Può essere che ce la faccia. Se non dovesse riuscirci, AltaRoma andrà chiusa perché è inutile tenerla a metà”.
– Fabio Massimo Pellicano
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