Gucci Places: un’app per riscoprire la bellezza. Nuovo progetto culturale di Gucci in UK
A margine della mostra “House of Style: 500 anni di moda a Chatsworth” che celebra la casa di moda italiana e altre iconiche firme della storia della moda, Gucci lancia un’app che individua e racconta i luoghi iconici per la famosa maison di moda.
C’è una storia antica nel progetto che lega Gucci a Chatsworth. Una storia di affinità elettive raccontata al pubblico con il più contemporaneo dei metodi di condivisione: le applicazioni da smartphone. È Gucci Places, una app che individua i luoghi iconici per il famoso brand di moda. Il progetto, partito nella seconda metà di luglio, fa prima tappa a Chatsworth, nel Derbyshire, dove Gucci è stato il promotore principale di “House of Style: 500 anni di moda a Chatsworth” una mostra curata da Hamish Bowles, Editor-at-Large di Vogue con Patrick Kinmonth e Antonio Monfreda. Un progetto che ha lasciato un vero e proprio segno sul concetto di mostra di moda soprattutto nel dialogo con la tradizione che, qui a Chatsworth, gioca sulla bellezza immortale e aristocratica dell’abito e dell’accessorio, sul potere dell’eleganza regale ma anche sulla forza dello stile che si nutre di vicende personali che hanno cambiato il corso della storia.
UN’APP CULTURALE CHE REINVENTA IL MERCATO
La mostra diventa il punto di partenza per il progetto Gucci Places che ci porta nei luoghi cari al brand. L’app è stata creata con il supporto dell’ormai mitico art director di Gucci Alessandro Michele, capace di trasportare il marchio alla scoperta di nuovi campi d’azione che partono dalla moda per superarla. Una creatività eclettica, stimolata continuamente dalla ricerca della bellezza, che ha cambiato il corso della moda e dello stile contemporaneo e che, con questo nuovo progetto, ci coinvolge in un nuovo viaggio che abbraccia la tecnologia. L’app è estremamente semplice da utilizzare e, nel raggio di 70 km dalla mostra, ti avvisa se sei nelle vicinanze di un Gucci Places. L’intenzione, però, è quella di allargare l’applicazione ad altri luoghi, così da disegnare una mappa più ampia. L’idea, oltre che sostenere chi preserva ricchezze artistiche, storiche e naturali, è quella di aumentare il pubblico in luoghi magari già noti ma che acquisiscono così un nuovo appeal.
IL LEGAME CON LA CULTURA BRITISH
Un legame con la cultura British che Gucci aveva iniziato con la sfilata all’Abbazia di Westminster e che conferma il legame con uno stile che si autodefinisce come “British attitude” e spazia dall’aristocrazia antica al punk. Gucci Places, esattamente come avviene per la mostra, rappresenta la perfetta dimensione di dialogo fra tradizione e innovazione, di confronto intelligente con un passato che si offre alla visita e al racconto non solo come luogo storico e artistico ma come una vera e propria casa.
LA DIMORA DI CHATSWORTH
Chatsworth, una delle dimore più belle del Derbyshire e dell’intera campagna inglese, offre un percorso espositivo in cui abiti, accessori, magnifici album di foto e collage, gioielli vintage si mescolano con i nuovi accessori pensati da Gucci nel segno del lusso. Un serpente lega le due anime, lo stesso serpente che compare alla base delle statue in giardino, nella pavimentazione riciclata di pietre e antiche marmette che sovrasta quello che resta delle meravigliose serre di Paxton: the Cavendish Serpent, decor come la spilla di Adele Astaire del 1970 e le patch di Gucci, come targhette di luoghi visitati sulle valige di una volta.Una relazione naturale con un luogo già strettamente connesso alla moda dove, tra i ritratti di famiglia di sir John Singer Sargent e le opere di Lucian Freud compaiono gli abiti celebrati dalle foto di Cecil Beaton, il cui archetipo di icona di stile si sposa con quello settecentesco della duchessa Georgiana Cavendish e con quello contemporaneo di Stella Tennant. La rielaborazione dei gioielli e dei ricordi della famiglia, seconda nella gerarchia aristocratica inglese solo alla famiglia reale, è il documento concreto della condivisione di un progetto che durerà tre anni.
– Clara Tosi Pamphili
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