Vogliamo le rose: Marco Rambaldi presenta ad AltaRoma la sua nuova collezione. Le immagini
La sfilata di Marco Rambaldi è un inno post-femminista alle donne: giovani o meno, perfette o imperfette, una passerella rivoluzionaria che parte con una presenza d’eccezione: Monica Vitti.
“Vogliamo le rose”, è la sfilata della collezione A/I 2018/2019 del giovane Marco Rambaldi, presentata durante la manifestazione AltaRoma, conclusasi il 28 gennaio nella Capitale. La passerella si è aperta con la voce inconfondibile dell’intramontabile attrice Monica Vitti, sublime metafora femminile dell’amore che si identifica con la vita. L’attrice, nei frammenti scelti, è tormentata dall’idea di scegliere l’uomo giusto tra Giancarlo Giannini e Marcello Mastroianni nel capolavoro di Ettore Scola “Dramma della gelosia. Tutti i particolari in cronaca”. Una interpretazione memorabile che racconta i cambiamenti che riguardano il personaggio di Adelaide, la fioraia del cimitero protagonista del film, che diventano evidenti grazie all’intervento del regista e del costumista Ezio Altieri. La Vitti passa dagli scialletti disgraziati ai taillerini finto Chanel, dall’impegno politico al boom economico degli anni ‘70, a seconda della situazione in cui si trova ad agire.
INTELLIGENTE DOLCEZZA E QUESTIONI DI GENDER
Questo imprinting emotivo ci guida anche nella sfilata di Rambaldi, prova di intelligente dolcezza, caratteristica creativa che il giovane stilista aveva già dimostrato e che qui a Roma si esprime con sicurezza in una collezione/racconto di donne meravigliose. Tante le voci che disegnano il pattern della scenografia e della stampa del tessuto, tanti gli episodi dagli anni ‘70 ad oggi che scorrono nell’album dei ricordi che registra le battaglie per i diritti delle donne. Ci sono donne che hanno fatto lotte per il divorzio e per l’aborto, ma anche per migliorare le condizioni di lavoratrici a casa o fuori; ci sono donne capaci di essere leonesse – come la modella che sfila coperta da un overcoat di pelliccia finta e vinile, orgogliosa e fiera della sua criniera bianca -. O come Valery, che accompagna il designer nel saluto di fine sfilata – che donna non è mai diventata fino in fondo- . Il suo è un percorso difficile che inizia quando arriva a Bologna da Napoli, mai completato: Valery è perfettamente imperfetta. Una storia di fascino femminile e di impegno, una storia che continua negli anni con azioni politiche fino ai giorni nostri, tanto interessante da ispirare la prima versione di Alexander Platz, scritta da Alfredo Cohen.
UNA SFILATA MANIFESTO
Quella di Rambaldi è una sfilata manifesto, un’occasione per parlare ad un pubblico che, tra le righe della moda, troverà altri messaggi rivoluzionari. Difficile parlare di femminile oggi, in un momento in cui la violenza ha cambiato aspetto e si radica in modo subdolo tanto nell’aggressore quanto nella vittima, ma la rara “educazione creativa” della collezione di Rambaldi riesce a far pensare contemporaneamente alla bellezza dell’abito e alla donna che c’è dentro. Il merito più grande sta nella scelta delle outsider, quelle con i capelli bianchi veri, delle signore che possono ancora mostrare le spalle nude, figure che abbiamo già visto in tante passerelle oramai, ma che, qui, perdono l’aspetto ruffiano e finto di muse per chi cerca clienti dove ancora ci sono ricche pensioni da spendere.La scelta della modella agée culmina nella lentezza con cui una signora ottantenne (con bellissimi capelli castani) affronta la passerella: quell’imposizione alla pazienza che ci viene fatta da Rambaldi suona come la voce di un ragazzo coraggioso che chiede ad uno di noi, concentrato solo su se stesso, di alzarsi e lasciare il posto a quella donna, sull’autobus o nella vita, e di rispettarla. Rambaldi ha svolto un compito difficile senza retorica, traducendo il suo pensiero con tagli sartoriali di tailleur gessati e vestiti bon-ton, spolverini in ciré, tessendo nel jacquard della maglieria, insieme ai cuori del logo del brand, la trama di un post-femminismo necessario. Slogan tessuti nelle maglie con una grafica da manifesto o che ricorda le copertine dei vinili degli anni ’70. Invitano a uscire dal guscio della paura e dicono “Abbi cura di te”, riecheggiando il monito alle donne abbandonate, lanciato da Sophie Calle alla Biennale d’Arte di Venezia del 2007 con “Prenez soin de vous” (Padiglione Francia). Rambaldi mantiene, ad un anno dalla partecipazione a Who’s on Next, le promesse fatte e conferma, ancora a Roma, la capacità di mettere a frutto gli insegnamenti dello IUAV, con la licenza esclusiva di Errebi srl per la produzione della collezione e con l’inserimento nel calendario di AltaRoma.
– Clara Tosi Pamphili
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati