Repetita iuvant. Forse. L’appello di Aldo Premoli ai colleghi della moda

L’esperto di moda Aldo Premoli invita i colleghi a considerare i veri trend attuali, dettati da marchi come Nike e H&M. Mettendo al bando lo snobismo.

Questo testo è volutamente, assolutamente polemico. Con chi ce l’ho? Con i colleghi che professionalmente si occupano di industria della moda. È ripartita la stagione delle presentazioni e sono ripartiti i soliti miagolii estasiati per la sfilata di questo o di quello. Intanto va detto che il vocabolo ‘ripartita’ è improprio. Perché la stagione delle presentazioni non ha più stagione: tra Pre-fall, Fall, Spring, Couture, Resort e Capsule Collection, è tutta una processione di show che provano a rincorrere mercati sempre più indefinibili. Il fenomeno più spiazzante però è proprio quello delle Capsule Collection. I numeri ci dicono che i marchi più potenti del fashion contemporaneo sono quelli che provengono dallo sport e dal fast-fashion: nell’ordine, Nike, H&M, Zara e Adidas. Tutti gli altri arrivano dopo e ben distanziati. I media italiani non lo sottolineano, ma si sa. Si sa pure che il fast fashion ha iniziato a metabolizzare anche le firme più blasonate e lo fa ormai a getto continuo: Tomas Maier (Bottega Veneta) e JW Anderson hanno disegnato per Uniqlo, mentre per H&M lo hanno fatto Karl Lagerfeld (Chanel), Stella McCartney, Versace, Matthew Williamson, Olivier Rousteing (Balmain)… Meno esplicito è il lavoro che marchi leader nel segmento athleisure stanno facendo con designer altrettanto blasonati. Operazioni come quelle effettuate da Nike con Virgil Abloh (Louis Vuitton) e Kim Jones (Christian Dior). Oppure di quello che fa Adidas con Alexander Wang, il fior fiore dei fashion designer internazionali.

Kim Jones, Football Reimagined, 2018. Photo credit Brett Lloyd. Courtesy of Nike

Kim Jones, Football Reimagined, 2018. Photo credit Brett Lloyd. Courtesy of Nike

UN FENOMENO GIGANTESCO MA IGNORATO

Sul suo sito (non solo dunque su quello di Adidas), Wang presenta stabilmente una elegante collezione di pezzi specificamente costruiti con la multinazionale quotata alla borsa di Francoforte: giusto se qualcuno avesse dubbi circa la liceità di considerare questi prodotti “moda”. In occasione della FIFA World Cup in Russia, invece, Abloh ha disegnato Football mon amour e Kim Jones Football revisited: si tratta di scarpette da calcio, nuovi modelli di sneaker e pezzi di abbigliamento tecno-sport-glamour. Nike li ha presentati e li vende contemporaneamente. Due designer della francese LVMH che disegnano per un marchio moda americano? Due designer che hanno accettato di essere ingaggiati, presentati e poi venduti insieme? Esatto. Si tratta di mini-collezioni che realizzano numeri di vendita da capogiro, ma incredibilmente continuano a essere guardate con il sopracciglio alzato da gran parte dei comunicatori nostrani. Non solo sono poco attenzionate dai più attempati tra loro, ma pure dai “nuovi” influencer. Io attempato lo sono di certo (influencer no, grazie a dio!), però dal mestiere ho imparato che devo sempre guardarmi intorno, e quindi non posso fare a meno di rilevare il gigantesco fenomeno in atto. Polemicamente ripeto: colleghi, non sarebbe ora di darsi una svegliata?

Aldo Premoli

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #44

Abbonati ad Artribune Magazine
Acquista la tua 
inserzione sul prossimo Artribune

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

Scopri di più