Un anno di moda. Ecco cosa è accaduto nel mondo dell’haute couture e del prêt-à-porter nel 2018
Il matrimonio di Meghan e Henry, il caso Dolce&Gabbana, la mostra di Maurizio Cattelan e Gucci in Cina. Ripercorriamo i principali eventi che hanno segnato il mondo della moda nel 2018
La fiera delle vanità di quest’anno conta su alcuni episodi storici, di quelli che nei sussidiari sono scritti in grassetto e su cui si possono fare anche le tesine. Un anno che, oltre ad averci regalato due matrimoni spettacolari, vede lo spostamento di un mondo finora legato alla celebrazione del lusso o del bello assoluto su un fronte umano, artistico, e anche politico. Cadono i ruoli di potere per lasciare il posto a chi fa ricerca, a chi si occupa delle minoranze e del pianeta, a chi è in grado di gestire il cambiamento e anche quel sentimento di Rivoluzione che proprio quest’anno ha compiuto 50 anni.
IL MATRIMONIO TRA MEGHAN E HENRY
Ed è stato proprio un matrimonio a stravolgere le ultime regole aristocratiche, insieme all’immagine della Regina Elisabetta seduta vicino ad Anna Wintour in una sfilata della London Fashion Week: il Royal Wedding che ha consentito ad una attrice americana divorziata, Meghan Markle, di sposare il secondogenito di Lady Diana, il principe Henry duca del Sussex, per un evento che cancella le convenzioni più radicali e formali della corte d’Inghilterra. La mamma della sposa, afroamericana, seduta in chiesa, fa pensare, e non è più solo uno spunto per parlare di abiti e acconciature, ma arriva a commuovere come il finale di una favola ma anche come una conquista sociale, come un posto guadagnato su un autobus riservato ai bianchi. Le ripercussioni sullo stile, qui, sono dunque relative: al di là dell’interesse per l’abito Givenchy della designer inglese Clare Waight Keller, meraviglioso e semplice, indossato da Meghan, prevale una lettura nuova che avrebbe giovato tantissimi anni fa a Edoardo VIII d’Inghilterra e all’attrice Wallis Simpson, che dovettero rinunciare ad una vita regale perché lei era americana e separata. In un confronto di abiti forse vince la sposa di 80 anni fa: l’abito di Wallis fu disegnato dallo stilista Main Rousseau Boucher, in un tessuto azzurro che diede origine al “blu Wallis”, divenendo una vera icona degli anni Cinquanta visibile oggi al Metropolitan Museum di New York.
IL CASO DOLCE&GABBANA
Ma la bomba dell’anno è sicuramente quella esplosa fra Dolce&Gabbana, il governo cinese e l’opinione pubblica che si è espressa contro un comportamento eccessivo e discutibile di una campagna pubblicitaria che, con il pretesto del confronto, descriveva un femminile orientale con atteggiamento sessista e banale. I famosi post di uno dei due designer sull’argomento hanno completato il disastro mediatico che si è trasformato subito in economico. A confronto con il caso Dolce&Gabbana, mettiamo l’operazione cinese di Gucci che a Shanghai presenta la mostra di Maurizio Cattelan The Artist is present, con una selezione di oltre trenta artisti cinesi e stranieri che celebra il concetto di copia in modo colto e contemporaneo, esplorando l’attualità dell’idea di riproduzione e dell’imitazione come ricognizione dell’esistente. Un modo intelligente e interessante che mette a fuoco un problema che da sempre imputiamo alla Cina, la paura di essere copiati, ma che riesce a creare un dialogo con un paese con cui condividiamo moltissimo.
LA MODA POLITICAMENTE IMPEGNATA
La tolleranza e il rispetto della diversità è l’altro grande tema, sicuramente alimentato dalle costruzioni di confini geografici che disegnano mondi anacronistici. Così, nonostante le statistiche dichiarino ancora una percentuale bassissima di modelli di colore nelle sfilate o campagne di moda, il 2018 ha registrato un black-power che parte dalla nomina di Virgil Abloh alla guida creativa di Louis Vuitton Uomo e mediaticamente emerge con gli abiti neri indossati dalle attrici ai Golden Globe, cerimonia segnata dal discorso di Ophra sulla condizione lavorativa femminile e sugli abusi. Lei, Ophra, firma anche l’intervista a Michelle Obama sul numero di dicembre di Elle America con in copertina quella che è stata la first lady che meglio di ogni altra ha saputo “usare” lo stile e la moda per dialogare con il pubblico. Le copertine, come tutta la rappresentazione della moda, segnano quest’anno un incremento del 40% di coinvolgimento del tema della diversità, un fenomeno che comprende non solo la dimensione fashion del genderless ma arriva alla multiculturalità e anche all’handicap fisico senza retorica.
E L’ITALIA?
In Italia è ancora Milano che si fa portavoce di una leadership che conta sulla moda come sul design, e conferma questo cambio di rotta con il green carpet che ha oramai sostituito il red carpet, spostando l’attenzione sulla produzione etica come elemento imprescindibile di ogni operazione creativa nella moda. Nel panorama mondiale l’anno si chiude con il trionfo della moda italiana ai Fashion Awards 2018, organizzata dal British Fashion Council, dove alla Royal Albert Hall di Londra vengono premiati Gucci, Prada e Valentino. Una vittoria che è anche un successo economico: il brand di Alessandro Michele e Marco Bizzarri, rispettivamente direttore creativo e CEO di Gucci, è tra le 100 aziende premiate quest’anno per il fatturato, e la prima azienda italiana della classifica Best Global Brands con una crescita del 30%. Un anno importante che ci fa augurare un percorso nuovo per le aziende che producono in modo sempre più responsabile e per i consumatori, anche loro più consapevoli, e per il mercato di un bene superfluo che però, oramai, non contempla più solo l’acquisto dell’ennesima borsa.
– Clara Tosi Pamphili
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