Non si tratta di divise per hostess di una linea aerea, nemmeno di un museo della moda o del design. Ma di quelle di un Museo della scienza intitolato a Lonardo da Vinci. Per lo staff di accoglienza la mitica stilista Vivienne Westwood ha previsto: tailleur per le signore e due pezzi per i signori, taglio tailoring, in un classicissimo blue navy. Ma non bisogna farsi ingannare. Per gli uomini, il completo giacca-pantalone da alternare a pull in maglia cammello, prevede il capospalla con un solo bottone alto e tre tasche con pattelle ingigantite. E alle signore è riservata l’iconica Alcoholic Jacket spalle imbottite e doppio rever ingrandito che lascia un ampio scollo sceso sulla vita stretta, 3 grandi bottoni e due tasche applicate. Le maniche sono extra-lunghe per creare un effetto polsino-svolazzante
CHI È VIVIENNE WESTWOOD
L’insieme è davvero pratico per un’attività come questa? Difficile dirlo, ma il tutto è certamente molto Westwood. Vivienne è una designer che conosce la storia dell’abbigliamento come pochi e a ben guardare i suoi manufatti portano sempre con sé dettagli che si rifanno in maniera dichiarata o nascosta al periodo vittoriano. L’origine punk della sua carriera è nota. Insieme a Malcolm McLaren, a partire dagli anni ’60, mettono insieme un amalgama di abiti, musica e memorabilia che si evolvono via via fino ad esplodere nel 1976 con il celebratissimo God Save the Queen dei Sex Pistol: prodotto da McLaren e balzato in testa alle classifiche di vendita, ma rifiutato dalla BBC. Da qual momento il loro negozio londinese Worlds End al 430 di Kings Road diventa un luogo di culto.
LA CAPSULE COLLECTION DEL MUSEO
Eppure altrettanto evidenti sono i suoi riferimenti alla storia del costume del XVII e XVIII secolo: è stata lei la prima stilista contemporanea a riproporre con determinazione, modernizzandoli, il corsetto e il faux-cul, elementi di sartoria che sembravano ormai sepolti in un tempo lontano. Oggi la Westood (77 anni) è una grand dame della moda internazionale ma la grinta resta quella di sempre: l’amore per la storia e la pittura non l’hanno distolta dall’impegno sociale. Torniamo per un attimo alla capsule collection pensata per il museo milanese. Cotone biologico e lana vergine sono i tessuti usati per la mini collezione nel rispetto del credo Westwood. Ai responsabili dei laboratori e agli animatori scientifici Vivienne ha riservato t-shirt e felpe in cotone biologico ecosostenibile in color malva in cotone biologico ecosostenibile. Se c’è una cosa che la rende ancora furiosa questa è proprio la questione ambientale. “I governi non stanno ascoltando gli scienziati. Questi ci dicono che una volta superato il punto di non ritorno avremo cambiamenti climatici irreversibili e la terra raggiungerà una temperatura di +5 gradi. Ma con 5 gradi in più … entro la fine di questo secolo rimarranno sulla terra solo 1 miliardo di persone. Non sappiamo se abbiamo già superato il punto di non ritorno, tutto ciò che sappiamo è che siamo molto vicini ad esso” Inizia così Climate revolution il suo manifesto personale sull’ambiente, una Carta della rivoluzione climatica a cui si è dedicata anche con gesti di vera e propria militanza personale. Il rapporto con un Museo della Scienza dedicato a Leonardo da Vinci, il più grande e celebre tra gli artisti-scienziati, diventa così più comprensibile e totalmente coerente.
– Aldo Premoli
http://climaterevolution.co.uk/wp/
http://www.museoscienza.org/areastampa/vivienne-westwood-per-museo/
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