Da Sanremo alle passerelle: corpo, moda e messaggi distorti
Dalle performance sul palco dell’Ariston di Achille Lauro con le creazioni di Gucci all’ultima sfilata di Nike che ha coinvolto in passerella le campionesse dello sport. Entusiasmarsi per l’abito o per il personaggio che lo indossa? La riflessione di Aldo Premoli
Ottimo, ora che il palcoscenico dell’Ariston a Sanremo si è spento torniamo al business as usual. Dopo le favolose interpretazioni made in Gucci di Giotto e David Bowie, dopo le piume della Marchesa Casati e l’incarnazione di Elisabetta I d’Inghilterra, un fashion connoisseur come (forse immeritatamente) mi considero sente il dovere di riportare l’attenzione su accadimenti meno ispirati e ispiranti (!?) ma di una qualche rilevanza.
ACHILLE LAURO A SANREMO E LA SFILATA DI NIKE
Per esempio la sfilata con cui Nike la scorsa settimana ha aperto il ciclo stagionale delle fashion week (prima New York, poi Londra, nella seconda metà di febbraio Milano, Parigi) dedicate alla moda donna. Perché proprio Nike? Trovo che i numeri non vadano mai sottovalutati: nell’ultimo trimestre del 2019, le sue entrate sono aumentate del 10% per raggiungere i 10,3 miliardi di dollari (un trimestre!) superando le aspettative degli analisti e confermando la sua posizione di leader tra i marchi moda al mondo. E dunque mercoledì 5 febbraio (ma la notizia da noi è stata surclassata dalla performance sanremese di Achille Lauro) il gigante Usa dello sportswear ha dato vita a un imponente fashion show allo Shed nel nuovo quartiere newyorkese di Hudson Yards: focus dello show le uniformi olimpiche per Tokyo 2020, tutte realizzate 100% in materiale riciclato esattamente come le nuove runners Air Zoom Alphafly NEXT % e le basketball Nike Air Zoom BB NXT.
Niente modelle in passerella qui. Qualche testimonial quello sì: la campionessa Usa di salto in alto Vashti Cunningham, la skateboarder Sky Brown, la cestista Diana Taurasi, chiamate a indossare boiler suits o flyaway skirts per tenniste dai polpacci tonici. E pure un gruppo di super campioni paraolimpici. Dunque niente fianchi ondeggianti su tacco 10, ma ugualmente una straordinaria festa per occhi maschili e femminili senza distinzione. Altri ospiti? Qua e là leggende olimpiche quali Lisa Leslie, Carl Lewis, Brandi Chastain and Joan Benoit Samuelson, contornati da un’altra pletora di elite athletes già sotto contratto e certamente tra i protagonisti dei prossimi giochi.
IL BINOMIO PERSONAGGIO – ABITO
Fa riflettere come Nike abbia scelto di usare la passerella come meccanismo per il suo storytelling: lo ha fatto certamente per sottolineare una posizione di straordinaria forza che gli permette – caso unico – di essere presente contemporaneamente da Foot Locker e in un tempio assoluto del fashion come Dover Street Market, senza alcuna ripercussione sul prestigio del marchio. Le collaborazioni dello swoosh con il gotha della moda mondiale del resto, negli ultimi anni, si sono fatte sempre più fitte: con Rey Kawakubo di Comme de Garcons, Jun Takahashi di Undercover, Chitoso Abe di Sacai e poi Riccardo Tisci, Kim Jones e Virgil Abloh, Craig Green… Qualcosa altro su cui riflettere lo abbiamo ancora. Corpo e abito sono sempre vissuti in stretta relazione, una rappresentazione l’uno dell’altro. Dunque quale è la rappresentazione a cui guardare, di che cosa “entusiasmarsi”? Carl Lewis o Achille Lauro? Achille Lauro o Greg Louganis? Ian Thorpe o Achille Lauro? Achille Lauro e/o Serena Wiliams? Un ultimo sommesso messaggio per i colleghi dei media. Occorre fare attenzione, viviamo in tempi complicati: come tutti abbiamo le nostre piccole e grandi responsabilità. Cosa è veramente cool? È anche questa una cosa su cui riflettere.
– Aldo Premoli
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