Con oltre l’80% dei centri commerciali e dei supermercati riaperti a Pechino, Shanghai e Guangzhou e Chengdu la Cina, “il” mercato per eccellenza per l’industria del lusso italiano prova a ripartire. Una ricerca di JP Morgan prevede che l’economia cinese aumenterà del 15% tra aprile a giugno rispetto ai tre mesi precedenti: e il 45% dei beni di lusso prodotti nel mondo si consumano qui.
IL NUOVO CALENDARIO DELLA MODA
Le case di moda italiane hanno invece cancellato ogni presentazione prevista per le collezioni crociera in Nord America, Dubai e Giappone, e insieme piovono le disdette alla partecipazione di qualsiasi evento fieristico. Slitta ad ottobre la presentazione di Giorgio Armani, in programma dal 19 al 20 aprile a Dubai: che in ogni caso non includerà più la collezione crociera. Versace e Gucci hanno entrambi annullato i loro show negli Stati Uniti, originariamente previsti per maggio. Esattamente come Prada ha fatto per il suo show di Tokyo. Anche le previsioni di vendita nei duty free appaiono minacciose. Le proiezioni parlano di 9 miliardi di dollari in meno nel 2020: una caduta del 12,4%, secondo GlobalData, con la regione dell’Asia del Pacifico ad essere la più colpita. Solo le Olimpiadi di Tokyo, in programma tra il 24 luglio e il 9 agosto, offrono qualche speranza di rimbalzo. Ma nonostante le continue dichiarazioni rassicuranti del CIO niente è certo.
LUSSO E TESSILE AI TEMPI DEL COVID-19
I casi di infezione segnalati inoltre 100 paesi, insomma stanno colpendo al cuore la produzione del tessile abbigliamento e accessori di lusso italiani. Le fabbriche oltre ai singoli individui sono cadute in quarantena: da Biella a Prato, da Vicenza a San Mauro Pascoli i distretti produttivi vivono un momento di incertezza senza precedenti. In ordine sparso Armani, Monclaire, Prada, Dolce & Gabbana, Bulgari, Etro e Gucci (quest’ ultimo privatamente nella figura del suo AD Marco Bizzarri) si sono mobilitati con iniziative benefiche mirate. La Miroglio Group ha riconvertito il suo impianti produttivo di Alba in Piemonte per la produzione di mascherine. Esattamente come sta facendo Zara in Spagna: mascherine e camici per i medici dalla sua sezione tessili, igienizzanti per le mani da quella dei cosmetici.
– Aldo Premoli
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