Un personaggio leggendario. Almeno per chi lo ha conosciuto di persona. Romagnolo verace, Sergio Rossi (San Mauro Pascoli, 1935 – Cesena, 2020) è stato sino al 2 aprile scorso il decano, il monumento vivente di un miracolo che negli Anni Ottanta ha fatto di questo paese sulle rive del Rubicone il centro mondiale della produzione calzaturiera femminile di qualità.
Non è un caso se l’azienda da lui fondata nel 1951 viene poi acquisita nel 1999 dal Gruppo Gucci, poi divenuto Kering, che la rivende nel 2015 all’Investindustrial private equity. A quella giostra però Sergio non ha mai partecipato, avendo smesso di “scolpire” da anni.
LO SCULTORE DELLA CALZATURA
Su di lui circolano ancora oggi racconti come quello con cui voglio rendergli omaggio qui.
Perché Sergio era innanzitutto uno straordinario artigiano. Diciamolo senza mezzi termini: un artista della calzatura. In particolare, uno scultore. Perché per costruire una calzatura che sia insieme bellissima, sexy e comoda occorre partire da un ceppo di legno. Di palissandro o frassino, poi lavorato con raspa, carta vetrata e stucco: modellato e rimodellato per giorni e giorni, sino a trasformarsi nella “forma”, in quella scultura di poche decine di centimetri su cui modellare la pelle per ottenere la tomaia di una calzatura. Dallo sposalizio di forma e tomaia, ogni volta avviene un piccolo miracolo. E Sergio Rossi, insieme a Manolo Blahnik (e Salvatore Ferragamo prima di loro), a creare sculture per il piede femminile era il più bravo. I più bravi al mondo, quei tre, senza alcun dubbio.
Sergio poteva gettare un’occhiata a una “forma” portatagli in laboratorio da un collaboratore e rispondere senza esitare: “Tre millimetri di meno a destra”. Nient’altro – era in uomo asciutto nel parlare –, lasciando tutti a bocca aperta, tra lo sgomento e l’ammirato.
LA MORTE DI SERGIO ROSSI
Sergio Rossi è mancato a 84 anni nella notte del 2 aprile all’ospedale Bufalini di Cesena, dove era stato ricoverato negli ultimi giorni. Aveva ereditato il mestiere da suo padre, calzolaio. A quattordici anni a bottega e durante l’estate con il resto della famiglia dietro una bancarella ambulante lungo tutta la riviera romagnola, da Rimini a Riccione. Attraverso collaborazioni con designer come Versace e Alaïa e Dolce&Gabbana, Sergio Rossi era riuscito a portare le sue creazioni sulle passerelle di ogni parte del mondo.
‒ Aldo Premoli
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