La visione del futuro di Pierre Cardin. Artista, stilista, imprenditore, mecenate
Il sarto designer italo/francese muore a 98 anni lasciandoci in eredità una perenne visione del futuro. Ispirò i costumi per la Decima Vittima e disegnò le “divise” dei Beatles. Il profilo tracciato da Clara Tosi Pamphili.
“Pierre Cardin” è anche un docufilm presentato alla 76esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Qui gli autori P. David Ebersole e Todd Hughesraccontano gli aspetti meno noti di colui che non si può definire solamente un grandissimo sarto. Il film traccia quasi cento anni di storia dello Stile e della Moda, vissuti da chi amava l’arte e la cultura in tutte le sue manifestazioni, artista e mecenate, creatore e promotore. Cardin era italiano: nasce infatti in provincia di Treviso, nel 1922, da una famiglia di origini benestanti che si trasferisce in Francia dopo aver perso tutto con la Prima Guerra mondiale. Pietro Cardin diventa dunque Pierre Cardin e negli anni ‘40 inizia un lungo percorso nella Moda che finisce oggi, quando scompare a 98 anni.
IL RAPPORTO CON CHRISTIAN DIOR
C’è una foto che lo ritrae a poco più di quarant’anni vicino ad un giovane Yves Saint Laurent poco più che ventenne: entrambi iniziano la loro storia con il più famoso dei couturier Christian Dior. Cardin è il primo sarto della Maison che Dior apre nel 1947: qui impara il gusto per le geometrie delle silhouette, della manipolazione della forma attraverso la lavorazione della stoffa, la costruzione architettonica che caratterizzerà il suo stile da designer più che da couturier. Ma non sarà solo Dior ad influenzare la creatività di un progettista che ha sempre guardato al futuro, a nuove dimensioni di vita per l’abito e per l’ambiente, con un approccio anticonformista capace di proporre l’inaccettabile come modello. Sarà anche l’esperienza come tagliatore da Elsa Schiaparelli, e soprattutto la collaborazione con Christobal Balenciagaa guidare il segno di Cardin: ancora oggi il taglio e la forma delle sue silhouette generano interrogativi che rendono il suo stile immortale, dove l’eleganza passa necessariamente dall’evidenza del progetto. In questi giorni di mascherine e invenzioni di protezioni, di recupero di un materiale fino a un anno fa considerato inutilizzabile come la plastica, i social si sono riempiti di immagini di Pierre Cardin e di André Courreges. I due stilisti, ispirati dagli equipaggiamenti di astronauti americani e cosmonauti russi che, dal 1961 al 1969 iniziano a viaggiare fino a mettere piede sulla Luna, cercano di rappresentare nella moda quella contemporaneità come fanno gli artisti o gli scrittori di quel periodo.
I BUBBLE DRESS DI CARDIN
Pierre Cardin genera uno stile che oggi appare attualissimo in questa epoca che celebra un’altra conquista dello spazio futuro, distopica e metaforica, che ci vede vittime della nostra incapacità di vivere rispettando la natura come i nostri figli o i nostri nonni. Le figure femminili di Cardin indossano abiti che sembrano fatti apposta per “esplorare” il futuro: divise elegantissime, lunghi mantelli su minigonne, bordati di cuoio per sottolineare la geometria della forma senza paura di irrigidire il movimento. Trapezi e forme regolari liberano le gambe e accentuano le spalle di donne eroine della fiction ispirata dalla scienza, scolpite con lo studio del rapporto fra corpo e spazio. Una attitudine espressiva che lo porta a disegnare mobili e accessori, a cercare una architettura capace di ospitare le sue creature: negli anni ‘80 acquista il Palais Bulles, il Palazzo delle Bolle, realizzato da Lovag Antti sulla Costa Azzurra, dove sia l’interno che l’esterno è di forma sferica. Era tondo anche uno dei suoi abiti più famosi il “Bubble Dress” della metà degli anni ‘50 una bolla sferica di tessuto disegnava la gonna sotto la vita stretta. Abiti come pezzi di design d’autore, come il Car Wash Dressdel 1969, dove un tubino a palloncino viene tagliato in fasce che si aprono con il movimento: esempi di abilità sartoriale, geniale frutto della sapienza di sarto e della cultura di designer.
CARDIN, MECENATE E IMPRENDITORE
Una cultura che lo porta ad amare tutta l’architettura intesa come luogo in cui si vive e ci si muove, così acquista anche il famoso ristorante Chez Maxim’s di Parigi. Mecenate e imprenditore, Cardin è stato uno dei couturier più ricchi di tutti i tempi, uno dei primi a capire il grande affare delle licenze, anche per questo suo desiderio di diversificare la sua attività. Inevitabilmente l’enorme numero di affari in ambiti diversi ha generato anche una impossibilità di controllo sulla qualità stilistica, ecco perché ricordiamo il suo nome anche su tanti prodotti non proprio meritevoli come i gadget di alcuni detersivi…A chi lo criticava per questo, rispondeva che le licenze gli permettevano di rimanere padrone di se stesso: con oltre 500 contratti di licenza ha creato un modello di business che porta ora ad un patrimonio di oltre 600 milioni di euro. Il suo percorso inizia con l’apertura della Maison Pierre Cardinnel 1950 a Parigi; nel 1954 presenta la Robe Bubble o Bubble Dress e apre la prima boutique, nel 1961 in contrasto con le regole della Camera Sindacale della Moda presenta una collezione maschile prima che femminile, nel 1970 apre lo spazio Pierre Cardin sugli Champs Elysees dove presenterà sempre le sue collezioni, nel 1977 realizza una collezione di mobili che chiama “le sculture utili”, nel 1991 sfila sulla piazza Rossa di Mosca davanti a 200.000 persone, nel 1997 riceve la Legion d’Honneur.
CARDIN E IL CINEMA: LA DECIMA VITTIMA
A settembre scorso aveva festeggiato 70 anni di carriera con un grande evento durante la settimana della moda di Parigi. I suoi abiti iconici hanno ispirato anche i costumi di film che hanno creato veri e propri trend di stile, come quelli diGiulio Coltellacciper “La Decima Vittima” ma ci piace ricordarlo infine per aver contribuito al successo della band più famosa del mondo: Pierre Cardin realizzò infatti le popolarissime giacche nere con il collo alla coreana che diventarono le divise ufficiali dei Beatles.
–Clara Tosi Pamphili
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