Sono finite anche le presentazioni parigine delle collezioni maschili P/E 2021: tutte in digitale, ora le chiamano sfilate phygital. La necessità apre a nuove narrazioni ma soprattutto a diversi accordi: i partner sono definitivamente le più importanti aziende tecnologiche, i social network YouTube, Instagram, Facebook, Google. Il Fashion-film è la pratica quotidiana insieme allo streaming. Lo stile degli uomini che escono da questi schermi non lascia segni significativi, nulla di nuovo da chi forse si concentra più su che film fare che sulla collezione: modelli che camminano sempre velocemente, in cerca di sé stessi, indefiniti come le trame dei loro brand. A eccezione di Virgil Abloh per Louis Vuitton, eccezione dovuta all’autenticità del designer che in un mondo creativo multidisciplinare ci é sempre vissuto e mostra figure vere, in carne e ossa.
IL FENOMENO BERNIE SANDERS
Ma se la moda è quella che detta le tendenze, il vincitore assoluto del momento era seduto alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente Joe Biden. Un vero fenomeno involontario quello di Bernie Sanders: lo abbiamo visto riprodotto in tanti meme seduto con le braccia incrociate, non particolarmente elegante, ma il suo look è già uno status. In un’epoca di economia circolare sbandierata soprattutto dai brand lui, lui è stato portavoce nell’unica sfilata performance che abbia avuto un pubblico in questo momento. Icona virale assoluta di questi giorni, le sue muffole: i guanti chiamati anche mittens, prodotti da una insegnante, anche lei del Vermont, come il senatore Sanders, Jen Ellis, che riusa la lana di vecchi maglioni e li fodera con tessuto riciclato. Suggerisce ai più attenti una ripresa di stile americano, quasi una dimostrazione di cambiamento anche con la moda in questa nuova America. Abbiamo fin troppo celebrato il look Schiaparelli di Lady Gaga o quello Prada della dolcissima poetessa Amanda Gorman, il total white sparkling Chanel di Jennifer Lopez ma coloro che hanno trionfato sono stati gli emergenti americani. Markarian per la first lady, Christopher John Rogers vincitore del Cfda Award for American Emerging per la vicepresidente, Michelle Obama in Sergio Huston e Hillary Clinton in Ralph Lauren.
LA NUOVA MODA AMERICANA
Quasi una divisione netta fra il look istituzionale e quello di spettacolo, una storia che inizia quando una storica direttrice di Vogue America Edna Woolman Chase, nel 1914, inventa l’evento charity: capisce che per sostenere la moda americana bisognava affiancarla all’haute-couture europea in situazioni che consentissero di sfoggiare entrambe. Storie americane come quella di Virgil Abloh che ci sposta sulle presentazioni dell’uomo a Parigi, con un film sfilata che ricorderemo. Nel 2019, Abloh è stato nominato membro del consiglio di amministrazione del Council of Fashion Designers of America che ha il compito, come lo aveva Edna W.Chase, di promuovere l’industria della moda statunitense. È il primo americano di origine africana ad essere direttore artistico in una casa di moda di lusso francese, nominato dalla rivista Time come una delle 100 persone più influenti al mondo. Nato a Rockford, Illinois, nel 1980, Abloh è artista, architetto, ingegnere, direttore creativo e designer. Dopo aver conseguito una laurea in Ingegneria Civile presso l’Università del Wisconsin Madison, ha completato il suo percorso di studi con un Master in Architettura presso l’Illinois Institute of Technology.È qui che ha imparato non solo i principi del design modernista, ma anche il concetto di lavoro multidisciplinare. Anche lui in questo momento si confronta con lo schermo: mixa il film alla sfilata vera, nell’unica narrazione possibile per un pubblico lontano. A volte funziona a volte no, questa ha perfettamente funzionato, secondo noi.
IL FILM DI ABLOH PER EBONICS
Ideato da lui con la regia di Wu Tsang, artista visivo che si muove fra film video e performance, “Peculiar Contrast, Perfect Light” presenta la collezione intitolata EBONICS e ci lascia dentro il ricordo di un film, di una storia dove danza, musica e poesia si muovono fra una ambientazione di marmo a Parigi e le montagne svizzere. Ispirato dal saggio di James Baldwin del 1953 “Stranger in the Village” sull’esperienza del diverso, del visitatore afroamericano nel villaggio di Leukerbad tra le montagne svizzere, Abloh con il film e la performance evoca anche Tarantino e cow-boy samurai con abiti meravigliosamente realizzati in modo da raccontare il lusso della trama. La trama è quella della storia e quella del jacquard fatto anche con fili da pesca, in collaborazione con il maestro contemporaneo del tessuto Bonotto.
FENDI A MILANO
Oltre a questo trionfo americano ricordiamo la sperimentazione di Fendi a Milano, per presentare l’uomo di un futuro comunque credibile. Uno show dove l’immagine del videoclip musicale, futurista come lo sono certi videogiochi, diretta dall’artista Nico Vascellari riporta un brano, composto da Not Waving, che vede la partecipazione straordinaria della voce di Silvia Venturini Fendi. Vedremo se anche le collezioni femminili sapranno dimostrare la capacità di collaborare realmente con gli artisti in una strada sicura se si fa in due: moda e arte.
–Clara Tosi Pamphili
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati