Kim Jones e la nostalgia per la bellezza della collezione Fendi alla Fashion Week di Milano
Nella settimana della Moda milanese caratterizzata da presentazioni video e virtuali, spicca la solidità dei grandi sull’incertezza dei giovani. Vince la saggezza di fare bene quello che si è sempre fatto modulando la narrazione. Per non lasciare segni gridando ma raccontando storie.
Forse condizionati dal film di apertura del calendario milanese dedicato alla scomparsa di Beppe Modenese, ci siamo ritrovati condizionati da una forte nostalgia per la bellezza. Un sentimento alimentato anche da tanta privazione culturale, dalle inesistenti opportunità di mostrarsi oltre che di vivere con gli altri, una malinconia per l’eleganza ostentata subito soddisfatta dalla sfilata Fendi che inizia dicendoci proprio “She is here”. Lei è qui: recita il sottofondo della colonna sonora concepita per Fendi, ready to wear A/W 2021 da Michele Gaubert, un mito della cultura pop che da anni firma il sound della moda internazionale. La “Lei” che è qui non è solo la donna per cui nasce la collezione ma ne è soprattutto l’origine: la donna che ha dato inizio a questa storia, elegante, colta e gentile tanto da mettersi a disposizione del giudizio della contemporaneità. Mette a proprio agio il creativo che viene da un mondo diverso così, a differenza dell’esordio parigino; ora Kim Jones sembra aver preso possesso, confidenza, sicurezza con Fendi. L’incantamento per questa storia lo guida alla scoperta di un archivio fatto di abiti, immagini, ricordi che, come accade nella migliore tradizione del Made in Italy, uniscono azienda e famiglia. Con la sua aria da eterno ragazzino più vicino allo streetwear che all’eleganza chic, è entrato nella casa Fendi, ha aperto gli armadi delle cinque sorelle, registrando mille informazioni, assimilando la forza del saper fare e quella del genius loci, della magia dell’artigiano che ha lavorato per la moda e per il Cinema. Ha subito e riportato il fascino immortale della Maison, ha capito la forza di un patrimonio che genera stile da quasi un secolo.
I GIOIELLI DI FAMIGLIA
Un patrimonio che si traduce in segni evidenti, per cui la collezione è piena di spunti precisi e personali: come la giacca-camicia ispirata a quella indossata spesso da Silvia Venturini Fendi che si trasforma, da oggetto quotidiano a straordinario e lussuoso in shearling con interno di visone. Il guardaroba è quello di ben cinque sorelle che prestano i loro abiti alla trasformazione concettuale operata dal giovane designer che mostra rispetto per la raffinatezza classica, la esalta con una palette che articola le tonalità cipria, il nero o il bianco ma sempre in monocromie, dove il colore cambia nella materia, dal raso di seta, alla lana fino alla pelliccia. Ma il rapporto non si limita all’ispirazione, la continuità è garantita dall’unione creativa dello stile per la donna di Kim Jones e i gioielli di Delfina Delettrez Fendi. She is here: come l’elemento più importante per il futuro del brand che conserva così una cellula contemporanea del suo passato. C’è una relazione stretta fra la collezione di gioielli e quella degli abiti e accessori: la nuova linea Fendi O’Lock ha una grafica contemporanea grazie alla forma a moschettone, ed è completo di lucchetti che si aprono solo componendo il nome FENDI. I pendenti in ceralacca con impresso motivo Karligraphy impreziosiscono catene dorate, mentre i bracciali in metallo, rivestiti in pelle e decorati da dettagli Selleria, riflettono lo stile del brand.
ARTIGIANATO ITALIANO E ARCHEOLOGIA ROMANA
Uno stile che non ha paura di mostrarsi chic e che non cerca consensi se non sul saper fare, sull’essere al passo con i tempi conservando l’attenzione alla tradizione. In questa collezione sono coinvolti artigiani di 20 regioni italiane per reinventare la famosa Baguette, una operazione che dimostra l’immortalità di un altro archivio ancora più grande che é sparso in tutto il nostro paese. Oltre alla Baguette altre borse caratterizzano la collezione come la Fendi First, ideata da Silvia V.Fendi, che ironizza sul monogramma che diventa chiusura della clutch presentata in tante versioni. Lo stesso monogramma che rivediamo come scenografia nelle grandi teche di vetro a forma di F tra cui si muovono le modelle. All’interno, come in un museo, resti archeologici sottolineano allegoricamente l’importanza del passato ma, anche qui, emerge la raffinatezza nell’ installazione di Alexandre de Betak con la collaborazione della Galleria Chenel di Parigi specializzata in antichità con “una particolare ammirazione per la scultura Romana”.
– Clara Tosi Pamphili
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