Il mese di gennaio ha aperto ufficialmente il giro della moda uomo che si gioca sull’asse Firenze-Milano-Parigi, un momento complesso che ha visto la moda tornare in presenza. Malgrado i molti dubbi e perplessità, la variante Omicron non è riuscita a bloccare per il secondo anno di fila la settimana della moda; la Fashion Week a Milano, superata la prima prova a Firenze, ha visto tornare le sfilate dei “big” insieme a quelle di tanti emergenti. Alcuni, come JW Anderson e Armani, hanno deciso di trasferire online o direttamente cancellare le loro sfilate per evitare qualsiasi rischio di contagio. Molti altri invece hanno optato per il coraggio, presentando le collezioni sia con veri fashion show, sia attraverso differenti format di showcase, dimostrando che il settore non può e non deve fermarsi. Da Firenze a Milano per finire a Parigi abbiamo visto una moda uomo “in crescendo”, sia per il numero e qualità degli eventi, sia per l’entusiasmo degli addetti ai lavori. Consistenza e concretezza delle collezioni, supporto ai designer di nuova generazione e focus sulla sostenibilità: questi i macro temi che attraversano le tre capitali della moda uomo.
IL PRIMO APPUNTAMENTO DELLA STAGIONE: PITTI UOMO A FIRENZE
La moda maschile inizia da sempre con Pitti Uomo, il primo appuntamento irrinunciabile per vedere le prossime tendenze, che due volte l’anno ‒ inizio gennaio e giugno – rappresenta un punto di riferimento per capire come sta evolvendo il segmento. Nonostante le disdette e rinunce last minute anche di marchi importanti e di diversi compratori, Pitti Uomo ha dimostrato che il settore ha voglia ed energia per ripartire. Il tema della stagione, “Reflections”, rappresenta per l’appunto una riflessione che vuole essere un nuovo inizio. È proprio qui che si ritrova il tema del futuro, visibile attraverso i 548 brand di moda maschile (quasi il 30% dall’estero) presenti tra Pitti Immagine Uomo e Pitti Bimbo. La manifestazione è riuscita a muovere circa 8.000 visitatori in totale, circa 4.900 compratori, di cui il 30% proveniente da una sessantina di Paesi esteri. Un bilancio positivo e all’insegna della concretezza tra brand e compratori. Tra i temi portanti è la sostenibilità, vexata quaestio del nostro tempo, aspetto ineludibile per chiunque operi nel settore dell’abbigliamento. Torna per la quarta volta a Pitti Uomo il progetto espositivo S | Style Sustainable Style, a cura della fashion editor Giorgia Cantarini, con una nuova generazione di marchi e stilisti che fanno dell’eco-responsabilità un mantra assoluto.
Il processo di scouting, improntato a internazionalità e inclusione, ha tenuto conto – come spiegato dalla curatrice – del “processo creativo che guida i designer nell’approccio responsabile, riassumibile in 3 R: riciclare, riutilizzare, reinventare”, consentendo di selezionare dieci marchi ben assortiti. On show sono stati i capi “reworked” dell’etichetta ucraina Ksenia Schnaider, la maglieria creativa di Waste Yarn Project, intessuti con filati e maglie di recupero, il blend di formale e workwear dei completi no gender di Provincia Studio, gli occhiali di Junk in Econyl®, nylon riciclabile all’infinito ottenuto da plastiche raccolte dagli oceani o dalle discariche; e, ancora, le proposte di Figure Decorative, Curious Grid, N Palmer, Maxime, Umòja e Philip Huang. La collaborazione tra Pitti Immagine e Rinascente ha garantito inoltre ulteriore visibilità ai creativi di S| Style Sustainable Style, con vetrine dedicate per tutta la settimana della fiera, un’area pop up e una mostra con le foto di Mattia Guolo, che ritraggono i look chiave delle rispettive collezioni, al secondo piano del department store di Piazza della Repubblica.
MILANO MODA UOMO. LA FASHION WEEK PRENDE CORAGGIO E RIPARTE
Sicuramente il successo inaspettato di Firenze ha innescato un sentiment di positività riflesso su Milano Moda Uomo, che era stata gettata nella confusione e incertezza dall’improvviso abbandono di Armani. Pochi ma davvero rilevanti gli show di marchi come DSquared2, Zegna, Prada, Dolce & Gabbana, Etro e Fendi, che hanno catalizzato l’attenzione degli addetti ai lavori. A queste grandi maison si sono poi aggiunti anche altri fashion show di marchi emergenti come Federico Cina, JordanLuca, Magliano, David Catalan, e quelli dei brand di outerwear, come Kway e Spyder. Cinque i brand presenti per la prima volta nel calendario presentazioni fisiche: Ardusse, Çanaku, Family First, Dhruv Kapoor e Jet Set. Sono proprio i gemelli Caten di Dsquared2, fedeli al loro slogan “Born in Canada, Made in Italy”, che aprono la prima sfilata del 2022 con uno speech grintoso e positivo, legato alla necessità di non fermarsi e all’importanza di esserci fisicamente, per lanciare un messaggio di coraggio al mercato e per poter ricominciare a vivere a pieno la vita con la bellezza che il mondo ha da offrire. Altra nota positiva è la visibilità e il supporto ai new talent italiani e internazionali, da Federico Cina, che ha puntato l’obiettivo su persone e volti della Romagna, a David Catalan, stilista portoghese che mixa tradizione sartoriale e streetwear, da JordanLuca, duo stilistico italo-inglese che parla esplicitamente di rabbia e fragilità, fino al ritorno di Andrea Incontri con il suo nuovo progetto creativo tutto all’insegna della fluidità di genere. La Milano Fashion Week Men’s Collection ha visto la presenza di 47 brand per un totale di 68 appuntamenti in calendario, di cui 23 sfilate, 24 presentazioni, 12 eventi e 9 contenuti digitali. Ad aprire la kermesse milanese l’opening-omaggio al fotografo Giovanni Gastel attraverso due mostre: The People I Like, in collaborazione con il MAXXI, e I gioielli della fantasia, in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea. The People I Like presenta oltre 200 ritratti che sono la testimonianza dell’immensa varietà d’incontri che ha caratterizzato la lunga carriera di Gastel. Un labirinto di volti, pose, sogni di personaggi del mondo della cultura, del design, dell’arte, della moda, della musica, dello spettacolo, della politica. Altro doveroso omaggio è stata la mostra alla Fondazione Sozzani dedicata ad Anna Piaggi in cui sono stati esposti, oltre a una selezione di capi e accessori vintage provenienti dalla Associazione Culturale Anna Piaggi e dalla stessa Fondazione Sozzani (acquistabili su Vestiaire Collective), una serie di schizzi, bozzetti, illustrazioni e ritratti di Anna Piaggi realizzati da Karl Lagerfeld. Il progetto vuole incoraggiare le nuove generazioni ad acquistare vintage verso un’economia più circolare e sostenibile.
ULTIMA TAPPA DELLA MODA UOMO: PARIGI FASHION WEEK
E in questa sorta di crescendo ha chiuso le danze Parigi, che ha messo insieme il calendario più ricco con 76 brand presenti nel calendario organizzato dalla Fédération de la Haute Couture et de la Mode (FHCM): 46 eventi “fisici” (sfilate o presentazioni) e 30 “digital only”, tra fashion film e défilé trasmessi online. In un momento così complesso per gli spostamenti, si conferma il ruolo strategico delle Fashion Week come catalizzatori capaci di mettere in scena attori diversi, dalle grandi maison ai brand di ricerca, fino alle fiere per le piccole e medie imprese
Tra gli highlight della settimana della moda parigina c’è stata la sfilata di Louis Vuitton, un altro ‒ forse definitivo ‒ tributo alla monumentale eredità di Virgil Abloh, con una serie di look (disegnati in parte da lui, in parte dal suo team creativo, guidato dallo stylist ed esponente di spicco della moda “black” Ib Kamara) che ne riassumono i capisaldi dello stile plasmato, dal 2018 alla sua recente morte, per la divisione maschile della prestigiosa griffe parigina. Dior ha celebrato il 75esimo anniversario del New Look con una collezione di abbigliamento maschile e uno show perfettamente orchestrato, che gli sono valsi una standing ovation. Il direttore creativo del menswear Kim Jones ha riletto ancora una volta in chiave maschile l’eredità del suo fondatore; vengono ripresi e adattati i cardini del mitico New Look come la giacca Bar, i motivi animalier, i ricami floreali (mughetti, rose) che rimandano a una grande passione di Dior, i berretti deluxe realizzati dal modista Stephen Jones e in anteprima le calzature frutto della collaborazione con Birkenstock. Tra i debutti molto attesi quello del “padrino dello streetwear” Nigo (fondatore del marchio A Bathing Ape) alla guida di Kenzo: l’heritage del fondatore viene aggiornato per essere in linea con lo stile contemporaneo tra motivi floreali d’archivio, workwear e nuove versioni grafiche della tigre simbolo della griffe. A Parigi si è visto un crossover di tendenze tra alto e basso, senza paura di sperimentare, dove al centro è l’idea di una mascolinità più moderna, dolce e garbata.
‒ Federico Poletti
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