Come se avessero abdicato ad un regno che non è più il loro, in un momento di ricostruzione nel quale la guerra non è ancora finita, sono scomparsi in così poco tempo da farci sentire impreparati a cambiare gioco o ad usare la scacchiera in un altro modo, preziosi protagonisti del mondo della moda.
LUTTI NELLA MODA. DA ABLOH A CERRUTI
Nonostante le sfilate recenti abbiano dimostrato una convinta ripresa, la sensazione era già prima quella di dover cambiare per poter continuare. Tutto è iniziato con la scomparsa, lo scorso novembre, di un cavallo come Virgil Abloh, un’altra perdita improvvisa e ingiusta. Poi il 15 gennaio è scomparso un Re, un monarca costruttore, saggio e creativo, il Signor Nino, Nino Cerruti. Bello ed elegante come un attore che interpreta un industriale italiano, geniale inventore di una moda inconfondibile per qualità e sperimentazione nella quale spicca l’idea della giacca da uomo decostruita. Nel suo regno biellese di industriali tessili è cresciuto Giorgio Armani insieme ad altri giovani talentuosi, un luogo di tradizione che grazie alla sua visione diventa internazionale.
L’azienda tessile lo ha sottratto agli studi di filosofia e giornalismo ma nella sua raffinata saggezza ha tradotto il lavoro della fabbrica in una trama di successo che va oltre la produzione di tessuti. Cerruti ha generato linee di moda maschile e femminile, profumi, licenze in tutto il mondo, è diventato un brand iconico del quale egli stesso è stato il miglior testimonial. Sarà per questo che i suoi “suggerimenti di stile” hanno vestito attori come Richard Gere in Pretty Woman, o creato divise sportive per tennisti come Jimmy Connors oltre che per tutta la squadra di Formula 1 nel 1994.
LA MOSTRA IL SIGNOR NINO (CERRUTI)
Lo abbiamo incontrato nel 2015 a Firenze in occasione della mostra “Il Signor Nino”, la prima mostra dedicata a Cerruti, curata da lui stesso insieme ad Angelo Flaccavento, colto narratore della storia della moda. Abbiamo parlato soprattutto di un libro, “Sette brevi lezioni di fisica” di Carlo Rovelli, poi di arte e di moda: “Sono felice di essere in un museo di scultura”, ci ha detto, “perché credo che il nuovo possa nascere solo dall’unione di forze affini come la moda e l’arte, come elementi chimici…Essere vicino ad un opera d’arte mi fa sentire di essere vicino a qualcosa di sacro. La Moda non è arte, anche se si fa cercando un risultato di bellezza prima che di vendibilità”.
LA SCOMPARSA DI ANDRE’ LEON TALLEY
Tre giorni dopo Cerruti, il 18 gennaio 2022, è scomparso un altro alfiere vissuto per tanto tempo accanto alle Regine di Vogue come Diane Vreeland e Anna Wintour, ma soprattutto Grace Mirabella (anche lei appena scomparsa) che lo dirige quando arriva nel 1983, come Fashion News Director; poi sarà Editor at Large fino al 2013. Parliamo di André Leon Talley: uno dei giornalisti e scrittori più potenti e significativi che la storia della moda abbia mai avuto. Il vuoto che lascia non si limita ai suoi contenuti, scompare infatti una figura mitologica, un gigante che diceva “La moda sono io”, mentre apriva ali di mantelli di raso e seta che nascondevano un corpo enorme. Icona oversize di charme, un protagonista insostituibile sia nelle sfilate vere che nei film che le raccontano, ma soprattutto il primo afroamericano a raggiungere una posizione così alta in questo mondo.
THIERRY MUGLER: LA MODA E IL CINEMA
Aveva 73 anni come Talley anche Manfred Thierry Mugler, l’altro cavallo della scacchiera scomparso il 23 gennaio. Un supereroe della Marvel con il cuore di ballerino. Un artista capace di scolpire abiti su sensualissimi corpi femminili ma anche di trasformare se stesso: soprattutto il suo volto, apparentemente sfigurato, unisce il genio della sperimentazione senza limiti, vera body-art come quella di Orlan, alla passione fisica per la boxe.
Una trasformazione fisica e mentale, una estrema performance di chi aveva anticipato dal 1973 con le sue collezioni la moda robotica di donne aliene o virtuali. Aveva cambiato l’estetica del corpo valorizzando forme e sperimentando materiali, inserendo sovrastrutture a body in pelle e latex come un manubrio di una moto. Le avremmo riviste dopo quando aveva già abbandonato la moda per dedicarsi allo spettacolo vero e proprio con i costumi per Le Cirque du Soleil. Le splendide mannequin che sfilavano per lui sono diventate Kika di Un corpo in prestito di Pedro Almodovar o Ava di Ex-Machina di Alex Garland.
Figure vestite di corazze esplose da qui escono sensuali parti del corpo come energia che rompe una diga, il suo animo di danzatore ha salvato il suo corpo da Hulk. “Ballare mi ha salvato. Ero un bambino solo, smarrito, autistico, borderline, anoressico e riuscivo ad esprimermi solo attraverso il mio corpo”. La sua moda serviva a dichiarare il coraggio di rompere il conformismo dando potere e libertà di esprimersi al corpo, ha scolpito la sua filosofia: far esplodere ogni limite.
– Clara Tosi Pamphili
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