La nuova green generation della moda: 3 designer responsabili e attivisti

Un primo focus sui designer della moda che danno un significato realmente concreto al tema della sostenibilità attraverso le loro creazioni e le iniziative di cui si fanno promotori

Sono un movimento e una vera community in espansione, un gruppo di giovani designer, piccoli e medi imprenditori, tutti accomunati da una visione responsabile ed etica nel business della moda che coinvolge anche lo stesso processo creativo. Alcuni sono degli autentici attivisti impegnati anche tramite il loro brand su diversi temi, dal green washing al sociale, mentre altri sono pionieri di una moda “sostenibile”, termine abusato e generico, che può racchiudere approcci anche molto differenti. In questa prima incursione sulla nuova green generation abbiamo scelto tre realtà le quali stanno dando un impulso importante al cambiamento verso una moda sempre più responsabile, che finalmente sta coinvolgendo anche le grandi aziende e maison.

Federico Poletti

MATTEO WARD

Questo primo gruppo vede tre creativi che stanno spingendo verso un cambiamento attraverso azioni concrete e i loro brand. In prima fila è Matteo Ward, co -founder di WRÅD, un’impresa innovativa e Focus Design Studio nato per mettere in discussione lo status quo non più sostenibile del mondo della moda e del design. Matteo è un attivista impegnato su diversi fronti, motore di movimenti come Fashion Revolution Italia, e chiamato come speaker e opinionista in contesti nazionali e internazionali quali le Nazioni Unite (UNECE), TEDx Talk, WIRED Digital Day, tanto per citarne alcuni. WRÅD nasce come movimento educativo non profit nel 2015, espressione della volontà di Matteo Ward, Victor Santiago e Silvia Giovanardi di lasciare le proprie carriere e mettersi in gioco per generare consapevolezza riguardo il reale costo ambientale e sociale della moda nelle scuole. Oltre a prodotti innovativi, come la t-shirt manifesto in cotone biologico, la Graphi-tee realizzata recuperando la polvere di grafite, WRÅD ha lanciato la SOW ‒ SCHOOL OF WRÅD, la prima piattaforma indipendente e digitale dedicata interamente alla cultura della sostenibilità. Una community e una scuola con un obiettivo ambizioso: catalizzare l’ascesa di una nuova forma di attivismo sostenibile nelle persone e imprese offrendo strumenti, teorie e linee guida, con approccio sistemico e multidisciplinare, funzionali a supportare un percorso di sviluppo sostenibile che deve essere in continua evoluzione. Tra le ultime collaborazioni, dopo il successo dei jeans biodegradabili e compostabili progettati e venduti da Candiani Denim, WRÅD è tra gli ideatori e partner di P.E.A.S ‒ Product Environmental Accountability System, il primo sistema intelligente che integra tracciabilità sociale e ambientale con la gamification. Una tecnologia innovativa che non solo rende facilmente visibili le informazioni sull’origine e impatto dei nostri vestiti, ma è in grado di comunicarci quanto l’iniziale costo ambientale di quello che indossiamo viene ammortizzato nel tempo, incentivandone quindi con un gioco un uso duraturo. “Ogni secondo l’equivalente di un camion carico di vestiti viene bruciato o gettato in discarica. I problemi sociali e ambientali causati dall’industria della moda derivano dal fatto che noi tutti siamo stati indotti a disconnetterci emotivamente dai capi che compriamo. Tutti da anni ci ricordiamo dell’importanza di amare i nostri vestiti e di viverli a lungo per avere un impatto positivo sull’ambiente, ma poco, o nulla, è cambiato ‒ anzi! Da questa necessità l’idea di creare P.E.A.S., un gioco intelligente per contrastare in modo innovativo la sovrapproduzione e il sovraconsumo di vestiti”, conclude Matteo Ward, CEO di WRÅD.

https://www.wradliving.com/

Matteo Ward + Peas

Matteo Ward + Peas

BETHANY WILLIAMS

Figura di spicco della scena inglese è Bethany Williams, stilista che, da quando ha lanciato il suo brand omonimo nel 2017, lavora con diversi enti impegnati nel sociale. La designer, che ha vinto numerosi premi tra cui il prestigioso Queen Elizabeth II Award, lavora con materiali organici, riciclati e scarti di tessuto all’insegna della totale sostenibilità. Per le sue collezioni Williams ha utilizzato gli avanzi di magazzino di lana merino donati dal Lanificio Ermenegildo Zegna, mentre le rimanenze di carta destinate al macero della casa editrice Hachette si sono trasformate in iconiche Book bags realizzate in collaborazione con la comunità di San Patrignano. Tra le altre realtà sociali la designer ha anche supportato The Magpie Project, un’organizzazione di beneficenza di Londra che aiuta le madri con figli piccoli che vivono in alloggi temporanei e che non hanno accesso ai fondi pubblici. A questa causa la designer ha devoluto il 20% delle sue vendite, coinvolgendo le famiglie nella sua campagna di comunicazione per sensibilizzare sul tema homeless. La sua è una moda letteralmente etica che utilizza la filiera in modo creativo e per avere un impatto sociale concreto.

https://www.bethany-williams.com/

Bethany Williams per The Magpie Project

Bethany Williams per The Magpie Project

ANTI-DO-TO

Last but not least è un brand atipico nel nome e nel modus operandi: ANTI-DO-TO, marchio attivista nato nel 2020 che affronta e cerca di risolvere i problemi dei nostri tempi ispirando al cambiamento tramite l’azione. Per realizzare questo obiettivo, il marchio agisce su tre differenti fronti: un brand di abbigliamento street prodotto eticamente con materiali responsabili in Italia, un programma di progetti speciali e una piattaforma in grado di amplificare storie e contenuti relativi a individui e comunità impegnati nel cambiamento.
Il 50% dei profitti netti generati da ogni capo viene investito in progetti di impatto sociale che sostengono le quattro cause care ad ANTI-DO-TO: benessere fisico e mentale, inclusione, comunità e pianeta. Il primo progetto realizzato è stato il completamento dello skatepark Ha’Ramba a Gaza. Tra le ultime iniziative è la campagna ANTI- BLACK FRIDAY che ha visto il brand devolvere il 100% dei profitti netti dalla vendita dei capi online per produrre un ulteriore impatto positivo a Gaza. Il brand ha finanziato infatti la produzione e l’invio di tavole da skate personalizzabili, oltre che un corso per giovani skater all’Ha’ramba Skatepark, il park completato qualche mese fa dalla NGO Gaza Freestyle proprio con il sostegno di ANTI-DO-TO. E infine un’azione nella stessa Milano con l’esclusiva coperta in edizione limitata The Face, realizzata in cotone e poliestere rigenerati e interamente Made in Italy. Per ogni coperta acquistata grazie alla collaborazione con la Fondazione Isacchi Samaja Onlus ne verrà donata un’altra, in materiale misto lana più caldo, ai senza fissa dimora del quartiere di Porta Venezia. Fondazione Isacchi Samaja Onlus, di casa a Porta Venezia proprio come ANTI-DO-TO, con le associazioni del territorio e le proprie Unità di Strada assiste quotidianamente circa 100 senza fissa dimora solo nel territorio di Milano Est. Quattro sere a settimana i mediatori culturali portano infatti conforto fisico ed emotivo alle persone che vivono per strada, offrendo loro generi di prima necessità, bevande, alimenti, indumenti e coperte. Con questa iniziativa ANTI-DO-TO invita ad affinare lo sguardo e mettere a fuoco la nostra comunità vicina alla nostra quotidianità, dove – senza fare retorica ma con piccoli gesti concreti – tutti possiamo regalare un po’ di calore e positività.

https://www.anti-do-to.com/

ANTI DO TO. The Face

ANTI DO TO. The Face

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Federico Poletti

Federico Poletti

Eclettico, nomade e multitasking: questi sono gli aggettivi che meglio definiscono l’orizzonte creativo e professionale di Federico Poletti. Milanese di adozione, parte da una formazione accademica nell’arte (laureato in Conservazione dei Beni Culturali) per arrivare a una visione della moda…

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