Spinti da un recente fatto che riguarda uno dei nomi femminili più significativi del panorama della moda, vogliamo parlare di imprenditoria femminile con due storie “antiche”.
L’evento è il compleanno di Miuccia Prada, figura per cui è riduttiva la definizione di stilista e che è molto significativo oggi chiamare “imprenditrice”: famosa non solo per la moda, Forbes la indica nel 2021 come la decima persona più ricca del mondo, con un patrimonio che va oltre i 5 miliardi di euro.
Nata il 10 maggio 1948, laureata in Scienze politiche, artisticamente “deviata” dagli studi di recitazione al Piccolo Teatro di Milano, decide di portare avanti l’azienda fondata dal nonno nel 1913, che produceva borse, bauli, scarpe, accessori in pelle, cristallo e argento, fornitore ufficiale di Casa Savoia. Appassionata di arte tanto da capire quanto sia importante condividerla con gli altri, soprattutto con Milano, la sua città, nel 1993 apre la Fondazione Prada, un luogo fondamentale nella geografia del contemporaneo.
È vero che un altro grande nome festeggia in questi giorni il suo compleanno, ma di Valentino si è già parlato tanto e capirà se in questo momento la voglia è quella di raccontare il femminile in un mondo dove non c’è creatività senza le capacità manageriali, più che in altri settori.
Abbiamo scelto le storie di due donne che della solidarietà, della intelligenza e lungimiranza imprenditoriale hanno fatto un elemento fondamentale della loro crescita e del loro successo, ma diciamo subito che non sono le uniche, per fortuna. Antiche a dimostrazione che non ci sono agevolazioni storiche o culturali, che quando sembrava impossibile avere il privilegio di poter lavorare come un uomo, di avere figli e non dover rinunciare o scegliere, qualcuno si è saputo imporre con regole nuove a beneficio delle donne.
LA STORIA DI MADELEINE VIONNET
La prima è la francese Madeleine Vionnet, che nasce nel 1876, una ragazzina intelligente portata per lo studio, ma che a 11 anni viene mandata a fare la sarta, diventa première, si sposa ma scappa a Londra perché vuole altro dalla vita. Prima di entrare in una importante sartoria inglese specializzata nel taglio, si mantiene lavorando nella lavanderia di un manicomio femminile. C’è chi dice che proprio quelle camicie di forza ispireranno la sua idea di costruzione dell’abito che cambierà la storia della moda. Quando torna a Parigi porta una produzione rivoluzionaria: il taglio a sbieco. Scompaiono corsetti e costrizioni, da questo momento grazie a un taglio diagonale e geometrico l’abito scivola sul corpo.
Nel 1937, intervistata, spiega che “come per la donna, mi sono impegnata a liberare il tessuto dalle costrizioni che gli venivano imposte”. Al pari di Miuccia Prada sceglie collaboratori che vengono dal mondo dell’arte, come il futurista Thayaht, che disegna il suo meraviglioso logo. Una storia iniziata grazie al sostegno di due ricche clienti che ebbero il coraggio di fare una operazione da uomini: diventare imprenditrici sulle idee illuminate di Madeleine, che non riguardavano solo l’abito. All’inizio degli Anni Trenta aveva già aperto venti atelier con centinaia di impiegati, mostrandosi una grande imprenditrice soprattutto per le condizioni di lavoro innovative che offriva. Introdusse i contratti, migliori condizioni sul posto di lavoro, mense, nursery, piccoli ambulatori medici attrezzati, i congedi di maternità, le ferie pagate, corsi di formazione dove insegnava le sue tecniche: una vera pioniera dei diritti sindacali. Nel 1952 donò all’Union Française des Arts du Costume (ora Musée de la Mode et du Textile di Parigi) quello che era rimasto del suo lavoro, dando il via a una delle collezioni di Arti Applicate più importanti del mondo.
LA STORIA DI ROSA GENONI
La seconda è l’italiana Rosa Genoni, nata prima di Madeleine Vionnet, in una piccola città alpina, nel 1867, con origini umili e diciotto fratelli.
Anche lei, pur essendo brava a imparare, a dieci anni viene mandata a fare la sarta, ma completa i suoi studi alle scuole serali, imparando anche il francese, ragione per cui i dirigenti del Partito Operaio Italiano la mandano a Parigi per partecipare a un convegno internazionale sulle condizioni dei lavoratori. La sua forte personalità si esprime sia nella colta modernità creativa, capace di ispirarsi all’arte italiana creando modelli di alta moda, sia nel suo impegno per il miglioramento dello stato delle lavoratrici ma anche della tutela dei minori, che sosterrà insieme ad Anna Kuliscioff.
Crea la prima scuola superiore di moda chiamandola Accademia di Pura Arte Italiana, un lavoro di formazione che completerà anche con tante pubblicazioni storiche e articoli. Nel Carcere di San Vittore a Milano crea un laboratorio di sartoria, un asilo nido e uno studio ginecologico grazie all’aiuto della famiglia Podreider, un modello che rimane attivo fino al 1943.
Potremmo raccontare tante altre storie, come anche quella di Luisa Spagnoli, figure di cui andare fieri che non hanno mai ostentato la loro attenzione all’occupazione femminile, considerandolo un modo di fare normale e giusto; figure coraggiose che hanno agito quando nulla veniva in loro aiuto, nessun dibattito televisivo dove qualche bravo giornalista sapesse creare ascolto per chi lo merita.
‒ Clara Tosi Pamphili
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