Alcuni musei parigini celebrano il 60esimo anniversario della prima collezione di alta moda firmata da Yves Saint Laurent (Orano, 1936 – Parigi, 2008) e presentata il 29 gennaio 1962. Un omaggio al talento creativo dello stilista che per tutto l’arco della sua carriera è stato costantemente ispirato dall’arte di ogni epoca.
MUSÉE YVES SAINT LAURENT A PARIGI
La sequenza di visita fra i sei luoghi museali è libera, ma conviene partire da avenue Marceau, che fu per trent’anni il cuore pulsante della sua attività creativa. Inizialmente due volte, successivamente quattro volte per anno, Yves Saint Laurent si rinchiudeva per settimane nelle sue residenze a Parigi e a Marrakech per disegnare le collezioni. A differenza degli altri musei, dove i modelli YSL sono messi a confronto con alcuni capolavori delle collezioni permanenti, qui si è voluto rendere omaggio a tutto il processo creativo e a coloro che vi hanno contribuito. Provenienti dal ricco patrimonio archivistico, vengono esposti materiali in gran parte inediti, come i disegni che svelano il gesto rapido, sicuro e preciso di quello che è stato anche un grande disegnatore. Salendo ai piani superiori, fino allo studio del couturier, si scoprono i vari passaggi per arrivare al modello finito. Con alcune curiosità, come l’uso delle Polaroid (l’incontro con Andy Warhol risale al 1968), sistematico a partire dal 1980, per registrare con immediatezza il lavoro prima delle sfilate, ma anche per cogliere qualche momento di intimità, di leggerezza nel lavoro dell’atelier.
MUSÉE DU LOUVRE A PARIGI
Nella Galerie d’Apollon quattro modelli di eccezionale ricchezza decorativa testimoniano l’audacia di Yves Saint Laurent nel confrontarsi con l’esempio classico. “Il mio proposito non è quello di misurarmi con i maestri, tutt’al più di accostarmi, di apprendere una lezione dal loro genio”, diceva. E qui siamo in un contesto dove l’esuberanza degli apparati decorativi, da Charles Le Brun a Eugène Delacroix, accompagna l’esposizione dei Gioielli della Corona di Francia. Diamanti, smeraldi, zaffiri sembrano dialogare con il caraco del 1981 in organza ricamata d’oro e pietre della Maison Lesage. Come negli altri modelli esposti, gli stili, le epoche, le ispirazioni etniche si sovrappongono in una sorta di eclettismo creativo che ha l’ambizione di elevarsi al rango delle opere che lo hanno ispirato.
MUSÉE D’ORSAY A PARIGI
Nel cuore del Salon de l’Horloge si scopre la fascinazione che l’opera di Marcel Proust ebbe sullo stilista, fin dalla sua giovinezza. Sono esposti i modelli che Yves Saint Laurent crea in occasione del ballo Proust organizzato dal barone e dalla baronessa Rothschild il 2 dicembre 1971. Oltre a Marie-Hélène de Rothschild, a indossare gli abiti firmati YSL, ispirati ai personaggi della Recherche, furono anche Jane Birkin, Hélène Rochas e altre invitate. Gli smoking destinati alle donne alludono all’ambivalenza del maschile e del femminile, tema presente nell’opera proustiana. “Per me, niente è più bello di una donna che indossa un vestito da uomo”, dichiarò lo stilista, che fin dalla collezione autunno-inverno del 1966 aveva creato una versione femminile dello smoking.
MUSÉE D’ART MODERNE DE PARIS A PARIGI
Assieme a quella organizzata al Centre Pompidou, questa del Museo d’arte moderna è la mostra più ricca di contenuti, dove la frase dello stilista “quando lavoro, penso costantemente all’arte, alla pittura” trova una piena esplicitazione. Sono esposte una ventina di creazioni accostate alle opere delle collezioni permanenti del museo, il cui percorso è stato per l’occasione ripensato.
Forte, ad esempio, l’impatto scenografico dei tre modelli posti al centro della grande Salle Dufy, dove alle pareti dello spazio semicircolare campeggia l’affresco La Fée Électricité, dipinto nel 1936 da Raoul Dufy. Seguendo il percorso del museo, il gioco di rimandi, allusioni, corrispondenze fra le tele e i tessuti diventa godibilissimo e trasmette tutta quella felicità creativa che YSL ha sempre dichiarato di provare nelle settimane in cui lavorava alle nuove collezioni. Henri Matisse, Pierre Bonnard, Giorgio de Chirico, Lucio Fontana: le sale raccontano di un dialogo ininterrotto con l’arte del XX secolo.
CENTRE POMPIDOU A PARIGI
Il Beaubourg è il luogo in cui, il 22 gennaio 2002, Yves Saint Laurent si ritirò definitivamente dalla haute couture dopo un’ultima sfilata retrospettiva (ma come non ricordare l’omaggio che già nel 1980 gli aveva tributato il Metropolitan Museum di New York?). Ai livelli 5 e 4 del museo, tredici punti di confronto illuminano sulle fonti di ispirazione del couturier. Henri Matisse, ancora Picasso, Fernand Léger, Robert e Sonia Delaunay, Martial Raysse, Alberto Giacometti, fra gli altri.
Un momento decisivo è l’estate del 1965, quando l’opera di Piet Mondrian fa ingresso nella storia della moda. Il vestito Hommage à Piet Mondrian conosce un successo senza precedenti e contribuisce a far meglio apprezzare il pittore olandese in Francia, dove nel 1969 gli verrà dedicata la prima retrospettiva al Musée de l’Orangerie.
‒ Dario Bragaglia
L’IDENTIKIT DI YVES SAINT LAURENT
A soli 18 anni un ragazzino di nome Yves, nato nel 1936 e proveniente dall’Algeria, allora colonia francese, viene segnalato a Christian Dior, a quel tempo dominatore assoluto, con Coco Chanel, della couture parigina. Di lì a poco ne farà il suo delfino: correva l’anno 1955.
Il 24 ottobre 1957 Dior però muore prematuramente: un infarto lo coglie a Montecatini. L’anno seguente, il 30 gennaio, “il Santo” – così la stampa internazionale chiamerà Saint Laurent da quel momento ‒ compie il miracolo: con una collezione che suscita entusiasmo, fuga ogni dubbio intorno al futuro del brand Dior. Il “Petit Prince” ‒ altro soprannome affibbiatogli dai media ‒ ha una figura fragile, ma mette immediatamente in campo un’autorità incontestabile come creativo: sforna a ripetizione collezioni haute couture che sono invariabilmente un successo. Poi accade l’impensabile: un mese dopo quella presentata nel settembre 1960, viene chiamato alle armi per servire nella guerra all’indipendenza algerina. Yves non ha un carattere facile e, nonostante i successi, il finanziatore della maison ne approfitta per sostituirlo. Quando viene raggiunto dalla notizia, il Petit Prince si trova in un ospedale militare depresso sino all’esaurimento, sedato a stento da droghe e psicofarmaci. Accanto a lui però c’è l’incrollabile Pierre Bergé, compagno per tutta la vita, che nel 1962 fonda insieme a lui la maison YSL. Da quel momento in avanti la sua è una marcia trionfale che procede per tutti gli Anni Ottanta e Novanta. Questo almeno è ciò che appare. Perché l’utilizzo di droghe e psicofarmaci in realtà non è mai cessato: il male oscuro della depressione porta lo stilista ad abbandonare ogni attività nel 2002. Si spegnerà a causa di un cancro al cervello nel 2008.
‒ Aldo Premoli
Parigi
Yves Saint Laurent aux Musées
fino al 18 settembre 2022
MUSÉE YVES SAINT LAURENT
5 Avenue Marceau
https://museeyslparis.com/
fino al 19 settembre 2022
MUSÉE DU LOUVRE
Rue de Rivoli
https://www.louvre.fr
fino al 15 maggio 2022
MUSÉE D’ORSAY
Esplanade Valéry Giscard d’Estaing
https://www.musee-orsay.fr
fino al 15 maggio 2022
MUSÉE D’ART MODERNE DE PARIS
11 Avenue du Président Wilson
https://www.mam.paris.fr
fino al 16 maggio 2022
CENTRE POMPIDOU
Place Georges-Pompidou
https://www.centrepompidou.fr
Versione aggiornata dell’articolo pubblicato su Grandi Mostre #28
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