Com’è diverso scrivere oggi un articolo sulla moda londinese: l’eterna Regina ha lasciato il posto a Carlo III, portandosi via gli ultimi strascichi del valore della contestazione nella moda.
Sì perché quella vocazione ribelle di anarchico menefreghismo capace di lanciare idee nuove e suggerimenti a tutto il mondo, quell’anticonformismo alimentato proprio dalla tradizione di un Paese retto da una monarchia di cui misuriamo in questo 2022 la portata simbolica, hanno generato movimenti prima che mode, identità ibride senza confini fra musica, arte, cinema e il modo di vestirsi.
La rivoluzione nata nella Londra degli Anni Sessanta oggi ha perso di significato se non come ispirazione. Paradossalmente, ora che è diventata così accessibile, ha perso il suo ruolo esistenziale. In quegli anni era un vero e proprio strumento di lotta: le immagini forti delle donne sulle riviste con abiti baby-doll, caftani, vestiti da sera Art Déco riflettevano anche gli sviluppi della vita contemporanea.
LA MOSTRA SU OSSIE CLARK E CELIA BIRTWELL A PRATO
Ossie Clark e Celia Birtwell, “Mr & Mrs Clark” come li chiama Federico Poletti curatore della mostra appena aperta al Museo del Tessuto di Prato, rappresentano la dimensione artistica straordinaria di un momento epico di questa storia inglese, definito Swinging London, non solo come artisti ma anche come interpreti di vita privata. “Sono entusiasta di questo progetto che vuole essere una celebrazione della sua vita. È importante mantenere accesa la fiamma di Ossie affinché il suo lavoro non vada dimenticato. Professionisti e studenti possono imparare molto dalla sua modellistica e dal suo stile. È ancora oggi fonte di ispirazione per tante persone e i suoi abiti restano attuali, una visione di una donna sexy e femminile ma mai volgare”, afferma Celia Birtwell.
Il loro ritratto fatto da David Hockney, l’amico profondamente legato alla coppia, traccia un percorso ideale nella rappresentazione matrimoniale, è la versione moderna di quello dei Coniugi Arnolfini di Jan van Eyck del 1434. Quello di Hockney dipinto nel 1970 si intitola Mr and Mrs Clark and Percy, Percy è il gatto che, al contrario del cane degli Arnolfini, simbolo di fedeltà, rappresenta l’infedeltà di Ossie nei confronti di Celia. La trasgressione è la regola di quegli anni, ma non impedisce la condivisione artistica, la coppia si evolve come il concetto di famiglia, sono gli anni della contestazione che rimettono in gioco i ruoli insieme alla lunghezza delle gonne, al taglio dei capelli, allo stile che non copia più quello degli adulti ma crea eterni bambini che preferiscono vivere nel mondo dei fiori. Celia disegnava le stampe su leggere crêpes, sete e chiffon e Ossie le trasformava in abiti che hanno subito conquistato il jet-set internazionale e la scena pop. Così i fiori si posano su geometrie stilizzate, che accentuano il look infantile: bouquet floreali e fantasie ispirate all’arte (dalle tappezzerie medievali ai Balletti Russi fino a tutte le avanguardie cubiste e al Pointillisme).
LA MODA SECONDO OSSIE CLARK E CELIA BIRTWELL
Il flower power delle stampe di Celia e le forme di Ossie di ispirazione Anni Trenta e Quaranta dal taglio slanciato che rivelavano il décolleté tra movimenti sensuali e giochi di trasparenze hanno affascinato icone come Brigitte Bardot, Liz Taylor, Veruscka, coinvolte da una moda capace anche di anticipare la dimensione del genderless. Mick Jagger, Brian Jones, Keith Richards, Jimi Hendrix, Marianne Faithfull, Anita Pallenberg, Eric Clapton, George Harrison, Bianca Jagger e Marisa Berenson sono solo alcuni dei personaggi che Ossie Clark ha vestito. Una carriera breve la loro, ma fondamentale, che ha lasciato un segno nella Londra del periodo compreso tra la minigonna di Mary Quant e il movimento punk sovversivo di Malcolm McLaren e Vivienne Westwood, dal 1965 al 1974. Clark e sua moglie Celia arrivarono a definire il quartiere bohémien della West London, che ospitava la nuova generazione di giovani brillanti e rivoluzionari.
È il motivo per cui una mostra su di loro non si può definire solo di moda, ma diventa inevitabilmente qualcosa che riguarda la storia, il costume, l’evoluzione sociale a cui ancora facciamo riferimento non solo nel modo di vestire. Non a caso, anche nel modo di presentare le proprie creazioni, Clark è stato il primo designer a estendere il concetto di performance alle sfilate, proponendole nei luoghi più diversi, come avvenne al Royal Court Theatre nel 1971, con il contributo musicale di David Gilmour, uno dei fondatori dei Pink Floyd. Tra le sue muse Jane Birkin e Amanda Lear, che per anni ha partecipato alle sue sfilate, fino alla stessa Celia, da cui si separa nel 1973, per arrivare all’ultima collezione A/I 1974 presentata al King’s Road Theatre, che segna la fine della loro “golden age” e il cambio di un’epoca.
LE CREAZIONI DI OSSIE CLARK E CELIA BIRTWELL
Partendo da un primo importante nucleo di abiti provenienti dall’archivio di Massimo Cantini Parrini, famoso costumista e collezionista, arricchito di ulteriori prestiti provenienti dalla collezione di Lauren Lepire con sede a Los Angeles (che conta oltre 200 abiti originali di Ossie) e dagli archivi londinesi della famiglia Clark e della stessa Celia Birtwell, il Museo del Tessuto di Prato e la Fondazione Sozzani costruiscono un’ampia retrospettiva che narra l’incredibile creatività di due figure spesso trascurate nella storia della moda.
“Questa mostra racconta il percorso e il sodalizio creativo di due artisti che in un solo decennio hanno rivoluzionato e cambiato per sempre la moda, ispirando, attraverso il loro modo di reinterpretare l’arte della stampa e il design delle linee, molte generazioni di futuri couturier. È un onore per me aver scoperto, studiato e collezionato i loro abiti”, dichiara Massimo Cantini Parrini.
Clara Tosi Pamphili
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