La moda di maison Valentino va in mostra a Doha

Riflettori ancora accesi sul Qatar. Doha ospita infatti la mostra-omaggio alla storia della maison Valentino, legata allo stato mediorientale anche da ragioni di proprietà

Prima di tutto facciamo chiarezza. Valentino S.p.A. è stata fondata nel 1960 da Valentino Garavani a Roma, con il sostegno prima del padre e poi di Giancarlo Giammetti. Dal 2016 il suo unico direttore creativo è Pierpaolo Piccioli, quest’ultimo ha mantenuto il reparto creativo a Roma a Palazzo Mignanelli, da sempre lo storico atelier di Valentino. Nel 1998 però Garavani e Giammetti vendono per 300 miliardi di lire a HdP (conglomerato controllato in parte da Gianni Agnelli): una cifra allora davvero favolosa. Nel 2002 Valentino S.p.A. passa nuovamente di mano, acquistata da Marzotto Apparel. Nel 2012 l’ultimo acquisto: quello del fondo Qatar Mayhoola for investment (possiede anche Balmain, Pal Zileri e Beymen) di proprietà della famiglia reale del piccolo ma ricchissimo stato mediorientale. Il fatto che la sceicca Mozah bint Nasser fosse da sempre un’assidua frequentatrice dell’atelier di Valentino non può certo essere considerato indifferente.

Forever Valentino, exhibition view at M7. Doha. Courtesy Valentino

Forever Valentino, exhibition view at M7. Doha. Courtesy Valentino

LA MOSTRA SU VALENTINO A DOHA

Ecco dunque che lo scorso 27 ottobre, proprio a Doha, debutta Forever Valentino, la più grande esposizione mai realizzata dalla maison romana e la prima in assoluto nella penisola arabica. Per definire questa esposizione Massimiliano Gioni, che insieme ad Alexander Fury e allo stesso Piccioli ne è il curatore, ha utilizzato tre vocaboli presi di peso dal linguaggio proprio della storia dell’arte. A dire il vero due vocaboli (“capriccio” e “Wunderkammer”) e un nome: quello di Joseph Cornell. L’incrocio arte-moda appare in questo caso non ambiguo, ma voluto e assai fitto.
Il “capriccio”, in particolare quello “barocco” (anche questa una precisazione di Gioni), è una forma d’arte combinatoria dove paesaggi immaginari, scorci architettonici e atmosfere apparentemente incongrue intendono stupire ma anche porre interrogativi: così come accadeva per Correggio o Canaletto, ma talvolta persino in Tiepolo o Goya. L’esposizione è difatti ricca di riferimenti architettonici che omaggiano tanto le atmosfere barocche storiche che quelle contemporanee di Roma.
Fatta eccezione per qualche collezione permanente incapsulata in musei disegnati da archistar, a Doha di storico non c’è nulla e lo stesso percorso espositivo Forever Valentino si snoda su due piani all’interno dell’M7, hub di recente costruzione dedicato al design situato al Msheireb Downtown. Per Forever Valentino le sale dedicate sono state ricostruite una per una in varie scale: 1:1 per quel che riguarda gli spazi dell’atelier dove Garavani si muoveva e oggi si muove Piccioli. Stupisce nell’impianto dell’esposizione come l’ordine volutamente non cronologico dei pezzi esposti risulti armonioso: solo un occhio allenato può riconoscere il prima e il dopo dei look provenienti da collezioni che coprono un arco temporale di oltre mezzo secolo.

Forever Valentino, Pierpaolo Piccioli, M7. Doha. Courtesy Valentino

Forever Valentino, Pierpaolo Piccioli, M7. Doha. Courtesy Valentino

LA MODA DI VALENTINO IN QATAR

Lo spazio iniziale che ricostruisce il cortile d’ingresso di Palazzo Mignanelli con 34 look è dedicato al “rosso” Valentino, il colore utilizzato nella collezione di debutto del 1959 e da allora sempre presente. Negli spazi seguenti il rosso si alterna al bianco della celebre sfilata Haute Couture del 1968. Sono questi i luoghi in cui è possibile provare la “vertigine dell’archivio”. A differenza di quanto può accadere altrove, gli archivi delle grandi maison non sono depositi polverosi ma spazi pronti a ispirare creazioni future. Qui i codici della maison, le metodologie dell’Haute Couture si rivelano pienamente. All’inizio c’è sempre una “toile” in mussola o calicò bianco: è la pagina bianca su cui apporre la silhouette di ciò che verrà, il primo passo di un processo che prevede schizzi, miniature e di nuovo toile da montare sui modelli della maison per perfezionare la forma dei movimenti del corpo. Una sequenza che prevede il fitto dialogo tra il couturier e gli artigiani dell’atelier, specialisti capaci di performance tessili uniche.
A introdurre il percorso al secondo piano dell’M7 è lo spazio denominato Wunderkammer, vocabolo che a partire dalla seconda metà del XVI secolo indica una collezione che combina elementi naturali più o meno esotici con oggetti più o meno scientifici. Al centro di questo spazio un abito ‒ concepito di per sé come una Wunderkammer in stoffa – dove elaborati motivi jacquard di fauna e flora sono racchiusi in “finestre” incorniciate da pizzo nero. L’abito fa parte della collezione a/i 2013 disegnata da Piccioli con Maria Grazia Chiuri (quest’ultima attualmente passata a disegnare le collezioni Dior). Con l’abito va in mostra un’intera selezione di accessori di varie datazioni, usati come strumenti per provocare una sorta di spaesamento. Sempre al secondo piano è collocato il grande spazio denominato Roman Conservation. Qui ‒ questa volta in scala ridotta ‒ è stata ricostruita la scalinata di Trinità dei Monti dove Piccioli, lo scorso 8 luglio, ha ambientato la presentazione della sua Couture a/i 2023: presenti su manichini oltre cinquanta look provenienti da collezioni comprese tra il 1987 e il 2022.

Forever Valentino, exhibition view at M7. Doha. Courtesy Valentino

Forever Valentino, exhibition view at M7. Doha. Courtesy Valentino

DA VALENTINO A JOSEPH CORNELL

Un’ultima segnalazione è d’obbligo. Sorpassata la Wunderkammer, per accedere allo spazio- scalinata di Trinità dei Monti occorre attraversare un ambiente più raccolto denominato Cahiers de défilés. Racchiusi in bacheche orizzontali o disposti su tavoli a vista, qui si allineano gli aide-mémoire che Piccioli prepara prima di ogni sfilata: si tratta di pagine dove su grande formato si allineano senza apparente coerenza disegni, polaroid, sviluppi di tessuto, note, idee per il fitting, progetti per il sitting, proposte di make up… Gioni li ha paragonati agli assemblage che Joseph Cornell ricavava da oggetti trovati. Troppa enfasi? Può darsi: di certo questa passione per la forma-libro è una caratteristica che non ha moltissimi riscontri tra i designer di moda. Certo esiste il precedente di un bibliofilo compulsivo come Karl Lagerfeld, ma Piccioli ha trasformato il libro in una strategia di comunicazione che applica all’intero brand. Che si tratti di moda come nel caso del lussuoso Rosso Valentino, o di letteratura come accade per il progetto Valentino Narratives, dove il brand offre il suo sostegno al mondo letterario, mettendo in risalto la parola scritta.
A Doha è apparso durante l’inaugurazione della mostra l’Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda del Comune di Roma Alessandro Onorato. Essersi spinto sino a lì fa presumere che dopo il 1° aprile Forever Valentino potrebbe atterrare proprio a Roma. La notizia tuttavia non trova per ora conferma.

Aldo Premoli

Doha // fino al 1° aprile 2023
Forever Valentino
M7
Msheireb Downtown
Abdullah Bin Thani St
https://m7.org.qa/en

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Aldo Premoli

Aldo Premoli

Milanese di nascita, dopo un lungo periodo trascorso in Sicilia ora risiede a Cernobbio. Lunghi periodi li trascorre a New York, dove lavorano i suoi figli. Tra il 1989 e il 2000 dirige “L’Uomo Vogue”. Nel 2001 fonda Apstudio e…

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