La mostra Mirror Mirror – Fashion & the Psyche al MoMu di Anversa indaga come la moda, in dialogo con l’arte, possa influenzare la percezione di sé, estendendo la riflessione ai surrogati umani di bambole, manichini e avatar. Sarah Lucas, Cindy Sherman, Genieve Figgis e Hans Bellmer sono alcuni tra gli artisti selezionati dalla curatrice Elisa De Wyngaert, con l’obiettivo di “scandagliare ideali di bellezza ormai obsoleti e supportare un nuovo approccio alle immagini e alla salute mentale nell’industria della moda”.
L’esperienza che si ha del proprio corpo e l’impulso di adornarlo rappresentano alcuni degli aspetti più intricati della condizione umana. Il corpo è mutamento e la moda lo aiuta negoziando i confini tra la nostra persona e il mondo. Gli abiti possono proteggerci, darci forza, comunicare un messaggio, realizzare intime fantasie o contribuire a dare un senso a noi stessi. Ma la nostra verità è in bilico, messa in discussione ripetutamente dai media. Queste sono le premesse da cui trae spunto la mostra allestita ad Anversa fino al 26 febbraio 2023.
LA MOSTRA MIRROR MIRROR AD ANVERSA
La mostra si apre con Reflection, segmento dedicato alla percezione di noi stessi e degli altri. Tra specchi e pareti di vetro troviamo le creazioni di Rei Kawakubo, Martin Margiela, Hussein Chalayan, Molly Goddard e Noir Kei Ninomiya. Abiti dalle forme straordinarie e dai volumi inaspettati che stravolgono le proporzioni umane e che “sfidano davvero i contorni del corpo quasi creando un corpo nuovo“, come afferma De Wyngaert, che aggiunge: “Come visitatore, ti vedi riflesso in queste creazioni e ne diventi parte“. Non si tratta di una soluzione agli ideali di bellezza classici, ma di porli in discussione cambiando prospettiva. Difatti, ogni manichino sfoggia una parrucca su misura creata della celebre hairstylist Cyndia Harvey, manifesto di una bellezza inclusiva.
Nel secondo capitolo, Replica, siamo catapultati nel regno delle bambole. Le cosiddette “puve” o “poupées de mode”, risalenti al 1400, sono tra le testimonial di maggior successo nella storia della moda. È proprio attraverso queste miniature portatili che gli stilisti presentavano le loro collezioni nelle corti o nei negozi, prima dell’arrivo delle riviste. Questa pratica è stata omaggiata da designer quali Viktor & Rolf, Simone Rocha e Walter Van Beirendonck, esposti insieme alle bambole del Théâtre de la Mode del ‘45 e dell’artista Hans Bellmer. Dalle “puve”, i riflettori si spostano sul manichino, suo successore: un corpo standardizzato, rivisitato sia dall’artista Ed Tsuwaki sia dal museo stesso, ispirandosi a Michelle Elie, editor e icona di stile di origine haitiana. Uno sguardo diverso rispetto a quello a cui siamo abituati, che eleva il manichino ‒ e quindi il corpo ‒ a una nuova rappresentazione, dato che il suo tratto distintivo è un collo lunghissimo.
CORPO, MODA E FUTURO
L’universo virtuale è il capolinea, detto Avatar, nel quale la moda si sta addentrando appunto con avatar, metaverso e NFT. Abbandonato il sé fisico, la mostra interpella l’arte, abile nella sperimentazione delle tecnologie CGI, per chiedersi il significato dell’abbigliamento futuro. In chiusura, c’è Ribbons, video dell’artista Ed Atkins che risale al 2014 e che raffigura un avatar, tra sigarette e pinte di birra, malinconico quanto inquieto, mettendo in dubbio i confini tra realtà e artificio. Considerato il corpo fisico in tutta la sua complessità relazionale, Mirror Mirror lascia la questione aperta: quale sarà il futuro per il corpo virtuale e le sue relazioni nelle infinite possibilità del digitale?
Aurora Mandelli
Anversa // fino al 26 febbraio 2023
Mirror Mirror ‒ Fashion & the Psyche
MOMU
Nationalestraat 28
https://www.momu.be/en
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