L’abbigliamento di Zelensky e la guerra in Europa
Dall’inizio del conflitto in Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky si è presentato al mondo con un abbigliamento ben preciso: felpa militare, pantaloni cargo e scarponcini. Una scelta ben precisa, che racchiude tutta la realtà di un conflitto nel cuore dell’Europa
Volodymyr Zelensky sta facendo scuola nell’uso della visibilità come arma strategica. Nell’ottobre 2020, poco più di un anno dopo essere stato eletto presidente, durante il suo primo viaggio ufficiale in Gran Bretagna Zelensky viene ricevuto a Buckingham Palace dal principe William e dalla principessa Catherine. In quell’occasione indossa l’abito di ordinanza per occasioni del genere: due pezzi scuro, camicia bianca, cravatta unita e scarpe lucide. Un premier “di provincia” innanzi a una coppia reale. A due anni e mezzo di distanza la situazione è ribaltata. L’8 febbraio scorso Zelensky, di nuovo a Buckingham Palace, incontra Carlo III, più tardi il primo ministro Rishi Sunak, e quindi viene accolto dall’intero parlamento inglese in seduta speciale. Carlo III indossa il solito completo blu con cravatta di Savile Row, ma è Zelensky a dominare la scena. Oscura tutti i suoi interlocutori utilizzando il suo status di leader in tempo di guerra: indossa una felpa militare con un piccolo tridente ucraino cucito vicino allo scollo, pantaloni cargo e scarponcini da task force. Questa uniforme de facto il leader ucraino la porta dall’inizio dell’invasione russa, indipendentemente dal contesto in cui si trova. Attraverso il suo abbigliamento ribadisce la realtà di un fronte di guerra e lo fa a ogni stretta di mano a Westminster, sullo sfondo della Casa bianca o a Bruxelles quando incontra i leader europei. È così che Zelensky mette la guerra al di sopra del protocollo e rende impossibile sorvolare sulla sua realtà.
I CAPI D’ABBIGLIAMENTO MILITARE TARGATI M-TAC
Sono gli item dell’ucraina M-Tac a vestire lo stato maggiore ucraino così come tutti i combattenti senza possibili differenze. Sul sito di M-Tac, marchio di abbigliamento e attrezzature tattiche, si legge “siamo un’azienda innovativa e orientata ai valori che riescono a coniugare stile, modernità, tecnologia e comfort. La creazione di prodotti ad alta tecnologia è un elemento chiave del nostro successo. L’abbigliamento e le attrezzature del marchio sono stati testati nei più grandi conflitti militari odierni”. Il sito è anche un e-commerce, ma la merce acquistata può essere spedita solo negli USA. Amazon commercializza solo un hoody verde oliva. Non è tuttavia la retorica militarista o anti-militarista che viene persa in esame qui, piuttosto l’effetto prodotto in un contesto come quello europeo che ha vissuto – caso senza precedenti nella storia del continente ‒ senza guerre sul proprio territorio per oltre mezzo secolo. Il linguaggio utilizzato nella descrizione delle merci a disposizione è accompagnato da immagini di “modelli” e “modelle” ritratti a fianco dei resti di carri T-14 o T-90 di fabbricazione russa. Inquietante? In ogni caso è inutile distogliere lo sguardo, perché questa è la nuova realtà che stiamo vivendo.
Il brand M-Tac nasce nel 2005, con l’apertura di un primo negozio dedicato al “softair”, disciplina in cui vengono impiegate armi giocattolo (ad aria compressa) dette appunto “soft gun”. Nel 2014, quando i moti di piazza a Kiev rovesciano il governo filo-russo di Mykola Azarov, la sartoria M-Tac inizia a progettare anche abbigliamento tattico per militari e forze speciali. Attualmente l’azienda dispone di potenti impianti di produzione di fabbricazione europea a Kiev e Lviv, dove si lavora senza sosta: 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Quanto prodotto viene immediatamente trasferito ai soldati al fronte. La supply chain di M-Tac prevede 50 fornitori in 15 Paesi del mondo e si avvale di un controllo di qualità sofisticato: per l’acquisto dei materiali, per la creazione dei modelli, per la prototipia in sartoria come per la cucitura del prodotto finito.
L’UNIFORME DI ZELENSKY
Ma veniamo alle calzature, che rappresentano un oggetto sensibile nell’equipaggiamento di un soldato. Gli ucraini a questo scopo si affidano all’azienda tedesca Lowa, sede a Jetzendorf, in Alta Baviera. Oggi è possibile acquistarne i modelli su Amazon e pure su Zalando, ma Lowa nasce nel 1922, e nel 1933, quando i nazionalsocialisti prendono il potere, il suo fondatore diviene anche sindaco del paese. Nel 1944 in fabbrica lavorano 30 prigionieri di guerra francesi provenienti dal vicino campo di Moosburg. Nel Dopoguerra l’azienda adatta la sua produzione al mercato dell’outdoor, ma i suoi prodotti non sono mai stati in ogni caso estranei all’utilizzo militare. Gli abiti e gli “accessori” di un soldato di fanteria, per quanto si siano evoluti, non richiedono grandi interpretazioni, sono universali, così come tristemente lo sono sempre stati i conflitti bellici. Lo è anche l’uniforme di Zelensky, un’icona che chiunque può capire: re, primo ministro, deputato o persona che a caso che la intercetta su Instagram. Zelensky ha capito che, nel fiume di immagini in cui ognuno di noi nuota, “teatro delle operazioni” può avere più di un significato e per questo il suo “costume di scena” non lo abbandona mai. È pure questa un’arma: utile per sostenere il suo messaggio al mondo. Se Zelensky stabilisce in questo modo un precedente, spetta a noi metabolizzare il violento cambio di paradigma che sta attraversando il continente europeo.
Aldo Premoli
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