Milano Fashion Week 2023. La sfilata-omaggio di Andrea Adamo alla sua Crotone
Tra esaltazione del corpo femminile ed estetica ribelle degli anni Duemila, Andrea Adamo ha messo in scena la sua collezione. Qui le foto esclusive del backstage scattate da un fotografo affine all’estetica del brand
“Da ragazzo, camminando a testa alta per il centro di Crotone come fossi nella downtown di una megalopoli, iniziavo a lottare consciamente contro i pregiudizi e il buon senso comune per essere quello che volevo”, spiega Andrea Adamo. Ed è proprio sul ricordo della sua città natale che si sviluppa la collezione autunno – inverno 2023/24, presentata dallo stilista calabrese tra il cemento e il metallo dello spazio a SouPra, quartiere a sud del grande compound della Fondazione Prada. Gli abiti sembrano essere realizzati sulla pelle delle modelle, esaltando la sensualità del corpo femminile, e gli anni Duemila – detti anche Y2K dai giovanissimi – dominano insieme a un fare palesemente ribelle, tipico della contemporanea “cool girl” milanese.
CHI È LO STILISTA ANDREA ADAMO
La mente creativa dietro a uno dei brand emergenti italiani più indossati dalle celebrità internazionali fa capo appunto ad Andrea Adamo. Classe 1984, nasce a Crotone e inizia il percorso come fashion designer durante gli studi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, seguendo gli insegnamenti della nonna sarta. Nel suo curriculum vanta esperienze da Roberto Cavalli, Zuhair Murad e Dolce&Gabbana, ma è nel 2020 che decide di fondare il proprio marchio, spinto dalla necessità di essere libero da qualsiasi vincolo e di esprimere la propria sensibilità.
LA COLLEZIONE AUTUNNO – INVERNO 2023/24 DI ANDREĀDAMO
Downtown 84 è il nome della collezione autunno – inverno 2023/24 di ANDREĀDAMO, che riprendere e modernizza i ricordi dell’infanzia del creativo emergente. Le crepe nell’argilla delle colline di Crotone diventano il motivo jacquard della maglieria in bianco e nero, l’effetto craquelé della pelle o la stampa effetto maltinto realizzata a capo finito. Il tailoring è incompiuto, lasciato grezzo, con pannelli appesi. Anche il denim, tagliato a vivo, forma volumi godet che prendono vita a ogni passo. La pelle, nera lucida, nella texture rettile o metallizzata, è trattenuta da coulisse per capi spalla, gonne e tute intere. Il punto pelliccia è utilizzato per cappotti che scendono fino alle caviglie o per maxi felpe con cappuccio. Il tulle ridisegna i contorni di maglieria e accessori. La palette, invece, è dominata da colori agli antipodi: il grigio della sua terra, in molte varianti, e uno speciale giallo chiamato “Mariacarla”, come la nonna di Andrea, che gli ricorda “i girasoli da lei tanto amati”. Emerge il guardaroba di una donna autorevole, che non ha paura di mostrare il proprio corpo per l’infondato timore (o pregiudizio) di apparire poco seria. Affidandosi, con una certa distanza, all’estetica Y2K, senza eccessive nudità. Così la città calabrese viene catapultata a Milano e diventa più contemporanea che mai, tra pioggia artificiale e strutture metalliche che ricordano il cantiere in costruzione di un marchio capace di stupire piacevolmente.
Giulio Solfrizzi
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