Morto Paco Rabanne, lo stilista anticonvenzionale amato dal cinema
Nato nei Paesi Baschi nel 1934, ha trascorso gran parte della sua vita in Francia. Negli Anni Sessanta il debutto con provocazione, tra abiti-scultura e materiali non convenzionali. Fu il primo a introdurre la musica nelle sfilate, vestì Barbarella e le Bond Girl
Di lui, nell’ora dell’estremo saluto, oggi si scrive che viveva nel futuro. E in effetti Paco Rabanne – stilista spagnolo che negli Anni Sessanta aveva iniziato a farsi conoscere disegnando gioielli per Givenchy, Dior e Balenciaga, prima di fondare la sua maison nel 1966 – ha saputo farsi interprete e ispiratore delle tendenze più innovative del secolo scorso, diventando punto di riferimento per generazioni di fashion designer.
PACO RABANNE. GLI ESORDI CON PROVOCAZIONE
Originario di Pasaia (San Sebastian), classe 1934, il piccolo Francisco Rabaneda y Cuervo trovò rifugio in Bretagna all’indomani dello scoppio della Guerra Civile spagnola: con sua madre, caposarta nell’atelier di Cristòbal Balenciaga, si trasferì a Morlaix, prima di stabilirsi, a partire dal 1951, a Parigi, per studiare architettura alla Scuola Nazionale di Belle Arti. Presto, però, si avvicinò al mondo della moda, in cui seppe fare breccia come designer di gioielli e accessori. Nel ’66, a soli 32 anni, la sua prima collezione, presentata all’Hôtel George V, fece scalpore nella capitale dell’haute couture: a sorprendere fu l’utilizzo di materiali non convenzionali come il metallo, che caratterizzerà tutte le sue sperimentazioni successive, sempre fondate su una profonda conoscenza della storia della moda, però improntate all’azzardo e a una visione fantascientifica, ancor più che futuristica. Sono abiti impossibili (o quasi: alcuni necessitavano di essere scaldati preventivamente con il phon) da indossare quelli della prima sfilata parigina, intitolata non a caso Manifesto: dodici creazioni che provocano la reazione della critica e tracciano la strada del Rabanne couturier visionario, all’epoca influenzato dalla temperie culturale della Space Age. Non tutti, nei primi anni, saranno concordi nel rilevarne il genio (Coco Chanel lo definirà “il metallurgico della moda”, per la preferenza accordata a maglie di metallo, plastica, rhodoid, carte argentate rispetto ai tessuti convenzionali), ma tra gli estimatori dello stilista si segnala Salvador Dalì, che lo considerava il secondo genio di Spagna (dopo se stesso).
IL CINEMA, I PROFUMI, LA MUSICA
Presto, infatti, i suoi abiti scultura affascinano il mondo, indossati dalle più celebri donne dell’epoca, da Jane Birkin e Haudrey Hepburn (con l’abito in paillettes per il film Due per la strada), a Jane Fonda, che Rabanne veste sul set di Barbarella, in collaborazione con Roger Vadim. Dal cinema, lo stilista sarà molto amato, chiamato anche a realizzare i costumi per la saga di 007. Ma la visione avanguardistica di Rabanne si declina anche in altre “invenzioni”: a lui va il merito di aver utilizzato per primo la musica come colonna sonora per le sfilate. E già alla fine degli Anni Sessanta si interessa alla profumeria, lanciando nel ’69 la prima fragranza firmata Rabanne, Calandre, solo l’inizio di una fortunata serie di successi. Nel 1999 lo stilista spagnolo, che scompare all’età di 88 anni, ha lasciato le scene per ritirarsi a vita privata in Bretagna, mentre da diversi anni è Julien Dossena il direttore creativo della maison (che sfilerà alla prossima Paris Fashion Week, dal 27 febbraio), di proprietà del gruppo catalano Puig dal 1986. Nel 2017 l’Accademia di San Fernando a Madrid gli ha reso omaggio con una mostra che ha riunito alcune delle sue creazioni più note, dall’abito di maglia d’alluminio con logo in strass che indossò Jane Birkin alla camicia da bagno in maglia metallica creata negli Anni Settanta, agli stampati su jersey di metallo con nature morte barocche, ai pesanti vestiti dorati ideati per le Bond Girl.
Livia Montagnoli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati