La riapertura della Sala tessuti di Palazzo Madama a Torino, sede del Museo Civico d’Arte Antica, riporta l’attenzione sull’ampio patrimonio industriale del nostro Paese. Oltre 4000 le testimonianze presenti nell’archivio di una delle più importanti collezioni d’Italia, esposta al secondo piano del museo, che ne sceglie cinquanta per la sua riapertura. Dai tessuti copti in lino e lana lavorata ad arazzo, provenienti da Antinoe, fino alla seta che durante il VI secolo arrivò nel Mediterraneo entrando nei palazzi imperiali e papali e fra i tesori delle cattedrali.
I velluti italiani operati, lavorati con filati d’oro e d’argento, erano i tessuti più richiesti da ogni corte del Rinascimento, così come l’arte del ricamo nel Cinquecento. E il museo in questione si fregia della famosa tovaglia con la raffigurazione dei Quattro Continenti, attribuita alla ricamatrice milanese Caterina Cantoni, nota per la tecnica del ricamo a doppio diritto.
LA NUOVA SALA TESSUTI DI PALAZZO MADAMA
Abbiamo raggiunto Maria Paola Ruffino, che ha curato la riapertura della nuova Sala tessuti di Palazzo Madama, per farci spiegare come sia stato sviluppato lo spazio espositivo. “L’allestimento, che riproporrà a rotazione nuove opere della raccolta, andrà mutando periodicamente, così da preservare la corretta conservazione dei beni. Ci siamo dati come cadenza annuale dicembre, ma pensiamo di anticiparla a ottobre per essere allineati con le esperienze educative e la programmazione che abbiamo con le realtà didattiche. Tutto dipende anche dai manufatti che andremo a restaurare con l’obiettivo di avere un maggior quantitativo di opere da cui attingere”. Ci si chiedeva se la sostenibilità e il riuso fossero temi portanti anche nel passato, e Ruffino conferma che “il tema del riutilizzo dei tessuti è strettamente connesso a quello di un capo costantemente riadattato, modificato e tramandato. Basti pensare che lo scarto industriale nel passato aveva sicuramente dimensioni differenti. Nei nostri archivi abbiamo manufatti più volte rattoppati e ricomposti nonché donati alla chiesa in cambio di voto, e a loro volta utilizzati come paramenti sacri”.
Alessia Caliendo
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