5 brand di moda che si sono fatti notare alla Berlin Fashion Week
Ventisette sfilate, due fiere e tanti altri eventi hanno movimentato Berlino durante la settimana della moda, dando visibilità a stilisti emergenti internazionali. Qui i cinque che si sono contraddistinti per inventiva. E impegno sociale
Al termine dei mesi animati dalle settimane della moda Autunno – Inverno 2023, non ci resta che osservare cosa sia successo al di fuori del calendario istituzionale, per raccontare le sperimentazioni dei brand autoctoni. E la Berlin Fashion Week, tenutasi dal 16 al 21 gennaio 2023, è stata sicuramente tra le più abili in tal senso. Quattro giorni ricchi di eventi, sfilate, presentazioni e performance, hanno confermato Berlino come una delle capitali della moda sostenibile, dove le sottoculture incontrano un’economia settoriale in ascesa. Ventisette le sfilate, due le fiere leader, PREMIUM e SEEK, così come le conferenze dedicate alla moda circolare. Artribune era presente per individuare cinque brand che comunicassero in maniera interessante le proprie idee attraverso innovazione e ingegno.
SF10G
“Investire nell’artigianato significa investire in una creazione tangibile; il confine tra creatore e consumatore può dissolversi in una realtà condivisa“, afferma Rosa Marga Dahl, creative director del marchio SF10G che per la collezione Autunno/Inverno 2023 ha raccolto centinaia di capi d’abbigliamento, foto e cartoline provenienti da negozi d’antiquariato di Berlino. Le informazioni visive e testuali reperite sono servite da ispirazione per disegnare la collezione, con la “linea 101″, contenente prodotti di recupero caratterizzati da un design sperimentale co-creato con il cliente finale, e la “linea moltiplicata”, che offre al consumatore una piccola quantità di pezzi già esistenti pronti da indossare.
PLATTE.BERLIN
Un incubatore, vera piattaforma di scambio e interazione, che perseguendo il motto “DIVERSE IT!” ha creato una serie di manifesti inclusivi, ideati da cinque fashion designer berlinesi: questo è PLATTE.BERLIN. Il progetto per la prossima stagione, valorizzato da uno show performativo e provocatorio presso una sala da ballo, è stato accompagnato da tavole rotonde dedicate al mondo della moda e al dialogo con le diversità. Partendo da un’azione di guerriglia comunicativa, grazie a un comunicato stampa fasullo, il marchio berlinese ha fatto sfilare “Realitywear”, una collezione nata per evidenziare gli abusi sui diritti dei lavoratori nelle fabbriche di Adidas. Sulla passerella, modelli con chiare lesioni sul corpo avvolti in creazioni presentate come “accuratamente stravolte” e “riciclate da abiti indossati ininterrottamente per sei mesi da lavoratori cambogiani a cui sono ancora dovuti i salari trattenuti durante la pandemia”. La parodia ha colto nel segno tanto che Adidas ha dovuto rilanciare con una smentita ufficiale, dichiarando di non aver mai collaborato con il brand berlinese.
LITKOVSKA
Lilia Litkovska ha il sangue della sartoria che le scorre nelle vene, rappresentando la quarta generazione di una famiglia della moda ucraina. Tra gli ospiti della fashion week berlinese, ha messo in scena attraverso l’ultima collezione del marchio omonimo una donna estremamente sensuale e devota alla silhouette, audace o fluida che sia. Le creazioni, tributo all’Ucraina in guerra “dove c’è chi, nonostante tutto, porta avanti ancora il proprio mestiere”, come tiene a sottolineare la stilista, sono una scoperta delle proprie radici, che dialogano con il design contemporaneo. Tra frange e ricami tipici.
DZHUS
Noto per i suoi abiti trasformabili e cruelty-free, il brand ucraino è stato un altro guest della Berlin Fashion Week, dove ha colto l’occasione per introdurre le sue innovazioni nel campo modellistico, mirate a un guardaroba sempre più versatile. La metamorfosi di capi universali, complessi nella loro struttura, svela un nuovo lato di DZHUS che parla delle condizioni climatiche avverse e abbraccia codici stilistici inusuali. Partendo dall’analisi dei drastici cambiamenti che ogni cittadino ucraino ha dovuto affrontare, le creazioni guardano al futuro e acquistano forza attingendo da forme che ricordano tanto una corazza.
ACCEPTANCE LETTER STUDIO
La collezione “The Universal Baths”, vero e proprio inno alla gioia e alla libertà di espressione, trae la sua ispirazione dal Continental Baths della New York del 1970. Il bagno, fondato da Steve Ostrow, aprì nel 1968 e divenne rapidamente parte non solo della storia queer, ma anche di quella dei club. Conosciuto per la protezione che offriva a tutti i suoi ospiti, il Continental è stato uno dei primi e pochi luoghi in cui si poteva essere sé stessi. Partendo da questo, il brand ha deciso di sovvertire le regole dell’abbigliamento per indagare sul cambiamento e sull’identità di ogni guardaroba. Offrendo a chi indossa i suoi capi infinite possibilità di interpretazione sul proprio corpo.
Alessia Caliendo
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