È il 1857 quando Giuseppe Borsalino avvia ad Alessandria un laboratorio specializzato nella produzione di cappelli in feltro. Dopo trent’anni dall’apertura diventa industria, superando i confini italiani e raggiungendo sia il cinema sia l’alta moda: da Alain Delon e Federico Fellini a Krizia e Versace. Oggi più che mai, il passato del marchio piemontese necessita di essere riletto in chiave contemporanea per consentirne la diffusione. Così nel 2022 arriva la nomina del nuovo Head of Style Jacopo Politi. Classe 1978, si laurea all’Istituto Marangoni per poi dedicarsi alla creazione di cappelli per Chanel, Louis Vuitton e Fendi, giusto per citarne alcuni. Eppure ha scelto di stabilirsi da Borsalino, con cui aveva già collaborato, in vista di un futuro che si rifaccia alla tradizione artigianale. Basti pensare al processo produttivo di un singolo cappello, composto da decine di passaggi perlopiù svolti a mano. Perché le uniche macchine capaci di garantire la qualità tipica del lusso sono quelle originali dell’Ottocento, ancora presenti, che non sostituiscono la manualità e la conoscenza dell’uomo. Elementi alla base del Made in Italy: “Arte tramandata dai predecessori e trasmissibile ai posteri”, come afferma uno degli artigiani di Borsalino. Abbiamo incontrato Jacopo Politi in Manifattura, sede del marchio in provincia di Alessandria. Mentre la prima, e storica, nel centro della città è stata adibita a museo per i 166 anni dell’azienda, esponendo gli infiniti modelli e stili creati nel tempo. Ma adesso “è il momento di tirare fuori il cappello dall’armadio”.
INTERVISTA A JACOPO POLITI
Oggi si parla tanto di heritage: come si relaziona a questo aspetto il Borsalino di Jacopo Politi?
Per noi è importantissima la tradizione. Deve rimanere nel DNA di Borsalino il “saper fare” ereditato, ed è mia intenzione mantenerlo durante l’intero percorso con il marchio. Abbiamo la capacità di creare una materia prima unica, realizzata ancora oggi con le nostre mani.
Le tue creazioni sembrano una perfetta sintesi tra passato e futuro. Ci racconti qualcosa in più?
Il dialogo è molto aperto. Per decenni abbiamo chiuso il cappello in un armadio, ritenuto non più essenziale o “alla moda”. Adesso è ritornato, perciò abbiamo una grande responsabilità e opportunità.
Fammi un esempio.
Sicuramente rielaborare il cappello perché possiamo applicare su di esso colori, astrazioni, dettagli e tecnologie.
A novembre 2022 è arrivata la nomina come Head of Style di Borsalino. Qual è stata la prima cosa che hai pensato di fare per rendere il marchio più tuo?
Avevo due grandi obiettivi. Il primo era quello di ricolorare, perché sono una persona raramente vestita di nero. Credo che il colore possa rivitalizzare un accessorio rimasto per troppo tempo tetro, scuro, anziano.
E poi?
Poi volevo introdurre nella nostra collezione di feltro forme fresche e immancabili come Bucket e Dario, nuovo modello da baseball.
IL FUTURO DI BORSALINO
Ti ha mai spaventato il passato di Borsalino?
No, anzi, mi rassicura. L’opportunità di avere così tanto da cui poter attingere mi stimola. È una ricchezza che non tutti possono vantare.
Invece cosa credi debba essere cambiato per rivitalizzare un marchio che ha una certa storicità?
Bisogna semplicemente attualizzarlo, rendendolo più fruibile dai giovani e adattandolo ai tempi. Oggi possiamo essere la mattina in un posto caldo e la sera dall’altra parte del mondo, magari con un clima totalmente differente. Oppure andare al lavoro per poi partecipare a un party.
Bisogna quindi renderlo dinamico.
Esatto, è proprio quello l’intento.
L’ARTIGIANALITÀ DI BORSALINO
Naturalmente le tue idee devono interfacciarsi con l’operato degli artigiani. Come avviene questo passaggio?
La tecnica non è cambiata. Usiamo processi molto simili a quelli di fine Ottocento. Però ci piace ripescare colorazioni desuete, rasare in maniera differente il feltro. Non voglio rendere il prodotto iconoclasta, ma c’è collaborazione nel diversificarlo da parte delle nuove generazioni che hanno sostituito i loro padri o le loro madri. Forse in questo qualcosa è mutato, perché il dialogo è più semplice.
Adesso raccontaci una giornata tipo di Jacopo Politi nella sede di Borsalino.
Può variare molto in base al momento della produzione in cui ci troviamo. Si parte dall’ispirazione della collezione, capace di plasmare forme, modelli, colorazioni e materie prime. Subito dopo è il momento della strutturazione della collezione, seguita dallo sviluppo pratico. Infine viene analizzato e mostrato il prodotto.
E come definiresti il Borsalino di Jacopo Politi per le prossime stagioni?
Giovane, colorato, effervescente e alla moda.
Giulio Solfrizzi
Production and visual content curation Alessia Caliendo
Art directed and shot by Giulia Raso e Marco Rebora
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