Il famigerato tessuto di cotone color blu, chiamato denim, ha subito talmente tante trasformazioni nella storia della moda e del costume che è quasi difficile produrne una definizione stilistica e collocarlo in un contesto socio-culturale. Nel tempo si è distaccato dai suoi originari utilizzi per adattarsi ai più svariati ambiti del fashion. E anche l’arte si è appropriata di questo materiale per elevarlo ad opera.
L’ETIMOLOGIA E STORIA DEL DENIM
Il termine denim consiste nell’abbreviazione del francese “serge de nîmes”, che significa tessuto di Nîmes. Perché nella Francia del XVII secolo i fabbricanti di stoffe ottenevano un resistente materiale dalle fibre di cotone, molto simile a quello dei jeans odierni. Eppure già nel XV secolo la città di Chieri (Torino) produceva un tipo di fustagno di colore blu esportato attraverso il porto antico di Genova. A dimostrazione del fatto che siano italiane le origini del tessuto che compone i blue-jeans, espressione derivante da “bleu de Gênes” ovvero blu di Genova. Perché all’epoca i tessuti venivano nominati in base al luogo di produzione. E nel capoluogo ligure ci tengono a ripercorre la sua storia, istituendo nel 2021 un “museo diffuso” che ha coinvolto l’intera città col fine di sancire la nascita della “Via del Jeans”: percorso turistico, commerciale e culturale volto a valorizzare alcune strade del centro storico – via Pré, via del Campo e via San Luca – dove il denim veniva prodotto e utilizzato.
LA STORIA DEL JEANS DI LEVI STRAUSS
Per vedere il denim indosso ai lavoratori, specificatamente ai cercatori d’oro americani, bisogna aspettare la fondazione della Levi Strauss & Co. nel 1853 da parte dell’omonimo imprenditore. L’obiettivo era creare indumenti ideali per attività lavorative quanto impegnative, e il risultato sono proprio i jeans. Poi migliorati dal sarto Jacob Davis, il quale aggiunse ai pantaloni in denim i rivetti in rame per rinforzare i punti maggiormente soggetti ad usura come le tasche. Questo non fece piacere ai cowboy, che sono stati tra i primi a credere nei jeans, perché i dettagli aggiuntivi graffiavano le loro selle. Ma l’avvenimento che consentì la loro importazione in Europa, e il relativo successo dai ceti più umili a quelli meno, fu la fine della Guerra grazie all’arrivo delle truppe armate americane, che li usavano nel tempo libero.
L’INTRAMONTABILE DENIM
Dal 1500 fino al Far West, passando per gli indumenti workwear ideati da Levi Strauss, è difficile quantificare i chilometri di solida trama di cotone prodotti. Fattore che ci porta a far fronte a seri problemi ambientali. Iniziati durante il boom economico, quando aumentò esponenzialmente la popolarità dei tessuti sintetici: in questo modo la trama di fili di cotone si è unita a nuovi materiali plastici per ampliare le possibilità di utilizzo e il range di vestibilità dei capi, creando tessuti misti impossibili da riciclare. Dalla parte opposta si trova l’upcycling, pratica di utilizzo di capi o filati vintage per generare articoli che conferiscano nuova dignità al materiale di scarto. Eppure, tra interpretazioni diverse, alcuni astri non tramontano: è il caso dell’iconico brand di Portobello Road, Pepe Jeans, che per la nuova collezione Primavera Estate 2023 ripensa il jeans portandolo nel deserto con una campagna scattata a Marrakech. Il marchio fondato nel 1973 ha attraversato diverse epoche del denim catalizzandone le tendenze. Facendolo ancora oggi con una collezione dominata da tinte sabbia, naturali sfumature dell’écru e tenui arancioni.
L’ARTE REINTERPRETA IL JEANS
Diversi stilisti hanno scelto di ricorrere al recupero di materiali preesistenti per dare vita alle proprie creazioni, di pari passo ad artisti che hanno perseguito questa causa nella produzione di opere. Qualche tempo fa abbiamo visto come Fade Out Label, brand di Berlino con radici abruzzesi, selezioni accuratamente denim di puro cotone proveniente da stock e rimanenze per creare i suoi design patchwork avanguardisti. La stessa scelta di Andrea Bonfini nella moda è stata applicata da Ian Berry nell’arte: l’artista inglese crea ritratti e paesaggi tramite la sovrapposizione di strisce di jeans con la tecnica del collage. Da volti a paesaggi, fino a scene di vita contemporanea, l’artista parte dalle fotografie che scatta lui stesso per ricoprirle di tessuto ottenendo manufatti con un inedito effetto tridimensionale. Proprio in occasione della Milano Design Week 2023, l’artista crea un racconto visivo esposto nella sede dell’Università Statale in via Festa del Perdono per ripercorrere le tappe dei mitici Levi’s 105. Durante l’ultimo Denim Days di Amsterdam, tenutosi il 14 e 15 aprile, il celebre tessuto azzurro è stato omaggiato da due leader del settore, il brand olandese Denham the Jeanmaker e l’eccellenza produttiva Made in Italy Candiani Denim, che hanno unito le forze con gli artisti colombiani Juan Manuel Gomez e Laura Montoya per dare vita ad una live performance di pittura del denim utilizzando strumenti per il lavaggio industriale.
LE NUOVE FRONTIERE DEL DENIM SOSTENIBILE
L’upcycling non è l’unica opzione per continuare a godere del tessuto più amato e indossato da tutte le generazioni. Numerose realtà si stanno facendo avanti sul fronte dell’innovazione proponendo metodi per creare alternative sostenibili alla produzione tessile.
Un esempio? Il tessuto denim stretch 100% biodegradabile di Jacob Cohën con bottone svitabile per permettere di compostare completamente i capi. Oppure la scelta del cotone organico. Così la fama di questo straordinario materiale non accenna a tramontare, garantendo un futuro all’insegna della ricerca e del progresso tra le infinite proposte che lo includono nelle collezioni di maison del lusso, marchi commerciali e realtà emergenti.
Elena Canesso
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