In un territorio ricco di giovani stilisti, anche grazie al panorama formativo in grado di soddisfare i profili più di tendenza nel sistema della moda, ci sono realtà che supportano i marchi a tutto tondo. Dallo sviluppo della comunicazione fino al product placement, ovvero il posizionamento del prodotto negli editoriali e sulle celebrità internazionali. Così i brand vengono guidati da know-how e competenze specializzate al fine della propria crescita. Tra tutti coloro che forniscono questo servizio nella penisola spicca Dadsit: vero e proprio incubatore dove l’arte e la cultura si fondono.
Nato nel 2019, poco prima della pandemia, è in grado di seguire i marchi dagli albori, sia digitalmente sia fisicamente, mettendo a disposizione le campionature per tutti i professionisti del mondo del fashion e celebrity styling. Come riportato nel suo manifesto, l’intento di Dadsit è “trasformare ogni forma di libera espressione in un prodotto concreto, promuovendo le realtà emergenti e comunicandole in qualità di aziende del prossimo futuro”. Sposando uno degli obiettivi della sezione moda di Artribune, che in questo approfondimento ha selezionato quattro delle start-up da loro promosse.
Alessia Caliendo
BLUDI BLU
Kyungdeok Kim presenta il brand Bludi Blu a Seul nel 2020. La duplicità delle sue basi, poste tra l’headquarter coreano e l’Italia, si riconosce anche dal nome scelto, che sta per “blu più blu”. “Credo che l’identità e il design di un marchio si costruiscano nel tempo. La mia ambizione è quella di realizzare due progetti annuali che abbiano la stessa valenza di quelli artistici”, afferma lo stilista, che ricorda di essere “stato anche selezionato come artista emergente per una mostra presso l’Art Center di Seul nel gennaio 2023”. E continua: “Nel progettare un’esposizione mi rivolgo sempre al tema della gioventù e a tutto ciò che è in procinto di sbocciare ed evolversi”. Le sue collezioni sono un’esplosione emozionale grazie a silhouette, stampe e colori audaci che subiscono le influenze di ciò che lo circonda.
GAUHAR ALI
La fashion designer che dà vita al marchio omonimo è originaria del Pakistan, ma ha studiato nell’ambito del fashion design in Italia. Gauhar Ali ama approcciarsi alla moda ispirandosi alla fluidità e all’audacia cromatica. Le sue silhouette uniscono l’heritage europeo con l’avanguardia internazionale, che nasce dalle sperimentazioni in ambito accademico e non solo. Il risultato? Un cosmo che fa intersecare lo streetwear, l’abbigliamento da strada, all’activewear, l’abbigliamento sportivo, distinguendosi dagli altri per il forte valore dato all’artigianalità.
KASEI ARCHIVE
La sottile linea che collega i due cofondatori del brand, Lintang Dewantari e Marco Chirico, è di tipo meditativo, ed enfatizza le non poche casualità che connettono ognuno di noi. Il nome deriva dal buddismo giapponese: l’entità del fuoco (KA) in Kasei (火星) è uno dei cinque elementi (五大), ma anche il quarto pianeta dal Sole, Marte. L’interconnettività viene spinta dalle forze della rinascita e delle passioni nei confronti dell’arte. Così, nel marchio, i più classici archetipi del guardaroba si incontrano con il mondo della musica elettronica sperimentale. Consentendo anche a ognuno di noi di soddisfare il desiderio di avere un proprio archivio del quotidiano, facendolo evolvere anno dopo anno. Tutto grazie a Kasei Archive.
PECORANERA
In questo excursus non poteva mancare un brand di maglieria sostenibile, tra le tendenze delle ultime stagioni. Noi abbiamo scelto Pecoranera: un gruppo di 9 menti creative, tutte provenienti da contesti culturali e sociali differenti, che riflette sulla collettività con un occhio critico ma anche creativo. Da qui, appunto, il nome Pecoranera per identificare identità al di fuori dalla massa. “La nostra è una maglieria contemporanea che vede il recupero di filati italiani di altissima qualità, molti dei quali provenienti da giacenze di magazzino”, raccontano, per poi descrivere il loro approccio che “privilegia la circolarità della materia e si fregia di dar vita a un lusso sostenibile ma anche attuale, in quanto la maglieria era stata relegata a un contesto prettamente classico”. La visione del marchio ama rivolgersi ai contrasti privi di schematizzazioni pregresse con la consapevolezza che l’acquirente finale possa renderli propri e caratterizzarli ulteriormente con l’espressività individuale.
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