Intervista a Niccolò Pasqualetti, uno degli stilisti più promettenti del momento
Trovare l’equilibrio tra l’eleganza classica italiana e un’estetica audace al passo con i tempi: questo è l’obiettivo del giovane stilista toscano che, per realizzare i suoi capi, si ispira all’arte e alla natura
Classe ’94, toscano, Niccolò Pasqualetti è tra gli stilisti più promettenti del momento. Non a caso è stato da poco premiato come uno dei vincitori della terza edizione dei CNMI Fashion Trust Grant, iniziativa dedicata ai marchi indipendenti del made in Italy, volta al loro supporto finanziario e formativo. Pasqualetti, che si è specializzato alla Saint Martins di Londra e vanta nel suo curriculum esperienze lavorative all’estero per brand importanti come The Row a New York e Loewe a Parigi, ha scelto di dar vita al suo omonimo brand in Italia.
L’intervista allo stilista Niccolò Pasqualetti
Sei originario di San Miniato, un piccolo comune toscano, e hai posto in Italia le basi della tua formazione studiando allo IUAV di Venezia. Quanto e come la cultura italiana influisce sulla tua produzione?
Sicuramente rappresenta una fonte di ispirazione che mi permette di creare pezzi unici che uniscono tradizione e innovazione. Ho il privilegio di collaborare direttamente con abili artigiani e persone che possiedono una preziosa conoscenza del mestiere. Questo aspetto è essenziale per la mia produzione, che si nutre delle tradizioni artigianali e delle competenze antiche per creare capi attuali di alta qualità. Sotto l’aspetto estetico, le mie collezioni prendono spunto da un guardaroba tipicamente italiano, poi rivisitato, decostruito e proposto in chiave moderna. Giacche sartoriali, pantaloni e gonne a pieghe vengono trasformati e reinventati per acquisire un nuovo significato e uno stile contemporaneo. Il mio obiettivo è trovare un equilibrio tra l’eleganza classica italiana e un’estetica audace e moderna.
Il tuo marchio si muove con garbo tra mondo maschile e femminile, tra concretezza, sogno e poesia. Cosa raccontano le tue collezioni?
Le mie collezioni esprimono la dualità intrinseca che caratterizza ognuno di noi. Sintetizzo spesso questa idea con la frase “la fluidità della pietra e la sensualità dell’acqua”, che descrive proprio questi elementi apparentemente contrastanti ma fondamentali nel mio lavoro. Oltre a ciò, le mie collezioni narrano la mia storia, i miei ricordi, i momenti significativi e le persone che hanno lasciato un’impronta nel mio percorso. C’è anche forse un elemento di alter ego. Attraverso i miei capi, cerco di trasmettere un senso di equilibrio tra elementi opposti, creando uno spazio in cui la dualità si fonde armoniosamente. Le mie creazioni evocano emozioni forti e una sensualità sottile, dando vita a un dialogo tra forme fluide e linee strutturate. Le mie collezioni rappresentano un’interpretazione di esperienze ed emozioni, un modo per comunicare la mia visione del mondo e la mia estetica. Sono un invito a esplorare la bellezza delle ambiguità e a celebrare la diversità che ci contraddistingue.
C’è qualcuno o qualcosa che ti ispira durante il processo di creazione?
La mia ispirazione viene dall’intuito, da quei momenti in cui qualcosa cattura la mia attenzione e scatena la mia creatività. Le persone che incontro per strada, con il loro stile unico, sono una fonte infinita di ispirazione. Mi sento attratto anche dai mercatini, quei luoghi dove puoi trovare tesori autentici e unici. Mi piace scovare oggetti che hanno una storia da raccontare e che posso trasformare in qualcosa di nuovo e sorprendente. Anche la natura è una mia fonte d’ispirazione: mi affascinano le sue forme organiche, cerco di catturare quella bellezza e di trasferirla nei miei capi. Mi piace esplorare diverse possibilità artistiche, dalla pittura alla scultura. Sperimento con forme tridimensionali che assomigliano a sculture, creando pezzi unici e audaci.
Ti rivolgi a un tipo di clientela in particolare?
Creo per coloro che non vogliono essere etichettati. Mi rivolgo a persone che combinano forza e delicatezza, che incarnano un’identità in continua evoluzione. I miei capi sono pensati per chi abbraccia la complessità della propria individualità e non si lascia imprigionare da definizioni rigide. Allo stesso tempo, tengo conto dell’importanza della praticità e dell’adattabilità nella vita di tutti i giorni.
Il tema della moda sostenibile è oggi di fondamentale importanza per chiunque lavori nel settore. Tu che tipo di approccio hai in merito?
Mi impegno a utilizzare materiali responsabili e a ridurre gli sprechi durante la produzione. Valorizzo l’utilizzo di parti riciclate e tessuti provenienti da stock per ridurre l’impatto ambientale. La sfida è cambiare la cultura del fast fashion, promuovendo una moda più lenta e duratura. Durante i miei anni di studio alla Central Saint Martins, ho avuto l’opportunità di esplorare e approfondire questi concetti grazie alla borsa di studio di Stella McCartney che ho ricevuto per la sostenibilità. Lavorando per marchi di rilievo nel settore, ho potuto constatare direttamente i grandi sprechi e l’impatto ambientale generato dall’industria della moda, il che ha rafforzato la mia determinazione nel cercare di fare la differenza.
Alle collezioni di abbigliamento affianchi una produzione di gioielli. Ce la racconti?
Le collezioni di gioielli nascono dalla mia passione per il design e la creazione di pezzi unici. Mi ispiro alle sculture organiche di artisti come Brancusi e Jean Arp, cercando di trasformare gli oggetti in sculture indossabili che emanano una sensazione di purezza. Utilizzo spesso pietre naturali tagliate a mano e collaboro con abili artigiani per la realizzazione dei gioielli.
I pezzi riflettono una connessione con la natura e l’essenza umana. Cerco di catturare forme curve che richiamano un senso primordiale. La mia collezione jewelry è realizzata in Toscana utilizzando materiali nobili e con una particolare attenzione alla semplicità e all’essenzialità del design. Ogni pezzo è frutto di un lavoro artigianale meticoloso, riflesso nella qualità e nei dettagli dei gioielli.
Valeria Oppenheimer
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