L’abito come archivio. Lo stilista Sylvio Giardina in scena alle Terme di Diocleziano
Il sonno e non il sogno, il fare come pratica artistica. Questo è alla base della performance dello stilista Sylvio Giardina tenutasi nel grande sito archeologico romano. Dove l’artigiano materializza il pensiero e la visione
SI/LENZIO è la performance andata in scena il 13 luglio 2023 al Museo Nazionale Romano nella sede del Complesso delle Terme di Diocleziano, un intervento site specific ideato da Sylvio Giardina e curato da Alessio de’ Navasques, in cui l’eco del mito, la dimensione del rituale, della memoria, di un femminile eterno e ineffabile nella trasformazione, sono tracce narrative per un’epifania che fonde moda e performance. Una conferma di quello che oramai si può definire uno stile: Giardina ha ribadito a tutti noi una capacità narrativa straordinaria, tanto che oggi ci viene più facile accostarlo alla figura di un regista più che a quella di un fashion designer. Un regista teatrale capace di giocare con dimensioni, forme e materiali come, ad esempio, faceva Ronconi nell’Orlando Furioso: Giardina è inventore di macchine sceniche, vedi il gigantesco telaio della performance /gal-le-rìa/ avvenuta lo scorso gennaio nei saloni del piano nobile di Palazzo Farnese a Roma. Creatore di spettacolo in senso “rinascimentale” come si evince dai suoi studi preparatori, dalle sue reference che vagano fra arte, cinema, moda e scienza, che si concretizzano nel laboratorio dove si cuce.
La performance di Sylvio Giardina alle Terme di Diocleziano a Roma
Protagonista di questa performance è una figura che dorme in un abito gigantesco, riposa in un limbo archetipico come quello della Sala del grande museo archeologico. Quando la vediamo dormire ci tornano in mente altre “addormentate”, quelle fiabesche in attesa del bacio di un amore, o l’attrice scozzese Tilda Swinton che dormiva per molte ore in una scatola di cristallo, osservata da un pubblico incuriosito, nel 1995 al museo Serpentine di Londra, nel 1996 al Museo Barracco e al MOMA nel 2013. Anche Ofelia verrebbe alla mente se non fossimo sicuri del fatto che sia viva. Lo stato di sonno sancisce il silenzio, rende inevitabile spegnere i toni, definisce un’umana sacralità che porta a essere rispettosi e attenti, semplicemente per non svegliarla, e ci educa a guardare con molta più attenzione. Ci appare così mentre entriamo nelle Terme di Diocleziano e attraversiamo la memoria archeologica quasi come preparazione al rito: diventiamo altro, diventiamo piccoli elementi come i tasselli del mosaico che ci accompagna da terra e da muro, ci scomponiamo per poi ricomporci davanti a lei che sembra più grande di ogni altra cosa. Lei, la performer spagnola Mina dai lunghi capelli neri che si fondono con l’abito che la circonda, dorme in un enorme abito da sera che la cinge con un corpetto per poi allargarsi come uno specchio d’acqua con mille riflessi intorno a lei.
La moda e la figura della donna nella performance di Sylvio Giardina
Una forma animata da colori naturali, quelli della couture di Giardina, ritagli dei suoi scarti, foglietti impalpabili cuciti insieme come appunti da ricordare e conservare. Così l’archivio delle collezioni passate si fa mappa, pattern compositivo: dalle stoffe usate per la doppiatura a quelle preziose della sartoria, come organza di seta, gazzarre, chiffon, georgette, crepe, cady, mikado e duchesse; senza dimenticare pizzi francesi, con foglie di velluto, e bagliori di fili metallici. “Quando ho iniziato a pensare a questo progetto, volevo un abito che si trasformasse, che in ogni sua parte avesse un segno, una lavorazione diversa”, afferma lo stilista. “Nel confronto con i tessuti che fanno parte del nostro archivio e magazzino, ho ritrovato in ognuno una memoria, una storia diversa. Ogni abito realizzato è legato a una condivisione, a un evento, a un dialogo particolare con quella donna, con le forme del corpo, con la ricerca del giusto mood per vedersi in quel vestito”.
La performance di Sylvio Giardina alle Terme di Diocleziano. Una riflessione
Una celebrazione per le donne che vestono i suoi abiti tanto quanto per le sarte, protagoniste di ogni storia di alta moda. Un femminile che si ritrova assoluto nella mitologia evocata dal luogo: “il mito di Persefone, Arretos Kore, la ragazza indicibile come la definisce Euripide, che rappresenta la vita, ispira una performance che diventa un rito di rinascita. La fanciulla divina nella sua indeterminazione di madre e vergine allo stesso tempo, lo spirito femminile più sacro e indefinito, torna ciclicamente dagli inferi per riportare la primavera e l’estate”, come scrive il curatore, che riporta ciò che a sua volta scrive il filosofo Giorgio Agamben in La ragazza Indicibile, mito e mistero di Kore: “Kore è la vita in quanto non si lascia “dire”, cioè definire secondo l’età, le identità sessuali e le maschere familiari e sociali”. Un lavoro importante poiché frutto della condivisione artistica tra Sylvio Giardina – che vede l’arte come ispirazione e la moda come strumento – e Mina Serrano, performer e artista visiva, attualmente basata a Parigi, che ha fatto della trasformazione l’elemento centrale e il filo conduttore del suo lavoro. Tutto fortemente sostenuto da Stéphane Verger, direttore del Museo Nazionale Romano.
Clara Tosi Pamphili
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