Le bambole sono giocattoli da vestire e svestire, con cui si possono inventare storie che passano anche dagli abiti. Barbie è per definizione un giocattolo, ma è stata qualcosa di più perché ha raccontato le evoluzioni della figura femminile nella società, sfruttando le capacità della moda. Se nel 1959 debuttò la Barbie in costume da bagno intero zebrato, mostrando le gambe poco prima nascoste dalle donne in carne e ossa poiché ritenute eccessivamente sensuali, negli Anni Ottanta l’azienda Mattel produsse la Barbie Day to Night: di giorno donna in carriera, di sera in abito da sera. Tutto rigorosamente rosa e accessoriato, dal telefono alla valigetta da lavoro e ai tacchi a spillo. Una rappresentazione al femminile, questa, spinta dall’effettivo e riconosciuto ingresso delle donne nel mondo del lavoro, che non erano più relegate alla rappresentazione universale di Midge, amica incinta di Barbie creata nel 1963.
Barbie vestita dalle grandi firme
Come ribadito più volte nel film di Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling, grazie al prodotto Mattel le donne potevano essere chi volevano, prima ancora che questo fosse possibile a causa di una società patriarcale e tendenzialmente maschilista. Barbie veterinaria, Barbie dottoressa e Barbie astronauta, tutte identificabili dal vestiario, si alternavano alle versioni più modaiole di Barbie Collector, una linea da collezione che ha collaborato con grandi marchi del fashion system. Nel 1990 fu il momento della bambola firmata Benetton, che ricordava lo stile pomposo e colorato del decennio appena concluso; invece nel 1995 arrivò Barbie Dior, avvolta da giacca sfiancata e gonna a ruota come voleva il “New Look” introdotto da Christian Dior durante il Dopoguerra. Poi venne creata Barbie Burberry nel 1999, con trench e borsa che riprendevano la famosa trama a quadri beige e bianca. Ne sono arrivate anche altre fino alla versione firmata Balmain e ideata dall’attuale direttore creativo Olivier Rousteing nel 2021.
Lo stile volubile delle Barbie
Queste sono edizioni speciali, eppure non servivano per cogliere il legame tra Barbie e la moda perché le bambole Mattel hanno sempre incarnato con cura lo stile degli anni in cui venivano prodotte. La Barbie Anni Sessanta con i primi modelli di costume a due pezzi, grembiule da casalinga e abito da cocktail abbinato a cappello a tesa larga, si è evoluta negli Anni Settanta in una versione che sfoggiava trame a fiori, costumi interi ma scollati sul retro e abiti decisamente più corti. Dopo i look si sono adattati ai colorati Anni Ottanta e agli esuberanti Anni Novanta, dimostrando per ogni decade una diversa concezione della moda, che comporta una rappresentazione altrettanto diversa della vita e della donna. Non è un caso se pian piano le Barbie si siano allontanate dall’ideale di madre o abbiano cominciato a guardare il proprio acquirente negli occhi, non come le versioni degli Anni Cinquanta e Sessanta caratterizzate da uno sguardo mesto e sfuggente.
L’evoluzione delle Barbie nella vita vera
Oggi, però, il rapporto tra moda e Mattel ha lasciato il mondo dei giocattoli per avvicinarsi a quello vero. L’azienda stava subendo un calo di popolarità e vendite, quindi la decisione più logica era produrre un film a Hollywood e infarcirlo sia di democratiche capsule collection con i colossi del fast fashion sia di inarrivabili look ideati dallo stylist di Margot Robbie, Andrew Mukamal, per le premiere internazionali. Insomma, una strategia di marketing ad hoc che ha reso l’estetica di Barbie realistica: la gente l’ha vista con i propri occhi indosso a una persona simile alla bombola originale, e l’ossessione per questa è ricominciata. L’attrice e personaggio principale del film ha infatti collaborato con Vivienne Westwood, Schiaparelli e Versace per trasformare alcuni costumi di Barbie in abiti griffati a grandezza naturale. Affidandosi anche a Chanel per alcuni vestiti e accessori visionabili sul grande schermo, tutti pezzi d’archivio provenienti direttamente dagli Anni Novanta. La maggior parte sono stati indossati al tempo dalla top model Claudia Schiffer, precorritrice del Barbiecore – quel trend che ha portato gli spettatori del film a vestirsi di rosa per andare al cinema o che ha tinto dello stesso colore le collezioni di molti brand del lusso. In questo modo gli elementi tipici del mondo di Barbie sono tornati prepotentemente per ribadire ancora una volta quanto i vestiti, di pari passo alla bambola dai capelli biondi, riescano a riassumere lo spirito e il contesto normativo di ogni periodo storico; liberandosi, si spera definitivamente, della superficialità a cui vengono relegati. Giunti a questo punto, è chiaro che Barbie sfrutti da sempre la moda, ma non solo per vestirsi ed essere al passo con le tendenze.
Giulio Solfrizzi
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