Tutte le forme di Yves Saint Laurent in mostra a Parigi 

Al Musée Yves Saint Laurent Paris, il sodalizio tra moda e arte si rinnova. Le geometrie d’archivio del rivoluzionario couturier dialogano con l’opera di Claudia Wieser in un’esperienza tra realtà e astrazione

Illusionista, maestro del colore e assemblatore di geometrie atemporali, Yves Saint Laurent è ricordato per essere stato in primis un pioniere nella liberazione delle forme del costume, nonché magistrale interprete dello Zeitgeist: dallo smoking al femminile, passando per il nude look, fino all’introduzione apologetica delle arti nella moda. A tal proposito, da fervente collezionista di Goya, Matisse, busti romani e arredamenti Art Deco, il couturier fa di questa passione-ossessione una cifra stilistica delle sue collezioni, che con la mostra Yves Saint Laurent – Formes trova un’eco tutta nuova negli spazi dell’omonimo museo di culto parigino al civico 5 di avenue Morceau. Con la curatela della direttrice Elsa Janssen e della capo curatrice Serena Bucalo-Mussely, la rassegna – visitabile fino al 14 gennaio 2024 – si propone di approfondire il lavoro dello stilista da una prospettiva del tutto inedita, ovvero quella dell’approccio geometrico, del gioco al dettaglio compositivo, sondando il suo senso architettonico della moda. Le linee interrotte, gli angoli bruschi e le curve stilizzate degli abiti dialogano con le scenografie e le opere caleidoscopiche modellate dall’artista berlinese Claudia Wieser.

Geometrie e colori nell’opera di Saint Laurent 

L’allestimento presenta circa quaranta modelli d’archivio, tra haute couture e prêt-à-porter, accessori e bozzetti. A partire dall’iconica silhouette “Trapèze” del 1958, ideata dal giovanissimo enfant prodige al timone di Dior, la rielaborazione delle forme diventa un fil rouge nelle creazioni di Monsieur Saint Laurent fino alla fine della sua carriera. In questo senso, è evidente che il suo lavoro ambisce a “spogliare” l’abito e a liberarlo da tutto ciò che c’è di superfluo per raggiungere l’essenzialità della costruzione. Una sorta di purezza, che ricerca in primo luogo negli abiti presi in prestito dal mondo del lavoro e adattati alla haute couture, reinterpretando i codici delle “forme permanenti” e plasmando la sua estetica casual chic. La materia pittorica, nella quale riecheggiano i tratti di molteplici correnti artistiche, dall’astrattismo al costruttivismo, viene trasposta in materiale tessile creando un mélange di linee nette, tagli semplici, superfici e nuances vibranti a servizio delle forme. Uno degli esempi più celebri esposti in mostra è la giacca della collezione haute couture primavera-estate 1980, in cui fa rivivere uno dei suoi precedenti successi: l’omaggio al pittore Piet Mondrian e al movimento De Stijl (altrimenti detto Neoplasticismo) nell’iconica collezione haute couture autunno-inverno 1965. Restano impressi nella storia i lembi di stoffa tinti nei colori primari e messi in evidenza da una griglia nera, a creare l’effetto geometrico-equilibrato tipico dei tableaux dell’artista olandese. Negli Anni Sessanta un’altra collezione che chiama in causa l’arte grafica è quella dell’autunno-inverno 1966. Si tratta di uno sguardo al movimento della Pop Art e in particolare all’opera di Tom Wesselmann, giocando con vivide cromie e la sensualità dei suoi Great American Nudes. Una rete di tonalità tanto audace quanto calibrata, ripresa poi anche nel défilé SAINT LAURENT rive gauche autunno-inverno ’97, di cui ricordiamo l’abito in jersey di lana turchese, rosso e blu, abbinato alla stola-copricapo rosa shocking. D’ispirazione cubista sono invece le tredici giacche della collezione SAINT LAURENT rive gauche autunno-inverno 1988, nella quale le geometrie s’intrecciano esaltate dal collage di tessuti in raso e pelle, il tutto completato, per dirla con le parole del critico Louis Vauxcelles, da accessori letteralmente “fatti a cubi”, abbracciando la compenetrazione delle solidità tridimensionali. 

Yves Saint Laurent - Formes
Yves Saint Laurent – FormesYves Saint Laurent – Formes

Il movimento in bianco e nero di Saint Laurent

Attraverso un sottile accostamento di contrasti, simmetrie e giochi ottici dissimulanti, Saint Laurent si serve costantemente dell’accoppiata bianco-nero come mezzo di espressione, coerente con la sua ricerca di semplicità. Come nell’Op Art, i due non-colori vengono strettamente legati alla cinetica, quindi anche in questo caso diventano funzionali alla forma che l’abito ri-crea nello spazio. L’uso smodato del nero rappresenta per il couturier il “punto zero” da cui la silhouette prende forma, come a fare del corpo stesso il tratto di un disegno, parafrasando gli studi iniziati dal pittore Kazimir Malevič con il suo celebre Quadrato nero (1915). Tra i capi esposti in mostra, che seguono questo espediente, citiamo quelli dell’haute couture autunno-inverno 1998, della primavera-estate 2000 e le mise della linea SAINT LAURENT rive gauche primavera-estate 1980.

Yves Saint Laurent – Formes
Yves Saint Laurent – Formes

Claudia Wieser, tableaux plastici e l’intuizione della forma

Le geometrie degli abiti trovano continuità negli spazi della fondazione, allestiti dall’artista Claudia Wieser e trasfigurati in un terreno di scambio poliedrico. Riprendendo i principi del Bauhaus gropiusiano, Wieser fa confluire lampi d’influenze moderniste in dipinti, installazioni e sculture, esaltandone l’artigianato secondo la lezione del movimento Arts and Crafts, tramite l’utilizzo di materiali plastici come il rame, la ceramica smaltata, il legno e la carta. Sulla scia delle coordinate spirituali indette dall’astrattismo geometrico di Vassily Kandinsky e Paul Klee, l’artista espone al Musée Yves Saint Laurent Paris una serie di pezzi, alcuni dei quali inediti, volti a offrire allo spettatore un’esperienza quasi totalizzante, nel senso di sintesi à la Gesamtkunstwerk. Infatti, il risultato si presenta come un’intersezione di letture della dialettica tra moda e arte, in un via vai di incessanti rimandi dalle installazioni ai tessuti, e viceversa. Un’occasione che potremmo infine definire come l’ennesima riprova della bellezza e delle possibili ri-significazioni che scaturiscono sempre e comunque dal loro incontro. Soprattutto quando si tratta di YSL.

Aurora Mandelli

https://museeyslparis.com/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Aurora Mandelli

Aurora Mandelli

Originaria di Vaprio D’Adda, si sposta a Milano e Bordeaux per perseguire gli studi. Da sempre amante della moda in tutte le sue forme, coltiva la passione per l’arte, il cinema e il teatro. Attualmente fashion stylist e redattrice freelance…

Scopri di più