Le macchine sportive della Ferrari, rosse e sfuggenti, sono oggetto del desiderio. Basta un colore, una forma, anche un dettaglio che sia riconducibile al mito della Rossa, per risvegliare in noi un’intensa curiosità: che sia prova della debolezza umana o meno, su questo fa leva la linea d’abbigliamento della nota casa automobilistica per assemblare il proprio ruolo nella moda, come ha fatto Enzo Ferrari, pezzo dopo pezzo, nel settore dell’automotive. Due mondi simili per la cura riservata ai dettagli e alla scelta dei materiali.
La collezione Primavera Estate 2024 di Ferrari
Se la matrice è comune, bisogna rispettarla per non perdere la riconoscibilità del prodotto. Dunque, mentre sfreccia la collezione Primavera Estate 2024 su una passerella non casualmente ovale, ritornano cavallini dietro i colletti, guantoni rinforzarti, occhiali a mascherina e scarpe metallizzate che ricordano una certa estetica. Osservando con più attenzione, però, gli abiti sembrano rappresentare due persone apparentemente differenti: chi le Ferrari le costruisce e chi le guida. Salopette rosse o in denim si danno il cambio con cappotti e abiti in pelle; poi ritorna l’immaginario degli operai nelle tute intere sartoriali e nei materiali tecnici di vestiti con maniche sbuffanti. La collezione diventa un’operazione chirurgica in cui si smonta e si rimonta la macchina, adattandola su look che partono dai rivestimenti dei sedili fino ad arrivare ai cerchioni delle ruote. Il minimo comune denominatore? Il desiderio di costruire o guidare la macchina sportiva. Ma anche il desiderio come “concetto universale che ci porta a rompere i confini, a cercare sempre l’eccellenza”, riportando le parole del direttore creativo Rocco Iannone.
La trasformazione di Ferrari, dalle auto alla moda
L’impresa titanica di trasformare una casa automobilistica in maison di moda riesce. A volte correndo si perde il senso di certi look, ma ci si riappropria agilmente del volante distogliendo l’attenzione dagli sbandamenti accidentali. Così la linea d’abbigliamento risulta coerente con i simboli della Ferrari, evolvendosi all’interno dello stesso immaginario di cui lo stilista si appropria per proporre un punto di vista alternativo a quello dominante, e allo stereotipo del rosso sgargiante. Non è cosa semplice perché i ritmi del fashion system sono gli stessi della Formula 1, ma col tempo quel desiderio a cui si ambisce emergerà del tutto. È solo questione di pratica, e di fiducia nei talenti italiani.
Giulio Solfrizzi
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