L’Intelligenza Artificiale sta riscrivendo il sistema moda?
L'ampia diffusione di strumenti basati sull’intelligenza artificiale suscita interrogativi. Intanto si comprendono vantaggi e svantaggi, anche a discapito dell’uomo. E della personalità necessaria per il futuro della moda
Le possibilità offerte dall’intelligenza artificiale sono infinite. L’espansione di questa e delle sue integrazioni sta toccando quasi tutti gli aspetti lavorativi, coinvolgendo anche l’industria della moda dove il legame con la tecnologia ha suscitato riflessioni da parte di numerosi direttori creativi nel corso degli anni. Già nel 2006 Alexander McQueen ha stupito con l’ologramma di Kate Moss in passerella per la collezione Autunno Inverno, e da allora gli esempi eclatanti si sono moltiplicati, come quelli offerti di recente da Coperni: abiti che si materializzano sul corpo delle modelle grazie ad una pittura spray innovativa e cani robotici, rendendo le sfilate dei veri e propri momenti di intrattenimento. Per la moda, sempre riflesso del suo tempo, è quasi un imperativo cavalcare ogni nuova ondata di innovazione e creatività.
I deep fake e la corsa agli NFT
Dopo esperienze e sperimentazioni nel Metaverso, e la corsa agli NFT, adesso è il momento dell’intelligenza artificiale nei processi creativi. Dagli inizi del 2023 e con l’avvento di ChatGPT, l’applicazione dell’IA ha dimostrato la sua utilità nell’efficientamento delle tempistiche lavorative coprendo numerosi ambiti: dal marketing al merchandising, fino al design. Se in passato il suo impiego rimaneva principalmente dietro le quinte, recentemente ha cambiato tendenza, grazie anche alla proliferazione di piattaforme che consentono di realizzare video e immagini incredibilmente realistici, dando il via ad un’ondata di contenuti che hanno invaso i social media e non solo. Tra questi, si sono diffusi i cosiddetti “deep fake”, come la ormai celebre immagine di Papa Francesco che indossa un piumino bianco in stile Moncler o il video del casting di Harry Potter in look Balenciaga: momenti mai accaduti nella realtà, ma resi credibili grazie alla tecnologia.
I vantaggi dell’IA nel sistema moda
Per quanto riguarda l’industria della moda, l’IA può fornire un supporto creativo generando automaticamente suggerimenti di pattern e texture, aiutando i fashion designer a creare nuovi progetti e stili in modo più efficiente ed innovativo, azzerando quindi problematiche legate alla richiesta di tempo. Inoltre, l’intelligenza artificiale può analizzare diversi dataset per quanto riguarda trend e preferenze dei consumatori, permettendo di ottenere una maggiore comprensione e consapevolezza del mercato, ed anticipare le richieste del proprio target. Un ulteriore aspetto significativo è l’ottimizzazione della produzione e gestione della supply chain. Ma può anche essere sfruttata per prevedere le domande del mercato, ottimizzare la produzione e ridurre gli sprechi, consentendo una gestione più efficiente del processo produttivo con un minore impatto ambientale.
Cosa succederà alla creatività dopo l’IA?
L’utilizzo dell’IA nell’industria della moda sembra essere piuttosto positivo dal punto di vista pratico, come confermano le grandi potenzialità che propone. Tuttavia, l’automatizzazione eccessiva potrebbe minacciare l’aspetto umano e più creativo della moda, rischiando di omologare gli stili e perdere il tocco proprio di ciascun stilista. L’impiego degli algoritmi di machine learning potrebbe accentuare tendenze omogenee prive di personalità, come già in piccola parte avviene. Proprio qualche mese fa, l’annuncio di Levi’s di utilizzare modelli iper-realistici generati con intelligenza artificiale ha sollevato numerosi interrogativi e perplessità. Il brand ha giustificato questa scelta come un’opportunità per esplorare una vasta gamma di combinazioni tra diverse fisicità, e altrettanti tratti estetici. Ma mentre ci abituiamo all’idea di impiegare l’IA come strumento al servizio della creatività, ci si chiede cosa accadrà quando cominceremo a sostituire le persone reali, dotate di tratti unici che li contraddistinguono, con invenzioni tecnologiche (ed automatizzate).
Come i brand stanno usando l’IA
Indubbiamente, i marchi hanno fiducia in questa tecnologia, che molti stanno sperimentando. Durante la Metaverse Fashion Week, tenutasi a marzo, Tommy Hilfiger ha presentato un concorso di design AI in collaborazione con l’app DressX. Nel frattempo, l’online retailer ASOS ha impiegato con successo software di intelligenza artificiale per gestire i dati dei consumatori, adattando le offerte in base alle loro preferenze. Anche brand come Zara e H&M la stanno sfruttando in molti ambiti, come la gestione della catena di approvvigionamento, la previsione di tendenze future attraverso algoritmi, e l’utilizzo di microchip nelle etichette di sicurezza per ottenere una piena visibilità sull’inventario e individuare la posizione di specifici stili e taglie. A conferma di questo cambio di rotta, sono anche gli innumerevoli eventi, primo fra tutti la AI Fashion Week di New York tenutasi lo scorso aprile, dove alcuni stilisti emergenti hanno presentato le loro collezioni e modelli creati con piattaforme di IA, come la più popolare Midjourney. Oltre ad eventi e mostre, numerosissime sono le realtà nate per promuovere l’applicazione dell’IA nella moda, come Maison Meta. Founding partner dell’AI Fashion Week, è il primo studio creativo con sede nella grande Mela che si pone come spazio digitale per esplorare il potenziale dell’intelligenza artificiale in numerosi ambiti come moda, beauty, interior design e arte. Ma esiste anche il Metaverse Fashion Council, che si definisce “un sistema economico aperto e decentralizzato, alimentato dalla creatività e dall’IA. In questo sistema, il valore viene creato attraverso le idee innovative e creative degli individui, che vengono amplificate grazie all’uso dell’IA e della tecnologia blockchain”.
Le prospettive dell’IA nel futuro della moda
Quanto al futuro del fashion system, una trasformazione significativa è ormai inevitabile. L’integrazione dell’intelligenza artificiale può portare ad una produzione più sostenibile, ad una personalizzazione dei capi basata sulle preferenze dei clienti e ad una maggiore velocità di risposta alle richieste del mercato. Il settore dovrà affrontare la sfida di trovare un equilibrio tra l’utilizzo dell’IA come strumento creativo e di supporto, preservando al contempo l’arte e la manualità dei creative director. La moda sta già cercando di dissipare questi dubbi: l’estro creativo rimarrà una componente chiave nella produzione creativa, dove l’IA sarà solo uno strumento tra tanti, perciò una nuova tecnologia indispensabile per non rimanere indietro, al servizio della creatività senza prevaricarla. Il ruolo degli stilisti “tradizionali” subirà inevitabilmente delle trasformazioni: i direttori creativi si avvicineranno sempre di più al concetto di curatore grazie all’IA che fornirà una vasta gamma di immagini come punto di partenza per le collezioni. Successivamente potranno arricchire queste proposte con la propria sensibilità e visione unica. Per ora queste sono solo proposte e supposizioni, ma è certo che sottrarsi al progresso sia impensabile per chiunque, e diventa sempre più necessario trovare un modo per non farsi sopraffare.
Lara Gastaldi
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