Esistono marchi che hanno rappresentato a pieno lo spirito di alcune decadi, e Tom Ford è tra questi. Nell’immaginario collettivo gli anni Novanta, sono anche completi giacca pantalone slim fit, camicette in seta sbottonate fino all’ombelico, collane a mo’ di laccio e shorts veramente short: elementi del guardaroba che lo scorso 21 settembre si sono dati il cambio con materiali e abiti anni Settanta durante la collezione Primavera Estate 2024 del debuttante Peter Hawkings, allievo e successore dell’omonimo stilista americano.
La collezione Primavera Estate 2024 di Tom Ford
Anche se i tempi sono cambiati, e sono passati ventitré anni, Tom Ford rincomincia da se stesso, e dal sesso. Smoking in velluto, pelle onnipresente, tacchi a spillo, abiti vedo-non vedo, cinturoni con dettagli dorati, gonne piumate e pochette squadrate da giorno e da sera costruiscono da capo un mondo perduto, fatto di sensualità e semplicità, facendoci credere tra i 57 look che nulla sia cambiato, che Kate Moss sfili ancora per Tom e che qualcuno ci creda nel potere della sottrazione in favore di uno stile trasversale. Tutto questo non esiste più, ma vedere la sfilata è stato un utile esercizio per ricordare in che modo la gente e la moda siano cambiate dal 1990, e ancora di più dagli anni Settanta, a cui il nuovo direttore creativo ammette di essersi ispirato.
Una lettura della collezione Primavera Estate 2024 di Tom Ford
Da Tom Ford il significato è sottinteso ma non predomina, perché l’obiettivo sono abiti da giorno e da sera. Basta. Si può parlare di autostima, raffinatezza e nostalgia, oppure di questo e di quell’altro. È certo che sia stata ricreata una gerarchia nel pubblico ideale a cui si rivolge la moda milanese, che ha visto il ritorno di una tipologia di persona che sceglie i propri vestiti per essere pungente: “io ci sono e comando” sembrerebbe quasi dire il nuovo ma vintage Tom Ford. A sottolinearlo le linee scivolose degli abiti e i materiali pregiati, che pochi si possono permettere, soprattutto oggi. Dunque con Hawkings si ritorna a parlare nel capoluogo lombardo di buoni e cattivi, forti e deboli, out e in, lasciando ad altri le battaglie sociali per una democrazia modaiola. Meglio i Settanta e i Novanta, piuttosto che il 2023, per il fashion system. Che così divennero un prevedibile quanto apprezzabile tutt’uno.
Giulio Solfrizzi
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