L’altra Napoli: 4 protagonisti raccontano la rivoluzione culturale della città

Al centro di un processo di rilancio, la città viene ancora spesso associata ad alcuni stereotipi. Ma Napoli è altro. Abbiamo selezionato quattro rappresentanti del capoluogo campano per parlarne

Una storia senza fine, quella di Napoli, che l’ha portata ad essere tra le mete più ambite del 2023. Ma per contrastare ogni stereotipo, come sono soliti fare i social media, la città è stata raccontata nel progetto visivo di Artribune promosso dal brand Unending. La prospettiva è cambiata e riconduce alla Partenope degli ambienti culturali, dove tutti i nostri oratori sono partecipi di un atto di sperimentazione e ibridazione per la città: dalla neuroarchitettura come bene collettivo alla cucina come gesto politico; dal fare musica come atto di onestà alla performance come mezzo inclusivo. I protagonisti hanno tutti vissuto la migrazione di ritorno alle origini e rappresentano i profili modernissimi di coloro che hanno tradotto la creatività internazionale in strumenti per la propria terra, senza mai usurparla. Per loro risulta difficoltoso portare avanti una propria visione personale, a causa dell’agire comune che tende a massimizzare e a stereotipare. Ma l’attivismo è più forte che mai e mira a tutelare il patrimonio culinario, musicale, architettonico e artistico della città.

Marco Ambrosino – chef 

La storia di Marco Ambrosino parte dalle onde del mare procidano. La sua formazione avviene sul campo per puro diletto e con la convinzione che la cucina sia un laboratorio artigianale dove si manipola la materia fino a trovare espressioni e spunti innovativi e controversi. Il moto ondoso è parte dei percorsi della sua vita: dalle scene stellate in nord Europa fino alla Spagna, per poi porre le basi a Milano con il ristorante 28 posti, un’esperienza durata otto anni “che per la ristorazione sono ere geologiche”. La colonna portante della sua vita è la famiglia, ed è proprio la moglie architetto a sfidarlo nel creare il Collettivo Mediterraneo, composto principalmente da chef per cui la cucina è un atto politico. Ma attenzione a parlare di radici piuttosto che del risultato di contaminazioni, perché in questo consiste il ristorante Sustanza. Il destino ha voluto che Vincenzo Scotto Jonno, appartenente ad una famiglia di armatori, da cui prende il nome il complesso dove si trova l’omonimo bar e il progetto neonato di Ambrosino, fosse procidano. Da tempo balenava nella testa di Marco di ritornare in Campania, e la Galleria Vittorio Emanuele III (ovvero Principe di Napoli), “quella meno nota e non la Galleria Umberto I”, aveva un potenziale incredibile secondo l’imprenditore Luca Iannuzzi. 

La Niña – cantante 

Raggiungiamo Carola Moccia, in arte LA NIÑA, in uno studio di registrazione nella zona di Mezzocannone, lo stesso spazio che ha dato vita alla storica casa discografica napoletana Phonotype Records. “Non immaginavo che una musica così partenopea potesse diventare parte integrante di un linguaggio comune”, ci svela. Ma ci tiene a precisare che i suoi testi sono intrisi di dovere e moralità nei confronti della città, e che non la vuole cannibalizzare attraverso la semplice strada del riscatto. Pensa anche che gli stereotipi sono uno dei danni maggiori che Napoli subisce da tempo, e per questo decide di non porre la città al centro dei suoi brani. Viene piuttosto sussurrata nei visual, curati da Kawasaki Ninjia, e attraverso le note della lirica napoletana che utilizza per connettersi al suo io trascendentale. Ne deriva un suono tribale ma anche futuristico, utili per raccontarne il tessuto multietnico intriso di storie di donne, di uomini e di diverse identità. Quanto Napoli sia pronta ad accogliere questa invasione di presenze e luci della ribalta non ci è dato saperlo, sta di fatto che concordiamo quanto Napoli sia diventata oramai un brand, in cui la stessa stenta a riconoscersi. 

Antonio Di Maro – architetto

Antonio Di Maro è un nome noto a molti in città, e non solo, grazie alle riviste d’interni che celebrano la progettazione degli spazi privati e pubblici a lui affidata. Quello di cui può fregiarsi Napoli è il suo appassionato intervento e ruolo accademico nell’ambito della neuroarchitettura, settore in cui sperimenta dal 2013, quando da “scanzonato architetto”, come ama definirsi, ne resta affascinato a seguito di un seminario. L’emozionalità connessa agli spazi lo conduce negli Stati Uniti per sentire la voce dei neuroscienziati coinvolti nello studio del suddetto. Di ritorno, apporto un grande contributo alla città grazie alla progettazione della sala d’attesa del reparto oncologico neonatale del Pausilipon, riuscendo a rendere ludico un ambiente ostile al mondo infantile grazie all’installazione di una foresta tridimensionale realizzata con materiali sostenibili. Mentre racconta la grandezza di Napoli dal punto di vista storico e culturale, inizia a parlare dell’osmosi che ne ha riequilibrato le sorti nel corso degli anni. L’ultimo decennio, lo stesso della sua ascesa progettuale, è stato infatti quello in cui ha provveduto a valorizzare Napoli: non è campanilismo ma attivismo concreto nei confronti di una città insabbiata da temi che restano in superficie.

Mariano Carluccio – ballerino

Nel cuore di Riviera di Chiaia, lontani dallo scenario che contraddistingue una delle zone più vive di Napoli per i suoi locali notturni, incontriamo Mariano Carluccio: la danza l’ha portato al di fuori del capoluogo campano per molto tempo. Il ballo ha aiutato Mariano ad esprimersi attraverso un linguaggio non verbale, facendo invece molta fatica nell’esporsi a parole in un ambiente distante dalle sue visioni e dalla sua identità. Napoli è stata, però, lo slancio formativo che, grazie ad una delle scuole più operative e note sul territorio, il Lyceum di Mara Fusco, gli ha consentito di diplomarsi e ottenere stage in scuole all’estero. È così che Mariano ha collezionato una serie di riconoscimenti accademici l’università delle arti Codarts a Rotterdam, dove si confronta con i più importanti coreografi mondiali insieme a 30 colleghi di ogni nazionalità. A seguire, sono arrivati gli spettacoli teatrali e televisivi, e l’approdo in Israele che ha rafforzato ancora di più il legame con la sua città natale. Anche lui colpito dalla migrazione di ritorno? In un certo senso sì, e non poteva andare meglio visto che farà parte del cast di un lungometraggio girato a Parigi con Selena Gomez come protagonista. Il sogno resta comunque quello di divulgare la danza contemporanea e performativa in città.

Unending 

Brand di abbigliamento nato dall’estro di due giovani donne napoletane che portano il proprio know-how settoriale nel progetto 100% sostenibile, consapevoli che al giorno d’oggi il bisogno globale sia uno degli elementi fondamentali nel sistema produttivo della moda. Eppure coloranti naturali, fibre riciclate, materiali eco-compatibili e packaging sostenibile vengono selezionati con minuzia e raccontano un prodotto che si approccia al minimalismo giapponese e scandinavo, privandosi di qualsiasi classificazione di genere.


Chi è il fotografo Gabriele Galasso

Nato in Umbria ma con origini napoletane, Gabriele Galasso si laurea al DAMS indirizzo cinema all’Alma Mater Studiorum di Bologna e capisce che la sua espressione avviene grazie al mezzo fotografico. Si diploma in fotografia presso Spazio Labò, dove diventa docente. Il suo interesse fotografico si rivolge alla ricerca artistica personale svolgendo anche lavori su commissione per brand, aziende e eventi. Progetta, inoltre, programmi educativi rivolti ai più piccoli, che sensibilizzino l’infanzia e l’adolescenza al linguaggio fotografico.

Alessia Caliendo  

Si ringraziano Corte Satriano Residence e Patio srl

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Alessia Caliendo

Alessia Caliendo

Alessia Caliendo è giornalista, producer e style e visual curator. Formatasi allo IED di Roma, si è poi trasferita a Londra per specializzarsi in Fashion Styling, Art Direction e Fashion Journalism alla Central Saint Martins. Ha al suo attivo numerose…

Scopri di più