Il negozio multi-brand Macondo, che prende il nome dal paese immaginario del romanzo Cent’anni di solitudine di Gabriel García Márquez, nasce con l’intento di essere una piattaforma per la moda ma anche un centro culturale per lo scambio di idee. Incontriamo allora il buyer Manuel Marelli, che si occupa dei loro acquisti commerciali e ci parla sia della sua profilatura professionale sia del mondo in cui operano i concept store.
Intervista a Manuel Marelli
Quanto è cambiato il ruolo del buyer di un concept store, che nel primo decennio degli anni Duemila si rapportava con scenari più classici e adesso con l’universo digitale?
Di sicuro il cambiamento è tangibile. Io sono nato professionalmente nell’era digitale quindi riesco a sentirmi perfettamente a mio agio nel traslare la mia percezione nel sistema di ricerca e promozione virtuale. Ci sono molti più player del passato, quindi le personalità e le visioni individuali devono emergere con uno storytelling caratterizzante. Non è facile ma sicuramente facilitante.
Macondo è situato nel pieno centro di Verona, e gli interni sono stati progettati dallo studio scandinavo Stamuli. Come avete concepito i suoi spazi?
Abbiamo un network incredibile composto soprattutto da talenti che sono parte della nostra famiglia professionale. Quello che vedi è frutto di anni di sinergie; tutto è nato grazie alla nostra connessione con l’agenzia creativa scandinava Moon, cresciuta sui nostri stessi binari e con la nostra stessa cifra estetica. È il partner più adatto, forte dell’aver seguito il marchio Acne Studios dagli albori, i cui codici stilistici sono parte di ogni Millennial appassionato di moda, poiché volevamo leggerezza negli spazi e funzionalità
Invece la selezione Collateral di Macondo comprende oggettistica, fragranze, magazine e libri. Quali sono i cinque feticci di questa stagione che ogni cultore non dovrebbe lasciarsi sfuggire?
Un brand che posso consigliare è sicuramente Frama, il quale sviluppa collezioni a 360 gradi: dal beauty all’interior fino a progettare spazi dedicati al food, come una brasserie danese. Abbiamo le loro candele da appendere alla pareti, minimal, essenziali e celebrative; poi il cuscino trasparente di JW Anderson, da utilizzare anche come accessorio. Consiglio anche di non perdere photo book e magazine indipendenti tipo Self Service magazine, i cui contenuti sono tutte le campagne dei brand che hanno ospitato nel contenitore editoriale durante gli ultimi 25 anni. Abbiamo pure gli sgabelli in ebano di Project213aa, un collettivo francese che ha iniziato producendo vasi, e i profumi di Vyrao creati da Yasmin Sewell, ex fashion director di Farfetch, che adesso produce una linea completamente naturale.
Come scegliete i talenti con cui collaborate?
Proprio come l’omonimo romanzo, è un villaggio brulicante di storie: lasciamo la libertà di esprimersi e “giocare”. Alcune produzioni nascono spontaneamente solo per il fatto che riceviamo costantemente proposte creative. Sin da subito abbiamo posizionato Macondo in maniera differente, esulandoci dall’idea di concept store classico e proponendolo come un cubo esperienziale, con un’esposizione non discorsiva e aperto alla curiosità sia territoriale sia internazionale. Molti brand, infatti, ci inseriscono nel loro piano media, quindi di comunicazione, concependoci come una piattaforma fisica e digitale in cui presenziare non solo per le vendite.
Oltre a distribuire ed essere presenti su molte testate, editate internamente una fanzine annuale che raccoglie i migliori progetti di Macondo.
Abbiamo iniziato alla fine del 2020 con l’intento di lasciare ai nostri affezionati un documento che raccogliesse tutti i progetti digitali che abbiamo prodotto durante la pandemia di Covid-19, un momento storico per la collettività in cui ci siamo reinventati. Si trattava di dieci copie numerate, confezionate manualmente, e la richiesta è stata notevole al punto tale che abbiamo replicato negli anni a seguire. Nel 2022 abbiamo raggiunto le 200 copie, e adesso stiamo ambendo a numeri maggiori.
I brand del sistema moda mondiale, come Sacai e Farfetch, scelgono la vostra piattaforma fisica e digitale per eventi esclusivi. Quali saranno quelli in vista del 2024?
Siamo in conversazione con Paloma Wool, brand spagnolo in ascesa con cui lavoriamo molto bene in virtù di una moda democratica. Personalizzeremo anche le nostre vetrine con la collaborazione tra JW Anderson e Michael Clark. Ma periodicamente dedichiamo visual a stilisti emergenti offrendo loro la possibilità di farsi conoscere dai nostri clienti, e nei prossimi mesi continueremo questa attività.
Alessia Caliendo
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