Dalle direzioni creative alle strategie di business, il fashion system è cambiato molto nell’arco dell’anno appena trascorso. E questo genera incertezza sulle previsioni per il 2024. Intanto ripercorriamo il 2023 attraverso le tendenze e gli avvenimenti più significativi
Il 2023 non è stato un anno tranquillo per la moda. Anzi, potremmo proprio definirlo un anno difficile, di quelli che determinano un profondo punto di svolta. Gli eventi accaduti negli ultimi 12 mesi definiscono un sistema instabile e imprevedibile: Artribune ha identificato i cinque episodi che meglio evidenziano la condizione attuale del settore, per analizzarla e per comprendere perché si parli di incertezza collettiva.
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Sabato de Sarno è il nuovo direttore creativo di Gucci
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Gli stilisti emergenti si stanno consolidando
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Phoebe Philo è tornata, e con lei il minimalismo
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Il lusso perde colpi
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Valentino acquistata per il 30% da Kering
Partiamo con ordine: il 2023 si è aperto con la nomina di Sabato de Sarno come nuovo direttore creativo di Gucci, dopo l’addio di Alessandro Michele che ha dato il via a un ciclo (distruttivo) di giri di poltrone. La scelta del nuovo volto della maison fiorentina è tutt’altro che sinonimo di incertezza, ma ha concretizzato ciò che si intende per cambiamento: l’estetica del marchio è mutata insieme alla comunicazione, in controtendenza con l’abitudine, consolidata negli anni passati diffusamente nell’ambito del fashion system, di puntare su fashion designer quasi star. Gucci si è schierato dalla parte del merito e del talento di chi ha lavorato nei backstage, come De Sarno, senza macinare follower e amicizie celebri.
Eppure non esistono solo i grandi marchi del lusso. Vi sarà capitato almeno una volta di sentir parlare di stilisti emergenti, che cercano di trovare un proprio spazio e che non hanno necessariamente vent’anni. Tutto il contrario: i talenti a oggi più noti, se di notorietà vogliamo parlare in un settore riluttante a includere nuovi volti, sono per la maggior parte trentenni e quarantenni, con anni d’esperienza negli uffici stile degli stessi grandi che non accettano nessuno all’infuori di sé. Il 2023, però, ha smosso le acque, provando che non esistono solo i big. Dalla vittoria del bolognese Luca Magliano al LVMH Prize, aggiudicandosi il premio Karl Lagerfeld, fino a Veronica Leoni, tra i finalisti dello stesso premio, e alla tendenza di molte celebrità a prediligere marchi meno conosciuti, la moda sembra comunicare un ricambio positivo, però anche sinonimo di instabilità, se pensiamo che solo un anno fa le alternative alle griffe non erano rilevanti come oggi.
Tra i tanti eventi modaioli del 2023, il ritorno della stilista Phoebe Philo, ex direttrice creativa di Céline, è sicuramente degno di menzione. Non tanto per l’atteso ritorno e per il clamore che l’ha accolta dopo anni di inattività con un sold out in poche ore. Piuttosto perché la sua decisione di scendere in campo conferma il cambio di rotta del sistema: non è più tempo di eccessi e di tendenze passeggere, ma di abiti che rassicurino l’acquirente e che fungano da bene rifugio. Questo si traduce nei capi minimalisti visti in passerella e nel successo del quiet luxury, un trend che non è tale perché propone capi d’abbigliamento lineari e indossabili senza alcun limite temporale. Dunque, tutto l’opposto della moda di Alessandro Michele, ex direttore creativo di Gucci, e del filone massimalista ormai finito.
Non bastano, però, un paio di capi beige senza fronzoli a contrastare i lasciti di una pandemia e due guerre, quindi di una vera e propria crisi economica. Il gruppo del lusso Kering, ad esempio, ha registrato nel primo semestre un risultato operativo pari a 2,739 miliardi di euro (-3%) e un utile netto di 1,785 miliardi di euro, in calo del 10%, frenato dalla performance di Gucci in calo dell’1%. Lo stesso sembrano comunicare le vendite del gruppo LVMH, che sono calate nel terzo trimestre registrando una crescita organica dei ricavi pari al 9%, inferiore alle stime. E se questo sta accadendo nelle sedi dei colossi del settore, così come da Inditex (gruppo di Zara e altri brand del fast fashion), allora quale sarà il futuro di realtà modaiole più piccole?
Al termine del 2023 è arrivata anche la conferma dell’acquisizione del 30% della maison Valentino da parte del gruppo Kering, lo stesso di Gucci e Bottega Veneta. Una notizia che chiude un anno animato da cambiamenti rilevanti di business, come dimostrano l’annuncio dell’uscita del Ceo Marco Bizzarri da Gucci, sostituito ad interim da Jean-François Palus, e l’acquisto di Capri Holdings, il gruppo globale che detiene Versace, Jimmy Choo e Michael Kors, da parte del gruppo americano del lusso Tapestry, a cui già appartenevano i marchi Coach, Kate Spade e Stuart Weitzman. Ulteriori scombussolamenti in casa Kering sono giunti con la nomina di Francesca Bellettini a vice amministratore delegato del gruppo, a cui riporteranno i Ceo di tutti i marchi rappresentati. Insomma, un giro di nomi e volti che ricorda tanto quello dei direttori creativi, quindi dell’intero sistema in subbuglio. I risultati, però, si apprezzeranno nel tempo (e con l’analisi dei guadagni dei prossimi trimestri e semestri).
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Sabato de Sarno è il nuovo direttore creativo di Gucci
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Gli stilisti emergenti si stanno consolidando
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Phoebe Philo è tornata, e con lei il minimalismo
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Il lusso perde colpi
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Valentino acquistata per il 30% da Kering
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Giulio Solfrizzi
Barese trapiantato a Milano, da sempre ammaliato dall’arte del vestire e del sapersi vestire. Successivamente appassionato di arte a tutto tondo, perseguendo il motto “l’arte per l’arte”. Studente, giornalista di moda e costume, ma anche esperto di comunicazione in crescita.