Nella moda, il mercato del second-hand vale oggi dai 100 ai 120 milioni di dollari, con la promessa di crescere plausibilmente del 20-30% ogni anno. Le attrattive di questo ramo del settore sono numerose e spingono un numero sempre più alto di acquirenti a preferire un prodotto usato ad uno nuovo. Tra i richiami allettanti del pre-owned, sicuramente il più immediato è il fattore economico, ma anche l’attenzione alla sostenibilità, la ricerca di un’esperienza d’acquisto unica e il superamento della categorizzazione di genere.
La moda ciclica del second-hand: dove cercarla?
Attorno a una crescente richiesta e un nuovo bisogno del mercato, hanno preso forma diverse realtà della compravendita di articoli usati, trattati con la stessa cura che si riserva all’antiquariato: dalla più famosa piattaforma online Vestiaire Collective alle numerose boutique del vintage nelle maggiori città. Altri spazi fisici e virtuali si concentrano su target e obiettivi di vendita diversi, comportandosi da contenitori di articoli dalle diverse fasce di prezzo e provenienze, diventando preziosi strumenti di ricerca per gli appassionati di moda alla ricerca di oggetti del desiderio a prezzi accessibili – la più famosa e utilizzata tra tutti, Vinted. Infine, la dimensione più classica di vendita e acquisto di merce usata, il mercato, ancora ha il suo ruolo e la sua autorità. Spesso più focalizzato su prodotti visibilmente usati o dal valore più modesto, il “mercatino delle pulci” raccoglie vintage per tutti i gusti e ospita qualche perla inaspettata che gli occhi esperti sanno riconoscere e catturare senza esitazione. In versione moderna, i mercati del vintage si sono evoluti in realtà ricercate che ripropongono la modalità di esposizione degli stand, radunando pezzi d’archivio accuratamente selezionati e modelli restaurati, a volte accostandoli anche a proposte nuove di giovani stilisti con approccio produttivo artigianale, come conferma l’ormai mitico East Market di Milano.
Perché acquistare second-hand
I motivi per scegliere accessori e indumenti pre-loved vanno ben oltre il fattore costo: la coscienza collettiva nei confronti di tematiche come il riscaldamento globale, l’inquinamento ambientale e lo sfruttamento di risorse umane per la produzione a basso costo, ha spinto molti a rivalutare le proprie scelte etiche e ad orientarsi verso uno shopping sostenibile. Anche gli appassionati di moda, abituati al ritmo incalzante della stagionalità e all’evoluzione delle tendenze, hanno trovato nell’usato una risorsa preziosa per assecondare le proprie necessità di stile. L’experience di acquisto di merce vintage, inoltre, è ben diversa da altre tipologie più tradizionali perché i criteri di scelta di chi esplora tra le relle dei vintage shop o filtra i risultati nei siti e-commerce dell’usato prevedono la valutazione del capo in base alla condizione del prodotto, al prezzo adeguato allo stato e alla qualità, al valore storico, alla rarità, al giusto prezzo e, ovviamente, allo stile. La decisione di acquisto si allontana definitivamente dalle dinamiche dettate dalle taglie, notevolmente mutate nel corso degli anni, e si distacca spesso anche dalla divisione menswear e womenswear, dando vita a possibilità di abbinamento più pure e interessanti. Combinazioni audaci tra giacche oversize, gonne a tubino, jeans a vita alta, pellicce di visone, cappelli di ogni forma e colore, stivaletti in pelle ammorbidita dal tempo, foulard in seta con stampe floreali e altri prodotti moda degli ultimi due secoli, possono creare inediti look dal carattere personale.
Il futuro della moda è il passato
Di tutti i benefici veicolati nell’evoluzione ideologica e sociale legata al costume, il mercato del pre-loved ha aperto nuovi canali di sviluppo del settore moda. Le nuove generazioni, più aggiornate e consapevoli dei danni provocati dalle vecchie cattive abitudini, si dimostrano capaci e propositive a rinunciare ad alcune comodità garantite in passato per orientarsi verso stili di vita etici e sostenibili. Tra i social e le vie della città, il vintage è sempre più presente e chiacchierato, generando interesse mediatico e lanciando tendenze. Un esempio? Poorasfuckstreetwear, TikToker con più di 60 mila followers, nutre la sua pagina di contenuti che girano attorno al mondo del second-hand, includendo consigli di styling, riflessioni sul fenomeno, istruzioni per la cura dei capi datati e liste di negozi e mercati più cool dove fare affari fashion, con focus sull’aspetto moda. Il suo messaggio è: “se hai stile non hai bisogno di soldi per vestirti bene e alla moda”. E dichiara: “riflettevo sul fatto che l’usato è in trend, che anche le influencer che sponsorizzavano Primark facevano un video sui mercatini”. Considerazioni molto acute, basti pensare che praticamente ogni azienda del fast-fashion ha mosso i suoi passi per cercare di cavalcare l’onda del pre-loved, non da ultima Zara che ha annunciato il lancio in 14 paesi europei della sua piattaforma per la rivendita, riparazione o donazione di abbigliamento usato. In questo modo, la moda pre-owned rappresenta una nuova frontiera che può creare un sistema sostenibile capace di chiudere un cerchio concettuale tra le necessità degli acquirenti e i loro relativi adempimenti, sperando (forse ingenuamente) che il suo successo non defluisca verso la rapida ascesa e discesa di una tendenza.
Elena Canesso
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