Lo stilista Alessandro Michele è il nuovo direttore creativo di Valentino
Dopo circa un anno e mezzo di silenzi, si temeva addirittura di non rivederlo più. Invece ha scelto di ritornare nella famosa maison romana, nella sua città. Dettando un nuovo inizio per Valentino dopo l’era Piccioli
A pochissimi giorni dal ritiro di Pierpaolo Piccioli dal ruolo di direttore creativo di Valentino, arriva l’annuncio a sorpresa: Alessandro Michele diventa il creative director della maison romana. Dopo circa un anno e mezzo dalla separazione dello stilista da Gucci, si parlava insistentemente di un presunto arrivo di Michele in un grande marchio, ma non si credeva che potesse tornare da Kering, il gruppo del lusso francese che detiene sia Gucci sia Valentino (in quest’ultimo caso, solo per il 30%).
Vita e carriera di Alessandro Michele
La scelta del fashion designer romano non è comunque casuale. Nato, appunto, a Roma il 25 novembre del 1972, si è formato da Fendi tra la fine degli anni Novanta e l’inizio dei Duemila, lavorando con Karl Lagerfeld e Silvia Venturini Fendi per gli accessori. A seguire, nel 2002, lo stilista entra in Gucci, dall’era di Tom Ford (sempre per curare gli accessori) a quella di Frida Giannini, come senior designer prima e associate director poi; fino all’ufficializzazione del ruolo di direttore creativo nel 2015 – dopo la direzione creativa di Richard Ginori appartenente allo stesso gruppo della maison fiorentina, ovvero Kering – e all’addio inaspettato nel 2022. Tale perché il suo mandato ha reso Gucci un’azienda da ricavi che si aggiravano sui 10 miliardi di dollari, un dato non da sottovalutare in un sistema sempre più improntato sulla finanza a discapito della creatività. E in questo caso c’erano addirittura entrambe, contemporaneamente e senza farsi la guerra.
L’estetica massimalista di Alessandro Michele
Viene però da chiedersi come Valentino, noto per un’eleganza essenziale sia nel prêt-à-porter sia nell’Haute Couture, possa trovare un punto d’incontro con il massimalismo d’altri tempi di Alessandro Michele, fatto di sfilate tanto simili a opere teatrali, abiti che riecheggiano elementi dell’abbigliamento medievale o giù di lì, e tessuti impreziositi da colori e dettagli. Proprio questa apparente incongruenza suscita interesse per la prossima collezione disegnata dal fashion designer, che non sarà né quella uomo di giugno né quella di alta moda di luglio come precedentemente annunciato dalla maison, e attesa da parte di tutti coloro che sono rimasti orfani di un immaginario poetico e postmoderno ricco di riflessioni e contaminazioni colte quanto pop dopo la temporanea uscita di scena di Michele. La nomina di un talento camaleontico ed esuberante come Michele si potrebbe leggere come un tentativo da parte di Kering e Mayhoola di distruggere ogni certezza, per esempio la presenza di Piccioli da Valentino dopo 25 anni in azienda, e magari ribaltare le priorità della moda, che adesso sono dialogare con i clienti e vendere attraverso abiti di facile comprensione. D’altronde, in un clima di crisi, economica e non solo, una valida opzione è cambiare. Tutto. Oppure rimanere ancorati al passato.
Giulio Solfrizzi
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