Il meglio della Paris Fashion Week Donna 2024. Ecco com’è andata

Se a Milano si è parlato di praticità, a Parigi hanno trovato spazio anche le vie di fuga dalla realtà. Un bilancio della Settimana della moda parigina appena conclusa

Solo quando si è al buio si cerca la luce”, dice Pierpaolo Piccioli, il direttore creativo di Valentino, mentre spiega la collezione donna autunno inverno 2024 della maison, tutta tinta di nero fatta eccezione per qualche gioco di luce possibile grazie all’utilizzo di materiali diversi. Ma di buio, e a volte di luce, hanno parlato in tanti durante la Paris Fashion Week appena conclusa. Ognuno a modo suo, certo; ma i brand della moda stanno cercando già da qualche stagione di interpretare i gusti della clientela e quindi i sentimenti della società, in un clima di crisi economica e umanitaria. Anche se ad acquistare i vestiti di lusso è solo una piccolissima percentuale della popolazione mondiale, che spesso non risente di ciò che succede nel mondo. Eppure la moda, alta o bassa che sia, ci tiene ancora a essere comprensibile e allo stesso tempo sensibile: altrimenti, chi mai la capirebbe e amerebbe a tal punto da risparmiare per acquistarla?

Schiaparelli e Rick Owens

Probabilmente nessuno. Per questo Schiaparelli, maison nata nel fantastico mondo dell’Haute Couture, ha cominciato a proporre una linea ready-to-wear pensata dallo stilista Daniel Roseberry. Il buio, in questo caso, è la necessità di proporre abiti portabili nella quotidianità per resistere ai tempi che cambiano, contrariamente alle origini di un marchio anticonvenzionale e surrealista. La luce, invece, sta nelle cravatte-trecce di capelli, nei sandali con tacco e cinturino a forma di metro e nelle parti del corpo, come orecchie e nasi, che diventano dettagli di accessori e indumenti. Così la maison tenta di assecondare il mercato senza snaturarsi, cercando in sé stessa la luce. Quello che sta facendo anche Rick Owens, da sempre contrario alle imposizioni del mercato e dell’intero sistema moda. Infatti, la collezione donna autunno inverno 2024 del marchio coincide con quella uomo: si chiama effetto mirroring e anche Gucci e Prada l’hanno sperimentato. In questo modo, si compone un guardaroba femminile che non ha nulla da invidiare a quello maschile e che non rinuncia a scarpe gonfiabili, capispalla multiformi, abiti che sembrano ossa ma ricoperte di paillettes e spalline, tutto rigorosamente gotico, a prima impatto.

Courtesy of Valentino
Courtesy of Valentino

Valentino

Valentino, invece, vede nel nero del potenziale: Pierpaolo Piccioli considera il colore un potente canale di comunicazione immediata e diretta, utilizzato sistematicamente come mezzo per ricalibrare la percezione, rivalutando forma e funzione. Dunque, il buio non è più sinonimo di negatività, ma diventa fonte di speranza e di luce, anche grazie ai molteplici significati che contiene e alle sue altrettante molteplici letture, come confermano i neri di Mark Rothko, i neri riflettenti di Pierre Soulages e le forme nere scultoree di Constantin Brâncuși. Insomma, un modo democratico per rivolgersi al pubblico nella sua eterogeneità, perché come diceva Charles Baudelaire: “Le noir est l’uniforme de la démocratie”, per non escludere nessuno. Allora coccarde, volant, ricami e pizzo prendono parte a una re-immaginazione dei codici della maison, in cui volants, plissé, abiti sartoriali, velluti intensi, crêpe e trasparenze dello chiffon spezzettano un unico colore fino a ottenerne molti. Tutti sotto la definizione di Noir Valentino, che accorcia le distanze e rende il giorno e la notte un’unica cosa, assecondando i gusti del pubblico attraverso un’eleganza contemporanea e non divisiva. Oggigiorno serve proprio questo: favorire l’unione e l’accordo tra persone, cose e anche tra vestiti e accessori.

Loewe

Dall’altra parte c’è Loewe, che fa della divisione la sua cifra stilistica. Ma alla base c’è sempre la libertà di uno stilista, Jonathan Anderson, privo di limiti, che grazie alla creatività non vede momenti negativi: la luce si trova negli eccessi dell’abbigliamento, quindi è rintracciabile ovunque e sempre. Pure nella natura, quella però del pittore Albert York da cui prende spunto la collezione autunno inverno 2024 del brand per celebrare sia il presente sia abiti caratterizzati da una certa consistenza, costruita attraverso una serie di dettagli: l’aplomb di un tight etoniano, l’amato cane in mosaico su un anello o su un intero abito, gli intagli in legno che si trasformano in colletti di cappotti, un arazzo floreale da salotto ricamato con perline sugli abiti o stampato sui pantaloni, una profusione di perline di caviale su abiti, stivali da motociclista e borse Squeeze. Che bello il qui ed ora, e che bello il Garden of Eden di cui parla York. Non sarà che la soluzione a ogni problema sia proprio nelle piccole cose, ma intense, come nei dipinti dell’artista a cui Anderson si è ispirato? È certo che il buio non è mai arrivato nel paradiso terrestre di Loewe, semplicemente perché non gli viene dato modo di esistere.

Courtesy of Loewe
Courtesy of Loewe

Saint Laurent e Ann Demeulemeester

C’è poi chi vede nel passato la soluzione al presente; anzi, un modo per chiudersi dentro i confini di un’estetica ben precisa di cui ci si sta riappropriando in maniera del tutto personale. Stiamo parlando della collezione autunno inverno 2024 di Saint Laurent, con cui il direttore creativo Anthony Vaccarello ha riproposto niente di meno che il famoso nude look del fondatore Yves. Questa volta, però, ancora più sfacciato e col seno totalmente in vista, mentre gli abiti e le gonne trasparenti fasciano il corpo (magro, sfortunatamente senza nessun’altra eccezione). Fanno da accessorio pellicce pompose, giacche dalle spalle drammatiche e cinture sottili che enfatizzano il girovita. Tutto in un’ottica estremamente vintage e sensuale. Che non è la stessa sensualità di Ann Demeulemeester, interprete di una versione fatta di stratificazioni che scoprono parti del corpo, completini lucidi che ricordano i pigiami di seta, abiti in maglia meno fitti sulle gambe e altri liquidi con drappeggi.

Le somme della Paris Fashion Week Donna 2024

L’impressione finale è ben diversa da quella che è emersa dalla Milan Fashion Week Donna 2024: se nel capoluogo lombardo è emerso il bisogno di avvalorare un grande senso pratico, che lascia poco spazio alla speranza, a Parigi si è trovato un equilibrio migliore, che a volte si avvicina più alla voglia di trovare una via di fuga dalla realtà piuttosto che al pensiero razionale. Alcuni la definiscono semplicemente “creatività”, ma anche a Milano ce n’è stata. La differenza sta nella visione della moda e delle cose, e non è detto che l’approccio francese (in senso lato, alcuni brand non sono tali) si traduca in un flusso di vendite minore. Tutto il contrario: gli abiti di Valentino saranno amatissimi dalle socialite e già lo sono dal pubblico social, così come i vestiti di Saint Laurent che poche possono permettersi economicamente, e non solo. Pensate un po’, è possibile fatturare e far progredire un brand, quindi un’azienda, anche immaginando l’alternativa all’oggi e concedendosi un margine d’azione più ampio come quello di Loewe. Tanto, a sfilate finite, contano le scarpe e le borse vendute, che sono la forza dei migliori gruppi del lusso e dell’intero settore.

Giulio Solfrizzi

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Giulio Solfrizzi

Giulio Solfrizzi

Barese trapiantato a Milano, da sempre ammaliato dall’arte del vestire e del sapersi vestire. Successivamente appassionato di arte a tutto tondo, perseguendo il motto “l’arte per l’arte”. Studente, giornalista di moda e costume, ma anche esperto di comunicazione in crescita.

Scopri di più