L’alta moda è un’arte che si rivolge a pochi, innanzitutto per il prezzo degli abiti, conseguenza diretta della dispendiosa lavorazione artigianale, e poi per il fine delle proprie creazioni. È elitaria anche in un periodo storico in cui il lusso ha aumentato le distanze dalla media borghesia, che man mano si è ristretta. E la Haute Couture Week Autunno/Inverno 2025, la settimana della moda dedicata all’alta moda francese, come sempre, ha ricordato dal 24 al 27 giugno 2024 le differenze che esistono nella società e nella moda. Non da oggi, ma da anni; e sicuramente da quando è stata definita la Haute Couture week.
Haute Couture Week Autunno/Inverno 2025 a Parigi. Eleganza multiforme: Balenciaga e Giorgio Armani Privé
Ancora adesso c’è chi, con garbo e rileggendo i codici, ricorda l’essenza di quei vestiti ritenuti “alti”, quindi superiori. Balenciaga, maison ispano-francese fondata nel 1917 da Cristóbal Balenciaga a San Sebastián (Spagna), adesso con sede a Parigi, è stata dissacrante nel proprio ricordo della moda che era e nella lettura dei tempi che sono. L’attuale direttore creativo Demna ha ripreso gli abiti dell’alta moda più classica e ha sostituito i materiali preziosi con altri apparentemente più comuni, o perlomeno quotidiani: dai capi d’abbigliamento uniti tra loro al materiale che sembra carta da regalo. Giorgio Armani Privé, invece, parla un’altra lingua, quella italiana. L’alta moda di Re Giorgio è più vicina alla gentilezza degli abiti da sera ammirati nei salotti romani. È un’eleganza liquida per i tessuti ma disinvolta e sensuale per le trasparenze. Anche tradizionale per gli abiti e i completi giacca e pantaloni alla vecchia maniera, con il timbro Armani assai noto e amato dagli italiani stessi. Tradizione in chiave moderna.
Haute Couture Week Autunno/Inverno 2025 a Parigi. Equilibri tra ieri e oggi: Schiaparelli e Jean Paul Gaultier
Schiaparelli raggiunge un vero equilibrio tra passato e futuro. L’essenza è quella della Haute Couture, l’aspetto è inedito e fa l’occhiolino sia a una giovane donna sia al surrealismo caro alla fondatrice Elsa. Giochi di trasparenze, strutture, drappeggi e piume impreziosiscono abiti che stimolano un concetto inedito per la moda di Daniel Roseberry, l’attuale creative director: la quotidianità, eccentrica ed eccessiva, di una élite.
Di una vita più concreta, che sta nei dettagli, è la Haute Couture di Jean Paul Gaultier by Nicolas Di Felice, fatta di abiti da sera in denim con tasche-drappeggio, colletti che diventano prolungamenti, trench vestiti e scolli che si allargano sulla schiena.
Haute Couture sensazionale: Robert Wun e Viktor & Rolf
Allo stesso modo, Thom Browne confeziona una Couture (non Haute perché ci sono delle regole ben precise per esserlo) derivante da abiti non di alta moda e tessuti pratici, su cui vengono ricamati motivi e fiori per concedere l’opportuno spazio al sensazionale. Che ne ha avuto già molto grazie agli abiti di Robert Wun e Viktor & Rolf: il primo con dettagli gioiello che mimano la neve, tessuti ipoteticamente bruciati e applicazioni di farfalle; il secondo con la geometria che compone i look in passerella e diventa protesi del corpo. A dimostrazione del fatto che la Haute Couture è stata riconcepita nelle menti dei creativi, ma che deve ancora essere ribaltata in quella del grande pubblico vicino alla moda alta di un secolo fa, che trova ancora sfogo in passerella ma pur sempre sotto mentite spoglie.
Giulio Solfrizzi
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